Aeroporto, turismo, progettualità e sostenibilità

Bene, almeno un minimo di dibattito si è aperto sull’Aeroporto di Ampugnano… Certo, viziato dalla campagna elettorale, e sicuramente con uno scivolone istituzionale da parte del Comune Capoluogo, dettato sicuramente dalla regia dominante esterna alla città. E altrettanto sicuramente con un annuncio fin troppo anticipato rispetto allo stato di avanzamento del progetto che perfino i presentatori testimoniano con le loro dichiarazioni quando affermano che ancora non ci sono le carte (almeno fino a settembre) per poter indire gare e attivare procedure progettuali.

Da quella data in poi si vedrà quanto occorrerà per la messa a terra (anzi in aria) del progetto, ma non meno di due anni. Ci sono comunque cifre che ci assicurano già stanziate (in base a quale progetto non lo sappiamo) e quindi si tratta di correre per partorire cosa?

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Pochi voli al giorno con aereo taxi da 9 passeggeri in collegamento con Roma Urbe. Quindi facendo un poco di conto un traffico (costoso per altro) che non risolve certo il problema del turismo così come è stato annunciato, forse un pelino troppo entusiasticamente a meno che con circa 26.000 utenti a aerobus completi all’anno, non si pensi di aver risolto i problemi.

Mi sembra di ricordare, ma la memoria comincia a difettarmi, che una ventina di anni or sono, la Fondazione MPS commissionò ad una società (Systematica) un piano industriale per capire costi realistici e interventi strutturali necessari per garantire la sostenibilità economica del progetto, tenendo conto della collocazione nel panorama regionale (Firenze e Pisa) e definendo il bacino di utenza che realisticamente si attestava attorno ai 150.000 potenziali (potenziali!) utenti. Per rendere sostenibile la mole degli investimenti si definiva un panorama temporale di 20 anni (il rendimento atteso era talmente basso che si ipotizzavano interventi pubblici annuali) e si facevano osservazioni prudenziali sulla sostenibilità economica e ambientale del piano indicando che sarebbe stata utile anche una relazione geologica preliminare.

Certo il piano puntava su un progetto diverso (40.000 passeggeri annui) e poneva l’accento sulle criticità del sedime (pista troppo corta non solo per tipologia di aerei ma anche perché la pista più corta è, maggiore impatto ambientale si verifica, orientamento della stessa problematico con necessità di traslarla di circa 30 gradi e altre bazzecole). Ora a parte che 40.000 passeggeri annui significa 110 al giorno e che nel caso prospettato al massimo ci sarebbero a aerobus pieni 72 passeggeri al giorno e a parte che non viene fatto cenno alcuno ai vettori interessati (Enac può investire, gestire, ma ci vuole qualcuno per volare) e all’epoca i costi per noleggiare un vettore era di circa 5 milioni di euro a macchina per annualità  (ma tale ipotesi venne smentita poiché il mercato era orientato addirittura su un prezzo doppio sempre per macchina). Dicevo, a parte tutto questo, chi ha deliberato e stanziato le cifre promesse ci avrà sicuramente pensato, mica sarà venuto solo per fare propaganda?

Certo è che essendo stati ventilati altri progetti sull’area circostante sicuramente meno invasivi e quindi non invisi al sempiterno Comitato non mi pare che aeroporto e fotovoltaico siano in grado di convivere con centri di eccellenza per le discipline sportive, e quindi magari solo per questo banale (!) motivo la presenza del Sindaco di Sovicille sarebbe stata utile, corretta ed opportuna, ricordando che governare è diverso dal comandare e assumendo come capoluogo il ruolo reale di capoluogo, ovvero guidando i processi e inquadrando le questioni in una visione globale, con un respiro progettuale che, non riesce a emergere. Quindi non è solo un progetto per ricchi è qualcosa che non si inquadra nella idea di sviluppo che si vuole perseguire e che sposa una linea autoreferenziale che è la negazione esatta dell’affrontare il problema qualità del turismo.

E qui mi permetto di aprire una parentesi sul turismo e me la cavo, per il momento, con uno slogan. Si parla di OVERTOURISM o turismo sbilanciato  (Firenze nel 2024 ha sopportato con disagio 15 milioni di presenze) come una piaga da combattere ma se lo si vuole fare ma occorre tornare a mettere al centro le comunità territoriali con alla base una progettualità dei flussi per avere un turismo sostenibile, inteso non solo in senso ambientale ma anche di equilibrio tra qualità della vita di chi vive nelle città ed esperienza turistica.

Per fare questo, non basta solo il marketing, è un insieme di sforzi, da parte delle istituzioni, per creare una regia, una governance che elabori un modello turistico in grado di rispettare le specificità del territorio”, e quindi giocare sulla capacità attrattiva del Capoluogo investendo nel decoro (strade, pulizia i punti di accesso alla città), rivitalizzando il sistema museale complesso che abbiamo la fortuna di avere, proponendo nei mesi più sgonfi eventi di respiro nazionale ed internazionale, agendo in stretto raccordo con operatori commerciali e territorio. Essere punto di riferimento vuol dire esercitare il ruolo di capoluogo, al di là delle colorazioni politiche delle varie amministrazioni, perché tra istituzioni ci vuole sempre rispetto, reciproco certo, ma rivendicarlo dopo che lo si è mancato non è molto saggio.

Maurizio Cenni

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