Il libro scritto da Angelo Migliarini, un briciolo di toscanità e tanto amore per l’umanità, il teatro il cinema e la musica
Il libro del mio amico Angelo Migliarini, non è né un saggio e neppure un racconto.
Non è neppure la storia del Migliarini, almeno di quello che ho conosciuto io. Dirigente di un sindacato di imprese cooperative; oppure l’animatore della Fondazione Charlie telefono amico.
Non che non lo riconosca nelle pagine che ho letto. Migliarini c’è eccome. Ma è un Migliarini che cerca e racconta le figure centrali della sua provincia pisana, della sua adolescenza. Della sua crescita. Della sua formazione.
Cerca nella memoria o negli appunti, o nella cronaca di allora, i ricordi per tracciare profili umani, di personaggi differenti ma che gli hanno lasciato qualcosa di indelebile. Coloro che considera nella sua cerchia, orbita, coro, appunto. Lo fa con dovizia di particolari. A volte le sue descrizioni sembrano delle istantanee.
Lo fa in due modi. Il primo, potremmo dire da cineasta, cercando con la penna inquadrature che potrebbero già divenire copione cinematografico, sceneggiatura.
In racconto in particolare c’è anche lui con la sua grande passione, mai dimenticato, giovanile quanto eterna: il cinema e il teatro.
Il secondo, da musicista. Già Il titolo – solisti e coro – lascia intendere, chiaramente, di una formazione musicale. Uno dei primi racconti narra prima passione (chitarra e complessino) del nostro amico.
Il titolo, appunto, rimanda inequivocabilmente a composizioni, esecuzioni di assoli, di strumenti unici, di accompagnamenti orchestrali, polifonici. Il riferimento alla musica è costante. Come può esistere un film o un’opera teatrale senza colonna sonora?
Il libro non può essere descritto più di tanto, va letto. Non c’è un finale da svelare. Non è un giallo. Anche se in un racconto c’è un morto in circostanze poco chiare. E in un altro si descrive il rischio di un errore giudiziario.
Forse una domanda enigmatica possiamo porcela e magari alla prima occasione porla all’autore. Ma per caso il nostro amico si considera il “Maestro del Coro”? Forse, assai probabile… anzi, è certo! Ma se lo fa, lo fa con una impostazione culturale – possiamo dire così? – dove l’io e costantemente contaminato dal noi. Da individuo, non da individualista!
Qualcuno mi ha spiegato che di fronte a un libro – considerata la quantità (spropositata?) di titoli che tutti i giorni gli editori mandano in stampa – uno spirito libero e critico dovrebbe porsi la domanda: ma questo libro serve davvero a qualcuno e a qualcosa? Ha una sua ragione d’essere? Ce n’era davvero bisogno? Oppure serve soltanto all’autore per lasciare traccia del suo passaggio in vita?
Provo a dare una risposta. Certo, quello di Angelo è un libro fortemente legato a un territorio. Una provincia, quella pisana, già allora in trasformazione e che oggi probabilmente – anzi, sicuramente – non c’è più. E già questo probabilmente giustifica il tempo e il viaggio, per così dire…
Non a caso leggo rassegne stampa di presentazioni calorose e partecipate – del libro in questione – che avvengono solo quando si toccano corde che riguardano una comunità.
Mi viene però da dire che ci potrebbe essere altro, proprio rintracciabile nel Migliarini che nel libro non c’è. Quella formazione, di un territorio, ma soprattutto di quelle tre passioni – musica, cinema e teatro – giudicate spesso estrose è un po’ fuori dalla realtà sono state utili a Angelo in un lavoro – come il dirigente cooperativo – che gli ha richiesto di tenere i piedi ben piantati sul quotidiano, sulla realtà dell’impresa, sulla durezza del mercato e la crudezza dei numeri. Ma che da soli da non sarebbero bastati. E, il nostro Angelo, li ha mischiato costantemente con l’umanità con cui vanno trattate sempre le cose che partono dagli uomini e dalle donne e a loro ritornano.
Insomma, Angelo fornisce la chiave di lettura di come e quando – in una temperie storica unica – si è attrezzato alla propria visione olistica.
Per concludere, a volerla dire tutta, molti profili dei solisti del coro – pur caratterizzati per necessità di racconto – ma che un po’ squinternati lo sono, sono lì forse a dimostrare l’origine del volontario e volenteroso impegno che Angelo continua dispensare contro il disagio giovanile con la sua creatura del telefono amico, un servizio di ascolto gratuito anonimo e riservato, attivo in tutta Italia dal 1990.
Ma sto divagando e forse suggerendo al Migliarini altre storie. Mentre volevo solo consigliarne la lettura.
Ivano Zeppi