Ortopedia, un toscano su quattro cerca cure fuori regione

C’è libertà di scelta ma la Regione intraprende azioni per riconquistare i pazienti con un’offerta locale competitiva

Un dato e emerge nel panorama sanitario toscano, gettando una luce sull’attrattività e l’efficienza dell’offerta ortopedica regionale. Sembra infatti che un numero significativo di cittadini, precisamente uno su quattro, scelga di recarsi in altre regioni per sottoporsi a interventi di alta specialità in questo campo, con una marcata preferenza per le strutture dell’Emilia-Romagna. Questa tendenza, recentemente evidenziata da La Nazione, solleva non poche questioni, soprattutto in termini di costi per la Regione e di fiducia dei pazienti nel proprio sistema sanitario, inserendosi in un contesto nazionale di significativa mobilità sanitaria che, pur presentando elementi di libertà di scelta, necessita di un’attenta valutazione delle sue implicazioni.

L’Emilia-Romagna si configura come il principale polo di attrazione per questi pazienti “migranti”, accogliendo ben il 65% di coloro che lasciano la Toscana per curarsi problemi ortopedici complessi. Tale flusso ha un impatto economico considerevole, traducendosi in una spesa annuale di circa 30 milioni di euro da parte della Regione Toscana per le prestazioni erogate ai propri cittadini nella vicina regione. Se si includono anche i costi legati alla successiva riabilitazione, la cifra complessiva sale a un considerevole ammontare di 85 milioni di euro. Questo fenomeno non è isolato, ma si inserisce in un quadro nazionale dove regioni come Lombardia ed Emilia-Romagna si confermano tra le più attrattive per la mobilità sanitaria in diverse discipline, grazie alla presenza di centri di eccellenza.

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Dal punto di vista del cittadino, la possibilità di scegliere dove curarsi rappresenta un aspetto potenzialmente positivo di un sistema sanitario pubblico che, in linea di principio, dovrebbe garantire la libertà di accesso e la mobilità dei pazienti. Questa libertà permette ai toscani di rivolgersi a strutture in cui ripongono maggiore fiducia o che percepiscono come più specializzate per le proprie esigenze ortopediche, come nel caso dei rinomati centri emiliano-romagnoli. La ricerca dell’eccellenza e la possibilità di beneficiare di competenze specifiche, anche al di fuori della propria regione, possono essere visti come una manifestazione del diritto alla salute e un elemento di centralità del paziente nel sistema.

Tuttavia, è fondamentale considerare che un flusso così consistente di pazienti verso un’altra regione comporta delle implicazioni significative per il sistema sanitario toscano. Dal punto di vista economico, la perdita di risorse che seguono i pazienti rappresenta un costo non trascurabile per la Regione. Dal punto di vista prestazionale, un’elevata mobilità passiva in un settore specifico come l’ortopedia potrebbe indicare delle aree di miglioramento nell’offerta sanitaria locale, suggerendo una potenziale necessità di investimenti e di rafforzamento delle competenze interne per diventare più competitivi e rispondere meglio alle esigenze della popolazione. Sebbene la libertà di scelta sia un valore, un esodo così marcato potrebbe anche sottintendere una percezione di carenze o di tempi d’attesa non ottimali nell’offerta regionale.

Di fronte a questa situazione, la Regione Toscana, ha annunciato un piano straordinario con l’obiettivo di invertire la rotta e riconquistare la fiducia dei propri cittadini. Le misure previste si concentrano su diversi fronti: potenziamento della riabilitazione, aumento del tetto per il privato convenzionato e introduzione di turni doppi in sala operatoria. L’obiettivo è rendere l’offerta ortopedica toscana più attrattiva e competitiva, garantendo al contempo la libertà di scelta per i cittadini, ma riducendo la necessità percepita di doversi rivolgere necessariamente a strutture fuori regione.

In conclusione, la mobilità sanitaria in ortopedia dalla Toscana verso l’Emilia-Romagna rappresenta un fenomeno complesso che riflette sia la libertà di scelta dei cittadini che le dinamiche di eccellenza e competitività tra i sistemi sanitari regionali. Se da un lato la possibilità di curarsi dove si ritiene più opportuno è un valore, dall’altro un flusso così significativo evidenzia la necessità per la Regione Toscana di analizzare a fondo le cause di questa migrazione e di intervenire per rafforzare la propria offerta ortopedica, garantendo così ai propri cittadini cure di alta qualità senza la necessità di varcare i confini regionali, pur nel rispetto della loro libertà di scelta.

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