La rinascita di una malattia che si pensava superata riaccende l’attenzione sulle coperture vaccinali
Nel cuore del 2024, l’Europa ha dovuto fare i conti con un inatteso e preoccupante ritorno del morbillo, una malattia che, grazie alle vaccinazioni, sembrava quasi del tutto sotto controllo. A lanciare l’allarme è stata l’Organizzazione Mondiale della Sanità: oltre 56.000 casi registrati nei primi tre mesi dell’anno, un numero che supera di cinquanta volte quello dell’intero 2022. Le cause di questa recrudescenza sono note e affondano le radici in dinamiche profonde e intrecciate: il rallentamento delle vaccinazioni durante la pandemia, la crescente esitazione vaccinale alimentata dalla disinformazione, ma anche la fragilità di alcuni sistemi sanitari nel garantire un’adeguata copertura immunitaria alla popolazione.
In questo scenario, l’Italia non fa eccezione. Anzi, conferma e amplifica i timori. Dopo anni in cui il numero dei casi era rimasto contenuto (solo 44 nel 2023), nel 2024 si è verificata un’improvvisa impennata: 1.045 casi notificati, distribuiti in 18 tra Regioni e Province Autonome. Il dato assume un peso ancor più rilevante se si considera che, per garantire l’immunità di gregge e scongiurare focolai, è necessario che almeno il 95% della popolazione sia coperta da due dosi del vaccino trivalente MMR (morbillo-parotite-rosolia). In Italia, però, la copertura nazionale resta sotto questa soglia critica, assestandosi intorno al 90%, con marcate differenze regionali.
Le otto regioni che da sole raccolgono l’85% dei casi sono Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Sicilia, Campania, Toscana, Abruzzo e Liguria. A registrare le incidenze più alte (cioè il numero di casi per milione di abitanti) sono state in particolare la Provincia Autonoma di Bolzano (67,0), la Sicilia (37,3), l’Abruzzo (37,0) e il Lazio (35,0).
La malattia si è diffusa a macchia d’olio, con picchi segnalati soprattutto nei mesi di aprile e dicembre 2024. E la tendenza non si è esaurita con il nuovo anno: nel primo trimestre del 2025 sono già stati notificati 127 nuovi casi, con la Sicilia ancora una volta in prima linea.
A preoccupare non è solo la quantità, ma anche la qualità epidemiologica dei casi. L’età mediana è di 30 anni, ma la fascia più colpita è quella degli adolescenti e giovani adulti tra i 15 e i 39 anni (oltre il 50% dei casi).
Non mancano però i bambini sotto l’anno di vita, che risultano i più vulnerabili, né gli adulti sopra i 40. Il quadro è aggravato da un dato allarmante: il 90,1% delle persone colpite non era vaccinato. In quasi la metà dei casi si è reso necessario il ricovero e circa un terzo ha sviluppato complicanze, tra cui polmonite e epatite.
È chiaro, dunque, che il problema non riguarda solo la presenza del virus, ma anche la fragilità di una parte crescente della popolazione che, per scelta o per disinformazione, ha rinunciato alla protezione vaccinale. L’Italia, così come il resto d’Europa, rischia seriamente di perdere l’immunità di gregge, mettendo a repentaglio non solo la salute individuale, ma anche quella collettiva.
Le autorità sanitarie italiane stanno cercando di reagire. Il Ministero della Salute, insieme alle Regioni, ha rilanciato campagne informative e richiami vaccinali, in particolare nelle scuole e tra le categorie più esposte. In molte aree, sono stati attivati percorsi facilitati per il recupero delle vaccinazioni mancate, soprattutto dopo la pandemia.
Ma la sfida non è solo sanitaria: è anche culturale. Serve ristabilire un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni sanitarie, contrastare le fake news, e costruire una consapevolezza nuova sul ruolo della vaccinazione come strumento di tutela comune.
Il morbillo non è una malattia banale. La sua contagiosità è tra le più alte conosciute in medicina, e le sue complicanze possono essere gravi, talvolta mortali. Dimenticarlo, o sottovalutarlo, ci espone a un rischio che credevamo archiviato.
E invece è tornato. Sta a noi decidere se lasciarlo correre o fermarlo.