Facciamola breve. Caro commissario, illustre onorevole, si sentono cose raccapriccianti sulla conclusione possibile della sua opera a Siena. Vuole davvero che l’esito di uno dei suoi primi incarichi come componente della segreteria nazionale con delega alla coesione, al sud e alle aree interne sia l’ennesima diaspora di questa realtà politica territoriale il cui retaggio forse non ha tenuto in conto dovuto?
Perché se così fosse, mi verrebbe da chiederle che c’è venuto a fare? Mesi di chiacchiere conclusi dall’elezione della “meno peggio” in uno scenario di ulteriori defezioni, tanto da far pensare che in un prossimo futuro il Partito non avrà modo localmente di esercitare alcuna capacità attrattiva nel campo largo. Ma lei che vuole riportare il meglio del civismo nel Partito e che si è mosso per creare un qualche accordo per la Provincia, lo sa che chi ha scelto la strada appunto del civismo, ha anche perso addirittura il saluto dei suoi ex compagni?
Ma torniamo ai migliori motivi del suo commissariamento, avrei dovuto premettere che c’è già chi s’è espresso negativamente su di esso indicando altrettanto chiare ragioni per non averlo che con il passare dei giorni diventano sempre più convincenti. E infine perché un copioso numero di dirigenti ha preso la penna e ha scritto alla Segretaria nazionale invece che parlare direttamente con lei che è qui in sua rappresentanza? Non è che la vedono ormai schierato, anziché padre di tutti?
Io faccio un’ipotesi che un po’ la fa vittima e un po’, diciamola alla Harry Potter, babbano. Le va di sentirla?
Nel Partito a Siena si sono radicate persone che si contentano di quel che rimane. Il repulisti doveva avvenire nel 2018 quando Siena veniva persa dalle sinistre dopo settant’anni ininterrotti. Ho ascoltato per mesi della necessità di analizzare e rinnovare fino ad annoiarmi e fregarmene. Quattro anni dopo, più o meno gli stessi scendevano in campo contro un centrodestra che si era nel frattempo diviso a metà; talmente sicuri del risultato hanno fatto gli “scaccia-alleanze” e dato tutto il proprio apporto perché Siena passasse da un governo di centrodestra ad uno di destra-destra. E fino al suo arrivo a Siena, sono rimasti un anno ancora dopo l’ulteriore debacle; sui social intanto trovare una parola ufficiale del Partito era un terno al lotto, tanti e differenti ce n’erano di autentici; i circoli invece erano in prevalenza lasciati a se stessi.
Crediamo che rinnovi non si potessero fare perché, chi c’era, voleva garanzie per andarsene; garanzie che chi non comandava non poteva dare; garanzie che chi stava nel resto della provincia non voleva dare perché inizialmente ci fu chi pensò che una Siena politicamente debole sarebbe stata conveniente. Quando la cosa finì in Regione – e ci finì diverse volte – pensarono alle proprie mancanze e poi preferirono credere che non fosse una cosa politica; e che invece si trattasse del gioco dell’omo nero. E appunto al… Sarracino vollero passare questa carta inquietante.
E se ora le cose tornano a Firenze, di certo quella carta rimarrà dov’è ora. I giochi saranno chiusi. E ci sarà un responsabile.
Quindi ora la carta l’ha in mano lei e per quanto voglia crescere in autoritarismo e beneficiare di un pensiero unico – proprio lei che ha mosso i primi passi con Pippo Civati e che poi si è temprato con la finezza di Cuperlo – si accorga che soprattutto con gli “scaccia-alleanze” ha fatto comunella. Soggetti che ora vorrebbero allontanare altre voci dal Partito e probabilmente ce la faranno. Verrebbe da raccontargli la parabola dell’uccellino, dell’escremento di vacca e della volpe… ma pensiamo che non l’apprezzerebbe.
Caro commissario, illustre onorevole, salvo vederla un attimo presso l’ex sezione Lachi quest’estate, non ho avuto altre occasioni. Colpa mia di certo, il post Covid mi ha reso una marmotta; tuttavia mi consenta di ricordarle che quando ancora non aveva forse neanche preso in considerazione il suo primo viaggio a Siena, presso la sua segreteria a Montecitorio c’era già una nostra richiesta di incontrarla/intervistarla. Pertanto se le parole che precedono e seguono non la soddisfacessero, approfitti dell’invito tuttora aperto.
E un po’ è anche colpa sua dell’incerta credibilità con l’opinione pubblica nel senso che molto ha preferito parlare ai suoi iscritti e molto meno alla città convocando i mezzi di informazione. Certo c’è un governo di destra che la guida, ma un tempo, per la quasi totalità, la comunità senese guardava al Partito che è venuto a rappresentare perché le decisioni per la città passavano di lì. Rimasi impressionato un tempo, quando senza esser stato mai un iscritto – né diventandolo – ebbi chiavi e libero accesso a viale Curtatone per svariati mesi. Ma c’era una ragione: lì si viveva in sintonia con la città (e poi c’era l’Ancilli che mi controllava!).
Ah già, lei però saprà semmai che Curtatone è stata una battaglia irredentista, ma non altro. Beh, a quei tempi viale Curtatone era caratterizzato per avere l’ampia sede del Partito. Lì, spessissimo, la politica nazionale si incontrava coi compagni di Siena, rivali degli altrettanto compagni di Modena, nel vantare la provincia a più ampia presenza di sinistra. Ci furono battaglie di libertà e democrazia. Si parlò anche di economia e non sempre Siena e Roma andavano d’accordo; e non sempre l’ultima parola ce l’aveva Roma.
Se non si fida dei senesi, si fidi della storia dei senesi e misuri chi le sta accanto con il senso di responsabilità per questa storia, altrimenti per noi rimarrà colui che ci ha detto che riportava il Partito nelle piazze e ci ha mostrato qualche foto di dirigenti di partito, in abiti borghesi, fuori dei supermercati; che ha portato mezzo Montecitorio ad annunciare lotta dura al Comune di Siena sul Biotecnopolo e poi se l’è cavata con un’interrogazione e mezza di un singolo consigliere del Partito; che ci ha detto che avrebbe dato supporto e sostegno a chi si sarebbe mostrato alfiere dell’opposizione senese, eppure si va a un congresso i cui candidati prescindono totalmente da questo criterio.
Dal momento in cui ci siamo parlati ad oggi la nostra testata ha dedicato non meno di quaranta servizi politici sul Partito Democratico, ma finora per rispetto non avevamo osato manifestarle questi nostri dubbi. La ringraziamo per la sua attenzione.