Il ritorno della paura: come le minoranze stanno vivendo la presidenza Trump

Dal travel ban ai diritti LGBTQ+, una deriva autoritaria colpisce i più vulnerabili d’America

Negli Stati Uniti, la seconda presidenza Trump ha riportato in superficie tensioni e paure che molti speravano di essersi lasciati alle spalle. Le minoranze – etniche, religiose, sessuali e di genere – stanno affrontando una nuova fase di marginalizzazione, alimentata da una politica che fa leva sulla divisione e sul sospetto.

I primi segnali erano arrivati già in campagna elettorale, con un linguaggio duro contro migranti, afroamericani, musulmani e comunità LGBTQ+.

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Ma oggi quella retorica si è tradotta in provvedimenti concreti: un ritorno ai raid dell’ICE (l’Agenzia per l’immigrazione e le dogane degli Stati Uniti. Fondata nel 2003, fa parte del Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS) e ha il compito di far rispettare le leggi sull’immigrazione, soprattutto all’interno del territorio statunitense) che ha spaventato intere comunità di immigrati, generando stati di ansia, depressione e anche episodi tragici di suicidio tra i più giovani, terrorizzati dall’idea di vedere portati via i propri genitori.

Il travel ban (letteralmente “divieto di viaggio”, è il nome comune di una serie di ordini esecutivi che vietano o limitano l’ingresso negli States) ha colpito duramente comunità come quella araba di Dearborn, Michigan, dove rabbia e sconforto si mischiano a un crescente distacco dalla politica. In parallelo, è stato smantellato il fragile sistema di garanzie costruito negli anni a tutela delle minoranze nei luoghi di lavoro, nella pubblica amministrazione e nelle università.

La sigla DEI – Diversity, Equity and Inclusion – è diventata bersaglio di un attacco sistematico: documenti rimossi, programmi cancellati, obblighi federali revocati. È come se la diversità fosse tornata a essere vista come un problema anziché una ricchezza.

Anche i diritti delle persone LGBTQ+ sono stati colpiti in pieno: dalle scuole all’esercito, sono state eliminate tutele fondamentali per chi non si riconosce nel binarismo di genere o non vive secondo l’eteronormatività dominante. In particolare, le persone transgender hanno subito una regressione dei diritti senza precedenti nell’epoca recente.

Le donne non bianche si ritrovano nel mezzo di una tempesta sociale che le penalizza su tutti i fronti: guadagnano meno, hanno meno accesso alla sanità e vivono in contesti segnati da inquinamento ambientale e carenza di servizi pubblici, in particolare nelle comunità afroamericane del Sud e nei territori indigeni. Per queste ultime, la questione si fa ancora più delicata: le politiche pro-estrazione dell’amministrazione hanno ignorato ogni richiesta di consenso da parte delle tribù, rifiutando il riconoscimento dei diritti storici e spirituali sui territori. È come se si fosse aperto uno scontro ideologico tra l’idea stessa di cittadinanza inclusiva e un nazionalismo bianco e cristiano che non tollera pluralismi.

La tensione ha generato una reazione sociale ampia: movimenti come “No Kings” si stanno mobilitando in centinaia di città, in opposizione non solo a misure specifiche, ma alla svolta autoritaria del Paese. In molti casi, però, le proteste sono state represse con una presenza militare crescente nelle strade e con il tentativo di criminalizzare il dissenso.

Tra le minoranze, cresce un senso di isolamento e di abbandono. Se per anni si era costruita, pur con difficoltà, una narrazione dell’America come “casa di tutti”, oggi molte persone si sentono ospiti indesiderati.

Eppure la reazione c’è. Organizzazioni storiche come NAACP, associazioni LGBTQ+, gruppi latini e arabi stanno moltiplicando le iniziative legali, le raccolte fondi, le manifestazioni pubbliche. È una lotta che si gioca nei tribunali, nei municipi, nelle scuole, nei media alternativi, nei social e nelle strade. Una lotta che riguarda il futuro della democrazia americana, ma anche la tenuta psicologica e sociale di milioni di persone che ogni giorno devono scegliere se adeguarsi, resistere o fuggire. Il sogno americano, per tanti, oggi ha contorni più amari.

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