Il diktat felino: cronache di un sovrano domestico

Il racconto di come un gatto stanco delle umane distrazioni ristabilisce l’ordine

Ah, umani! Sempre persi in quel rettangolo luminoso, le loro facce illuminate da storie che non li riguardano. Stravaccati, come sacchi di patate, ignorando l’unica vera presenza nella stanza: io.

Mi chiamo Grigio, e questa, come giustamente hai intuito, è casa mia. Loro credono di averla comprata, arredata, riempita di quei loro strani oggetti… Sciocchezze, per lo più. Ma chi detta le regole? Chi decide dove il sole è più caldo per un pisolino strategico? Chi esige carezze al momento opportuno, e non quando loro sono “liberi”? Esatto. Io.

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La faccenda dello schermo è particolarmente irritante. Si agitano, ridono, a volte persino piangono, per vicende di altri. Incredibile! Non si accorgono del dramma vero, quello che si consuma proprio lì, ai loro piedi: la ciotola che si sta pericolosamente svuotando, la necessità impellente di una spazzolata al mio mantello setoso, la finestra che offre una vista privilegiata sugli uccelli del giardino.

Allora, la prima mossa è l’invasione dello spazio visivo. Un salto agile, felpato, ed eccomi lì, in mezzo all’azione. I miei occhi fissi nei loro, un monito silenzioso: “Guardate me. Sono io la vera star”. A volte funziona. Qualche “Oh, Grigio!” distratto, una carezza frettolosa e poi… di nuovo ipnotizzati.

Ma io non demordo facilmente. Se lo schermo ha la precedenza, allora cambio strategia. L’umano stravaccato è un bersaglio perfetto. Calcolo la distanza, mi preparo al balzo, e con un’eleganza che loro possono solo sognare, atterro sul loro torace o sulle loro gambe. Un peso piuma, certo, ma strategicamente posizionato.


Il risultato è immediato. Un sussulto, un “Miao?”, un’occhiata sorpresa. La loro attenzione, finalmente, è dove deve essere. Su di me. E lì rimango, impastando con le mie zampe il loro morbido ventre, esigendo le dovute attenzioni. Il telecomando cade, le immagini sullo schermo diventano sfocate sullo sfondo. La priorità sono io, adesso.

Perché questa è la mia casa. E in questa casa, comando io. Loro possono illudersi di essere i padroni, ma sanno, nel profondo dei loro cuori, che senza le mie fusa, senza le mie eleganti incursioni, senza la mia regale presenza, questo sarebbe solo un anonimo ammasso di mobili e schermi luminosi. Un posto senza anima. Un posto senza… me. E questo, miei cari umani distratti, non è assolutamente contemplabile.

Grigio

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