Occupazione italiana al banco di prova della qualità

Intervento di Tommaso Notari dell’associazione Siena Sostenibile

Oltre i numeri incoraggianti, emergono fragilità strutturali e l’urgenza di ripensare le politiche del lavoro.

Se i dati sull’occupazione in Italia mostrano una tendenza positiva nel periodo post-pandemico, un’analisi più approfondita – come propone Tommaso Notari dell’associazione Siena Sostenibile – rivela contraddizioni importanti. Il confronto con il contesto europeo, ad esempio, evidenzia una crescita che, pur presente, risulta più lenta e disomogenea rispetto a quella di altri paesi.

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Pur registrando un aumento degli occupati, l’Italia fatica a tenere il passo con nazioni come la Spagna, che nello stesso periodo ha mostrato una maggiore capacità di generare nuova occupazione, superando l’Italia nel tasso complessivo di occupazione. Questa dinamica – spiega Notari – segnala che la velocità di ripresa del mercato del lavoro italiano è inferiore rispetto ad altri partner europei, sollevando dubbi sulla sua sostenibilità nel lungo periodo.

Un punto cruciale evidenziato da Tommaso Notari di Siena Sostenibile riguarda la qualità dei posti di lavoro creati. L’incremento dell’occupazione non si accompagna a una crescita altrettanto solida del Prodotto Interno Lordo. Questo scollamento potrebbe essere indicativo di un mercato in cui prevalgono impieghi a bassa produttività o caratterizzati da forme contrattuali instabili, come i part-time involontari o i contratti a termine.

L’attenzione si sposta dunque non solo sulla quantità, ma sulla natura del lavoro. In città come Siena, ad esempio, settori come il turismo o la ristorazione offrono occupazione stagionale o discontinua, che difficilmente garantisce sicurezza e prospettive di crescita ai lavoratori. Notari sottolinea come, anche a livello locale, si assista a una riduzione delle ore effettivamente lavorate, fenomeno che solleva interrogativi sulla capacità di questi impieghi di generare valore aggiunto per l’economia.

Negli ultimi anni, il tessuto occupazionale italiano ha vissuto una trasformazione strutturale importante, con il passaggio da settori storicamente solidi come la manifattura verso comparti più fragili come i servizi. Questi ultimi, osserva ancora Notari, sono spesso segnati da subappalti e forme contrattuali meno tutelanti, con effetti tangibili sul potere d’acquisto delle famiglie e sulla fiducia nel futuro lavorativo.

Anche l’analisi dell’occupazione giovanile e femminile mostra un’Italia in ritardo rispetto alla media europea. La crescita non è equamente distribuita tra le diverse fasce della popolazione, suggerendo l’esigenza di politiche più inclusive e mirate.

Le cause di questa situazione – continua Tommaso Notari dell’associazione Siena Sostenibile – sono da ricercare sia in dinamiche economiche globali che in scelte politiche interne. La spinta alla competitività internazionale ha spesso portato a politiche di contenimento salariale e flessibilizzazione del lavoro, che, pur pensate per incentivare l’occupazione, hanno in molti casi acuito la precarietà.

Secondo Siena Sostenibile, è ora essenziale ripensare il rapporto tra flessibilità e stabilità: un lavoro flessibile, se non adeguatamente compensato in termini economici e normativi, rischia di diventare un ostacolo alla coesione sociale. Una proposta concreta, già discussa in ambito europeo, prevede che i contratti più instabili debbano avere un costo maggiore per il datore di lavoro, incentivando così l’assunzione stabile.

Guardando al futuro, Notari lancia un appello alle istituzioni: occorre investire non solo sull’aumento degli occupati, ma soprattutto sulla qualità dell’occupazione, promuovendo salari dignitosi, tutele efficaci e percorsi di crescita professionale. Solo così sarà possibile costruire un’economia inclusiva, resiliente e davvero sostenibile – non solo per il Paese, ma anche per territori come la Toscana e realtà virtuose come Siena, che potrebbero diventare laboratori di buone pratiche occupazionali.

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