Saremo di più o di meno degli svizzeri?

Italia imbattuta da 31 anni, ma italiani con l’abitudine deleteria a sentirsi più grandi di quel che siamo

Non sono solo le chiacchiere che mutano l’Italietta di sempre nell’Italia tricolore che rifulge oggi negli specchi di Palazzo Chigi. Però, chiariamolo non vogliamo parlare dei 2 “No” più una “astensione” con cui il Governo del Belpaese si sta esprimendo sulla futura amministrazione d’Europa…

Vogliamo semplicemente aggiungere qualche nostra considerazione sul prossimo impegno degli azzurri di Spalletti domani a Berlino.

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Dunque, si giocherà all’Olympiastadion, 74.475 posti a sedere. Ma quanti saranno gli italiani e quanti gli svizzeri?

E’ una curiosità legittima, perché alla prima partita, contro l’Albania, i tifosi dell’Aquila a doppia testa furono il doppio di quelli azzurri, mentre nella terza, contro la Croazia gli avversari sugli spalti erano tre o quattro volte più di noi.

Perché? Come mai? E come mai in Germania? Per anni siamo stati abituati a pensare che giocare in Germania era quasi come giocare in casa stante il numero di expat. E la cosa era di tale sicurezza che l’Agensir due settimane fa ci parlava dell’appello agli italiani di quarta generazione.

Tuttavia se appello c’è stato, esso è caduto nel vuoto, forse per le stesse politiche inclusive dello stato tedesco. Oggi, “La Squadra”, o se volete la Mànnschaft, entusiasma gli spalti con Jamal Musiala, Ilkay Gundogan o Antonio Rudiger che poco ricordano i tratti del norreno, o anche del sassone o del celtico.

Italiani in attesa di entrare allo stadio Arena AufSchalke di Gelsenkirchen

Ma anche dall’Italia si è partiti in pochi. Scarso coinvolgimento? Errore strategico degli agenti di viaggio che non si sono accaparrati i biglietti? Per esempio l’Olympiastadion, prima ancora che iniziassero le partite di Euro 2024 aveva già venduto 425 mila biglietti. Oppure la ragione è quella a cui stiamo più attenti, cioè una piega, anzi una piaga, che affiora e denota il minor benessere degli italiani.

Stamani ne parlano in modo differente i giornali del mattino dicendo che quasi il quaranta per cento della finanza familiare (indagine Legacoop-Ipsos) va ai figli con obbligate rinunce dei genitori ai budget per svago o comfort.

E’ un collo d’imbuto. La costrizione alla rinuncia, il malessere che si fa pian piano consapevole, la protesta, la reazione. Se c’è ancora qualcuno che fa politica a queste cose ci dovrebbe stare attento.

Però ci sentiamo dei grandi.

Lo ammetto… a quattro minuti dalla fine di Croazia-Italia spensi la televisione e andai a letto. Lo splendido gol di Zaccagni l’ho saputo e visto solo il giorno dopo. Eravamo a qualche secondo dall’ennesimo baratro. Per me in quel momento era la stessa sensazione che in molti abbiamo a Siena il 16 agosto in ora tarda. Ci convinciamo che un po’ di freddo comincia a farlo, pensiamo ad altro, è quello il momento in cui l’inverno paliesco inizia.

Sono bastate poche altre ore di una domenica uggiosa e ho appreso dalla tv che non solo non avevamo paura della Svizzera, ma che già pensavamo all’Inghilterra e, chiaramente, alla semifinale contro l’Olanda. Sì, vabbeh. E che c’era stato un possibile baratro alle nostre spalle nessuno lo citava.

E’ irreale tutto ciò. A livello collettivo l’Italia deve maturare consapevolezze e non continuare a fare indigestioni di sogni d’altri e autoconsiderazione propria.

L’Italia, decima nel ranking Fifa, affronta domani alle 18:00 la 19sima del ranking Fifa, ma gli svizzeri hanno brillato con la Germania, noi con la Spagna non l’abbiamo fatto. La Svizzera non ci batte da 31 anni, perdemmo 1-0 (Hottiger) a Berna il 1° maggio del 1993, ma a forza di pareggi ci ha esclusi dall’ultimo mondiale. I bookmakers ci danno in leggero vantaggio, ma non possono farlo per le recenti prestazioni.

Anch’essi, come noi, tengono in conto che l’Italia è dannatamente resiliente: risorge, riemerge, riaffiora soprattutto nelle partite dentro/fuori.

Ecco, se volete, la nostra grandezza è di saper convivere con l’incertezza. Accontentiamoci e buona visione. Forza Italia.

Nell’immagine copertina, l’imprenditore e sommelier Enrico Salerno, nota figura di Sovicille, prima di Italia-Spagna

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