Come ricordo Aleppo – Racconto

Un città vissuta con intensità nella quale MAI uno straniero si sentiva insicuro

Secondo racconto, oggi, che ospito su la mia rubrica su SienaPost per continuare la conoscenza di Pier Felice Finocchi, viaggiatore e narratore, che abita sulla Colline Metallifere e che ci ha già proposto una diversa storia che trae ispirazione da un accampamento curdo. Stavolta non parliamo di uno sperduto altopiano, ma di una popolosa città, oggi teatro di guerre e rovina (lugent)

Come ricordo Aleppo di Pier Felice Finocchi

Ho passato li un paio di settimane nell’ottobre del ’95, ci son poi tornato dopo qualche anno, compivo quella che all’epoca mi appariva come una ehm… certa età e mi regalai un viaggio da solo, da Roma.

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Doveva essere una tappa per raggiungere Damasco e poi Palmira, diventò invece la meta, arrivai anche in quei luoghi ovviamente e non solo, ma “La Bigia” così viene anche chiamata, mi catturò come assolutamente non previsto.

Aleppo – Siria

Che bella era Aleppo!

Lo dico con quel compiacimento  molto occidentale di chi pensa di aver conosciuto un luogo, così vicino e così lontano, così grande e così diverso, da arrogarsi quasi il diritto di averne fatto parte… ma son consapevole che così non è. Mi rimane in ogni caso la spontaneità di dieci, di cento, di mille anime li conosciute, uomini e donne dai nomi esotici e cattolici, islamici e latini, parlanti l’arabo e l’aramaico, il turco e l’armeno.

Quasi ogni pomeriggio verso le 17, cercavo, trovavo ed entravo in una delle innumerevoli micro Moschee situate nel suk; li, in silenzio assoluto dopo aver visto il Muezzin rientrare dall’aver fatto la  chiamata alle genti, da ultimo arrivato entravo, e… ascoltavo, semplicemente ascoltavo ed era bello, era qualcosa che affiorava dal passato, da ricordi letti, pensati, immaginati; era tutto li ed era realtà.

Aleppo – Siria

Tutto era a portata d’uomo a grandezza d’uomo, come non sempre è nei luoghi di culto, la stanza, il Mihrab, il muoversi delle persone, la spontanea genuinità, l’assoluta non intromissione, la temperatura… il Tempo stesso.

In quelle occasioni sentii, sperimentai, percepii il valore del momento, dell’essere lì in quell’istante, qui adesso… solo questo, il momento, lo scorrer della Vita. Che grande emozione e che bellezza!

La sera, dopo l’irrinunciabile hamam davanti alla cittadella, a volte in compagnia di alcuni archeologi europei  troppo impegnati a scavare per vivere poi la superficie, andavo a mangiare in luoghi dove vedevo famiglie intere godere di quello che la tavola offriva… e la tavola dava  veramente tanto.

Antipasti a base di verdure crude o all’aceto, vegetali cotti,  insalate varie al limone e olio di oliva con pepe o harissa, immancabile l’hummus di tahina, una crema di ceci mescolata con semi di sesamo.

Aleppo – Siria

Poi riso al vapore o scottato, spiedini, polpette, shish kebab carne e verdure alla griglia, salse di vario tipo speziate e non, fagottini di formaggio, pane caldo con semi vari e poi dolci di noci e miele, pistacchi, budino di latte di riso, datteri, involtini di mandorle… e ancora caffè, the, menta, tisane che ancora non conosco, il salep in inverno, una specie di crema calda da bere, leggermente speziata con cannella o chiodo di garofano e da non dimenticare ne sottovalutare il vino.

Dopo questo, immancabilmente mi incontravo a sera inoltrata, con alcune delle persone conosciute in quei giorni al bazar… il suk uno dei più vivi e genuini che abbia mai visto, meriterebbe un capitolo a parte. Ci si vedeva li, in quelle più o meno grandi o piccole sale da gioco, fumerie, stanze da te, spesso situate sui tetti.

Il Krak dei Cavalieri (Ḥisn al-Akrād in lingua araba, cioè Fortezza dei Curdi, oggi Qalʿat al-Ḥiṣn) è una fortezza militare siriana, situata nei pressi di Homs

I narghilè e la tavula (antico gioco oggi conosciuto come backgammon) la facevano da padroni. Già in quegli anni venivano forniti ai fumatori dei bocchini usa e getta da mettere sulla parte finale della pipa ad acqua che a seconda dei locali in cui si era, presentava la campana di vetro da bella a magnifica, la Siria ha una cultura centenaria di lavorazione del vetro.

Inutile dire che la serata volava in una semplicità che pare non più appartenere ai nostri giorni. Giocavamo, ridevamo e ci sorprendevamo quando a vincere ero io, ad un gioco appartenente alla loro cultura, un po’ come pensare ad un siriano che in Italia vinca a scopa o a briscola in un paesino di provincia…

Siria Hama

Quando la brace del narghilè nonostante l’efficienza degli inservienti si spegneva spesso accendevamo una sigaretta e guardandoci poi negli occhi iniziavamo a ridere. C’era curiosità da ambo le parti per un mondo del quale si era tanto sentito parlare ma che non si conosceva ed ora era li davanti a noi, un mondo che spesso ci veniva presentato come diverso, pericoloso, da starne alla larga; due entità che esprimevano le loro paure l’uno sull’altro.

C’era la genuinità dell’essere umano quando percepisce che a separarci, son tante menzogne, illazioni, giochi sopra le nostre teste, sopra  le nostre vite, quando quello che vogliamo, che apprezziamo, che sogniamo è perfettamente uguale in ognuno di noi da Taskent a Dublino, da Ulaan Ude a Varanasi, da Potenza a Samarcanda, da Kabul a Tirana.
Quando il locale chiudeva ci si incamminava a piedi ognuno per la propria strada, senza fretta, senza guardarsi indietro, ascoltando i rumori della notte, alcuni vicini alcuni lontani. Se c’è una cosa che in Siria non ho mai provato è stata la sensazione di dover stare all’erta.

Palmira – Siria

La Cittadella

Ero totalmente solo nel senso bello e pieno del termine quando sotto il sole piacevolmente caldo di ottobre affacciato dai bastioni della possente fortezza con sotto la città e di fronte la sterminata pianura… vidi il gigantesco esercito mongolo, lì, immobile così come sembrava il tempo, fermo a guardare le immense mura, per nulla timoroso, consapevole della propria forza, comandato da Hulagu e dal generale cristiano nestoriano Kitbuqa.

L’ho visto li sotto quelle mura… e ci sono risalito per giorni. La Cittadella…

Palmira – Siria

Era veramente bello quando in questa antichissima città con i cartelli segnaletici in lingua araba ed armena mi recavo verso l’antica chiesa di San Francesco, o la moschea Jami al-Kabir venerata da musulmani e cristiani dove sono conservate le reliquie di San Zaccaria il padre di San Giovanni Battista, o quando mi trovavo poco prima della fine del pomeriggio nei viali dove si vendevano musicassette e mi veniva chiesto con estrema curiosità se conoscessi quella musica, o tra i carretti tirati dai somari che trasportavano il famoso sapone di Aleppo…

Aleppo – Siria

Ed ora?

E’ tutto finito, per sempre, completamente, niente di tutto questo sarà mai possibile rivedere, rivivere, ricucire… è terribile pensarlo ma lo è ancor di più viverlo.

Io ho la fortuna di essere qui; di vivere in occidente di avere il privilegio di poter… ricordare. Questo per me è stato essere ad Aleppo.

Ringrazio ancora Zacharyah che mi fece conoscere il Bimaristan al-Arguny un luogo dove circa seicento anni fa curavano i malati di mente con la terapia del suono dell’acqua.

Akil che mi accompagnò a visitare l’Hotel Baron famoso anche per aver ospitato Agatha Christie.

Mustafa per le innumerevoli partite fatte assieme.

Siete e sarete sempre nel mio cuore, vi abbraccio tutti amici miei, così come un turista occidentale può fare.

Pier Felice Finocchi

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