De Mossi, il civico che rompe gli schemi

Da Siena a Firenze, il suo nome circola come possibile risorsa per un centrodestra alla ricerca di figure riconoscibili

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Perché si torna a parlare di Luigi De Mossi? La risposta più immediata sta nella memoria recente: per cinque anni è stato sindaco di Siena, il primo a spezzare una tradizione lunghissima di amministrazioni di sinistra. Una frattura che in molti, dentro e fuori Siena, considerano ancora un segnale politico forte, difficile da archiviare come una parentesi.

La sua posizione ha lasciato giudizi contrastanti: c’è chi lo rimpiange e chi si vanta di averne impedito la riconferma. Ma resta il dato: non fu sconfitto, fu lui a scegliere di non ricandidarsi. E quella rinuncia, letta oggi, appare come un atto politico vero e proprio. Non un abbandono, ma uno scarto laterale: il rifiuto di logiche di compromesso in un contesto che stava mutando profondamente. In cinque anni, infatti, il centrodestra si era trasformato: da coalizione guidata dalla Lega a schieramento dominato da Fratelli d’Italia.

De Mossi ha sempre svolto il suo lavoro di avvocato, senza sparire dalla scena, ma lasciando sedimentare il suo profilo. È in questo spazio sospeso che il suo nome riaffiora oggi, non tanto per volontà senese, quanto per iniziativa che nasce altrove: a Roma, a Firenze, nei ragionamenti di Lega e Forza Italia. La convinzione, non isolata, è che in un centrodestra che deve misurarsi con una sfida regionale complessa, la presenza di figure civiche riconosciute, capaci di parlare a mondi non strettamente partitici, possa fare la differenza.

De Mossi, in questo senso, è una carta che viene evocata non per nostalgia locale, ma per il valore politico che rappresenta: l’uomo che seppe rompere un dominio storico del centrosinistra, che seppe farlo senza provenire dall’apparato, e che ha mantenuto una propria autonomia di giudizio e professionale. Per questo, il suo nome ricompare. Non per Siena, ma per la Toscana. Non per un seggio in Consiglio comunale, ma per l’idea di dare al centrodestra regionale un volto capace di uscire dalle consuetudini dei partiti.

Nella stessa chiave in cui viene collocato anche il ragionamento su Tomasi. Qualcuno sta pensando forse oltre la campagna elettorale? A ricercare per il centrodestra profili istituzionali capaci di incidere nella prossima consiliatura regionale anche qualora il centrodestra dovesse trovarsi all’opposizione, come del resto direbbero i pronostici? La coppia di due sindaci civici che hanno rotto gli equilibri precedenti, potrebbe rappresentare un’opposizione strategica, con la forza di dettare l’agenda su alcuni dossier cruciali e costruire, nel tempo, la base per la sfida successiva.

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