“Le dittature serrano i cuori”. Per non dimenticare il passato. Un antidoto al revisionismo.   Un libro tutto da leggere.

Giovanni Becciolini e la sua famiglia, una storia italiana che ancora parla e chiede giustizia! 

Conosco Bisi dagli anni ‘80. Quando io ero un giovane funzionario del Pci e lui direttore della locale radio o era la televisione? La memoria inganna. Ricordo che allora aveva una sede molto provvisoria in un angolo dell’Osservanza, dai frati.

Mi chiamava scherzosamente Stalin. Non ho mai capito perché, non certo per i baffi che non avevo e non ho mai avuto. Poi ci siamo persi di vista. Forse un fugace incontro nei pressi della stazione di Firenze. Un saluto, una stretta di mano. Poco più.

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Poi capita che mi chieda di un mio scritto, il rapporto si riallaccia. Qualche messaggino nulla più. In uno di questi, la notizia che ha appena pubblicato un libro.

Bisi è un giornalista, un cronista, ma è anche il capo della massoneria. Il titolo del suo nuovo libro è un programma: “Le dittature serrano i cuori”. Una frase non sua. Che avevo già letto da qualche parte. La mia non vuole essere una recensione. Ma una sorta di post-it.

Scrivere un libro su una strage agli albori del fascismo, quasi a cento anni di distanza e in un periodo come quello di oggi, dove chi governa prende le distanze dalla resistenza e predica l’a-fascismo non può essere un caso, merita l’approfondimento.

In questi casi per capire se c’è un prima, e un dopo, un risvolto insomma, si può fare in un solo modo: leggere il libro.

Perché sì i risvolti ci sono indubbiamente: intanto pubblicare un anno prima della ricorrenza di un centenario è un invito neanche tanto nascosto – anzi dichiarato – a far in modo che la scadenza venga inserita nel calendario tra gli eventi da ricordare. La memoria per non dimenticare. Un ricordo di cui potremmo avere nuovamente bisogno.

Il secondo risvolto è sicuramente quello di voler evidenziare il ruolo della massoneria nei passaggi chiave della storia italiana. In questo caso, ricordare come la massoneria sia stata considerata nemica aperta e giurata del fascismo.

Ma c’è anche la storia, il fatto. Che Bisi racconta puntigliosamente e inserisce nel contesto di quegli anni.

Siamo a Firenze, a San Lorenzo, è il 3 ottobre del 1925 e la notte è quella di San Bartolomeo. Le strade di Firenze buie con le squadracce fasciste – preparate da giorni – a caccia di antifascisti e massoni. Sette morti, quattro resteranno senza nome e uno, Giovanni Becciolini che sarà definito “morto di suo” colpito da 63 ferite d’arma da fuoco. Nessuno sarà condannato per quella strage. Ma non voglio raccontare la storia, solo invitare alla lettura.

Un articolo lungo. Documentato, scritto da un cronista che ha scrupolo per le storie. Un racconto storicamente contestualizzato. Una vicenda di sangue, tipicamente italiana. Poiché solo qui negli anni 20 è stato prodotto il fascismo.  Un invito a porsi la domanda: perché l’Italia divenne fascista? Un libro utile alla memoria collettiva.

In questo libro, come ho già detto, non c’è soltanto il Bisi giornalista e cronista. C’è ovviamente di più il Bisi gran maestro impegnato in un’opera di ricerca delle radici antifasciste, repubblicane, socialiste della massoneria.

Che l’autore fosse rimasto affascinato della storia dei Becciolini era chiaro già dal 2015 quando il martire Giovanni fu proclamato grande maestro. Con questo libro però intende non solo rendere giustizia a Giovanni, Vincenza, la moglie, e Bruno, il figlio, ma anche rivendicare l’incompatibilità tra massoneria e fascismo. Non è poco se ancora, qui e ora c’è una destra – con alte cariche istituzionali – che non ha fatto i conti con i suoi anni di piombo e con la strategia della tensione.

Diciamo la verità, sono tra quelli che, senza particolari fobie, o visioni complottiste, ha tuttavia pensato che la Massoneria, con la P2 in particolare, fosse una cosa oscura. Terrorismo nero, servizi deviati, affari loschi. Rileggere che invece, in un periodo storico decisivo, anche Gramsci con la sua capacità di analisi profonda – affermi come la massoneria fosse antifascista da subito; ne riconosca mentalità democratica, il ruolo svolto nel Risorgimento e per l’unità d’Italia, lo definisca unico e vero partito della borghesia, affermi che “chi è contro la massoneria e contro il liberalismo” – rende la lettura, in qualche modo, un qualcosa che gli dovevo.

Aspetto fiduciosi di conoscere l’agire della Massoneria attuale contro i tanti diritti e le liberta che anche oggi vengono calpestati.

Ivano Zeppi

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