Come sono cambiate le abitudini di pagamento degli italiani dopo la pandemia

All’indomani della pandemia da Covid-19, molte abitudini sono cambiate in Italia. Tra queste, va segnalato un importante cambiamento circa i metodi di pagamento. In un paese abituato al contante, l’utilizzo dei pagamenti digitali e delle prepagate ha sempre creato dibattito. Ora la tendenza è stata sovvertita proprio dopo la fine della pandemia.

Secondo una recente ricerca di Skrill, brand di pagamenti digitali noto a livello globale e parte del gruppo PaySafe, in Italia più di otto consumatori su dieci (l’86%) affermano di aver cambiato le abitudini di pagamento dall’inizio della pandemia, provandone anche di nuovi. Soprattutto i giovanissimi, quella generazione tra Millennials e Gen Z, che ama sperimentare sempre nuove forme di pagamento, anche quelle che permettono pagamenti scaglionati come Klarna o ScalaPay, di recente introduzione.

Molti hanno dunque rinunciato ai pagamenti di persona (il 36% in Italia) per motivi disparati: da un lato perché online è offerta una possibilità di acquisto e di vendita praticamente immediata, dall’altro perché c’è maggior consapevolezza anche sulle frodi o sul monitoraggio di spese e risparmi. Oggigiorno in Italia un terzo dei consumatori si dice consapevole dei metodi di pagamento disponibili rispetto al pre-pandemia, quando cioè i pagamenti digitali erano assai più ridotti o comunque considerati “di nicchia”.

In futuro è presumibile ipotizzare che i pagamenti digitali diventeranno, in Italia, il canale privilegiato e non una semplice alternativa tra i consumatori. Un cambiamento non ancora radicale, perché il contante nel Belpaese è ancora molto utilizzato. Anzi, per meglio dire, c’è proprio una cultura del contante in Italia che va avanti da anni ed è radicata nel tempo. La stessa che ha ostacolato i pagamenti digitali prima che questi diventassero necessari. Da necessari a possibili e, probabilmente, ad unici in futuro.

D’altronde ci sono realtà che hanno messo alla porta il contante, puntando tutto sul digitale. Se Amazon è l’esempio più alto (il colosso dell’e-commerce non accetta pagamento in contrassegno), altri settori hanno fatto lo stesso. Le già citate Klarna e ScalaPay e simili, infatti, permettono un pagamento dilazionato ma esclusivamente in digitale. Realtà come SatisPay nascono con lo scopo di digitalizzare il pagamento, non offrendo peraltro possibilità di prelievo.

E con una futura regolamentazione delle crypto, probabile che si assista ad un altro cambiamento. È quel che sta succedendo nel settore del gambling, per esempio, che in termini di pagamenti e innovazioni è stato pionieristico. Anche in chiave educazione finanziaria dei consumatori. Qui si registrano passi in avanti notevoli, tra questi anche i pagamenti crypto: regolarizzare questo enorme mercato resta la sfida del futuro per i pagamenti digitali.

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