Baja California: la lunga strada del ritorno

Tra deserti infiniti e memorie indelebili la quarta e ultima puntata con il rientro dal Messico agli Usa

Dopo aver esplorato missioni sperdute, deserti di sabbia rovente e baie popolate da balene, l’ultima tappa del viaggio in Baja California sembra un sogno che si chiude in un abbraccio malinconico. Da Cabo San Lucas fino a ricongiungersi con gli Stati Uniti, la strada del ritorno si snoda tra sterrati ostinati, borghi dal fascino polveroso e spiagge inaspettate, dove il tempo scorre con un ritmo diverso rispetto al caos delle grandi città. Ogni chilometro racconta una storia di confini — non solo geografici, ma anche interiori — che si sfiorano e, a volte, si superano con un sorriso.

Da Sol de Mayo a Todos Santos: dune di sabbia e l’eco dell’oceano

Lasciato il Sol de Mayo, la costa verso Cabo San Lucas sorprende con un susseguirsi di baie e un mare dai colori cangianti. Le onde si infrangono fragorosamente, smuovendo sassi rotondi che risuonano come un concerto di pietre. Mi sono fermato su una collinetta a picco sul mare: in quell’istante, ho scorto in lontananza alcune balene che saltavano e ricadevano in acqua, creando spruzzi altissimi. Un corteggiamento marino che unisce potenza e gioia di vivere.

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Todos Santos, borgo tranquillo dall’anima hippie, è la prima tappa dopo il caos turistico di Cabo San Lucas, attraversato su un’autostrada a più corsie che pare arrivare da un altro pianeta. Qui tornano la lentezza e la semplicità: un piccolo bungalow vicino al mare, un tramonto incendiato dalla brezza dell’oceano e il leggendario Hotel California, fonte di miti e canzoni che hanno ispirato generazioni di sognatori.

San Javier e le missioni perdute: un salto nel Settecento

Dopo aver doppiato la punta estrema della penisola, la strada risale verso l’interno, tra lunghissimi rettilinei e panorami desertici divorati dal sole. San Javier appare quasi dal nulla, custode di una delle missioni più belle e meglio conservate di tutta la Baja: una fortezza in pietra scura che mescola architettura barocca e difensiva, circondata da palmeti irrigati da antichi canali. Entrare qui significa tornare indietro nel tempo, dove l’ingegno dei Gesuiti e la determinazione dei coloni resero fertili terreni altrimenti aridi, come dimostrano gli ulivi secolari ancora in vita.

Raggiungere questo angolo di pace non è facile: strade sterrate, sabbie mobili, rocce e guadi in secca mettono alla prova anche i viaggiatori più esperti. Ma ogni fatica ripaga, come se la Baja chiedesse un pegno prima di svelare i suoi segreti.

Bahía de los Ángeles: il “nulla” che riempie l’anima

Quando pensi che il viaggio volga al termine, arriva Bahía de los Ángeles: per alcuni non c’è nulla, per altri è un paradiso nascosto. Le abitazioni abbandonate, le roulotte arrugginite e i servizi essenziali non raccontano la vera essenza del luogo, che vive nell’incontro tra cielo e mare, nelle distese di sabbia dorata e nelle isole che punteggiano il Mar di Cortez.

In stagione, qui nuotano squali balena e tartarughe marine, mentre pellicani e gabbiani banchettano con i pesci rimasti intrappolati nelle pozze di bassa marea. Un’antica locomotiva a vapore, ricordo di un passato minerario ormai esaurito, accoglie i viaggiatori come simbolo di speranze deluse e possibili rinascite. La sabbia può diventare una trappola – come ho imparato in un interminabile tratto fuoristrada – ma la ricompensa è un mondo sospeso, dove “non c’è niente” e allo stesso tempo c’è tutto.

L’asfalto verso San Felipe: tra deserti di sale e arrivi festosi

Lasciata Bahía de los Ángeles con un pizzico di malinconia, mi sono diretto a nord. Il deserto qui offre ancora un altro volto: immense distese di sale che brillano come specchi e rettilinei perfetti che attraversano un panorama lunare, rotto solo dal ronzio del motore. All’improvviso compare San Felipe, un lungomare festoso animato da dune buggy, moto d’acqua e turisti che celebrano la domenica in spiaggia. È un’altra Baja, caotica e rumorosa, ma parte del suo fascino sta proprio nel contrasto tra la pace assoluta e la movida sfrenata.

Il confine di Tecate e l’ultimo saluto alla Baja

All’alba ho affrontato l’ultima parte di strada verso il confine. Tecate è un passaggio minore e meno affollato rispetto a Tijuana o Mexicali, ma l’impatto con la palizzata di ferro che separa Messico e Stati Uniti è comunque forte. Bastano pochi minuti per ritrovarsi in un altro mondo: asfalto perfetto, montagne coperte di pini e un senso di straniamento che cresce a ogni chilometro.

Julian, con le sue case in legno e la leggendaria Apple Pie, accoglie chi arriva dalla Baja quasi fosse un portale temporale. Qui il profumo di torta di mele riempie l’aria, un calore che conforta prima del rientro definitivo nella civiltà affollata di Los Angeles, con le sue arterie a più corsie e i grattacieli scintillanti.

L’epilogo a Long Beach: la dimensione dell’addio

Ed eccomi di nuovo a Long Beach, il luogo dove tutto aveva preso forma e ora sembra dissolversi. Restituita la moto, compagna fedele di chilometri e cadute nella sabbia, mi concedo un’ultima passeggiata fra i murales dell’East Village e i contrasti di una città in bilico tra vecchio e nuovo. Un tuffo conclusivo nella vita americana: marciapiedi ampi, biciclette a noleggio, ristoranti che servono anche spaghetti al ragù e palazzi Art Déco che resistono all’invasione dei grattacieli.

La Baja, intanto, vive già nel ricordo: un mosaico di strade polverose, mare turchese, notti stellate e sorrisi inaspettati. Uno di quei viaggi che lasciano tracce non solo sul corpo—un dito ricucito o le braccia indolenzite—ma soprattutto nell’anima, trasformando ogni emozione in un tesoro da custodire e rivivere appena si chiudono gli occhi.

Consigli imperdibili

  • Sol de Mayo
    Oasi incastonata nella Sierra, con una cascata spettacolare e un rifugio essenziale: perfetta per rigenerarsi prima dei lunghi sterrati.
  • Todos Santos
    Un piccolo gioiello bohémien, a due passi dalle grandi catene alberghiere di Cabo. Da vedere l’Hotel California, simbolo di miti musicali e libertà.
  • Missione di San Javier
    La più affascinante missione della Sierra, un baluardo barocco in un’oasi di palme e orti irrigati da canali secolari.
  • Bahía de los Ángeles
    Silenzi e desolazione apparente, ma in realtà un paradiso marino protetto, dove squali balena e tartarughe convivono con roulotte arrugginite e baracche dal fascino immutabile.
  • San Felipe
    Località di mare chiassosa e festaiola, con dune buggy e musica ad alto volume. Da vivere se cercate un lato più “movimentato” della Baja.
  • Confine di Tecate
    Meno affollato e meno caotico di Tijuana, un passaggio che permette di evitare file chilometriche e di rivivere lo stacco netto tra Messico e Stati Uniti.
  • Julian
    Ritrovare il comfort e la torta di mele in un villaggio che profuma di Far West e sidro, un ottimo modo per dirsi addio alla Baja e riabituarsi ai ritmi USA.

In questo viaggio di ritorno, la Baja si svela ancora una volta nei suoi contrasti: la solitudine e l’anarchia delle piste sabbiose, la festa rumorosa sulle spiagge, l’accoglienza calorosa di villaggi remoti e il brivido di valicare una frontiera che tanti lascia indietro. Ogni tratto di strada è un invito a scoprire che l’avventura non si esaurisce mai del tutto: rimane viva negli occhi di chi l’ha vissuta, pronta a riemergere ogni volta che si ripensa alle onde possenti, ai cactus secolari e agli incontri inaspettati che rendono la Baja un luogo unico al mondo.

Al prossimo viaggio… E come sempre, se tutto è andato bene allora nulla è andato bene… Stay Wild Stay Shanti

(4 – fine)

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