La Pandemia ci ha resi tutti uguali e diversi

La pandemia dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – averci insegnato qualcosa. Ad esempio che il mondo in cui viviamo è davvero uno.

Il virus prima, e le sue varianti poi, hanno viaggiato per il globo indisturbati.  E lo continueranno a fare finché tutti gli abitanti della Terra non saranno vaccinati.

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La globalizzazione può essere imposta o condivisa. Favorita o ostacolata. Idolatrata o negata. Ma un legame che unisce i popoli dei continenti c’è. Esiste da quando la terra, il mare e l’aria sono tali. Il fatto che sia

solo una questione di tempo, o di intensità di relazioni, ma nessun muro o muraglia ha mai bloccato qualcosa o qualcuno per l’eternità.

Il tema della globalità, insomma. Ed è anche il tema del governo mondiale che ritorna prepotentemente alla ribalta. E se non fosse ancora chiaro, lo diventerà a tutti fra breve.

A meno che non prevalgano, come è già successo, gli egoismi dei popoli più ricchi. Se così fosse saremmo prima o poi destinati alla scomparsa del genere umano. Non che assicurare un governo democratico al pianeta sia più facile. Anzi è una strada impervia. Basta guardare a quanto sia difficile la vita per gli organi sovranazionali.

Parlare di mondo, attenzione, non vuol dire negare luoghi, culture, identità. Qui semmai sta l’errore vero della globalizzazione così come è stata gestita – o combattuta – fino ad ora. Come un format che omogenizza, rende tutto uguale.

Non è così. E questo è l’altro insegnamento della pandemia: i territori esistono e fanno la differenza. Non è vero che si può delegare (o scaricare) ad altri la produzione di tutto; e che poi basta comprare. Abbiamo ad esempio scoperto come l’autonomia sulla produzione di mascherini prima e di vaccini poi possa diventare strategica.  Ma quanti altri prodotti e servizi possono essere strategici?

I rapporti tra il Governo della globalizzazione e quello del territorio a ben vedere è un nodo irrisolto. E su di essi, la gente comune, il cittadino, dovrebbe chiedere tanto alla Politica che alla Cultura squarci di verità. La pandemia presto ci consegnerà un mondo cambiato negli equilibri economici e politici. Ci saranno molte cose da capire. Bisognerà predisporsi a studiare, conoscere comprendere.

Bisognerà uscire dai luoghi comuni facili: purché le cose succedano fuori dal mio giardino… occhio non vede cuore non duole. Bisognerà imparare a coniugare i verbi “m’interessa” e “mi riguarda”! Si perché, per andare nel mondo si deve partire dall’orto di casa; e l’orto di casa è pur sempre nel mondo.

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