“Continuo a sperare che l’uso della parola, nel rispetto di chi sa rispettare, abbia ancora un valore maggiore dell’insulto o, peggio, della violenza”.

Post del 12 ottobre

Mi piacerebbe fosse l’ultima volta che torniamo sul tema (anche se ne dubito). Però i tanti commenti dei giorni scorsi suggeriscono che è giusto farlo. Come conviene a volte, provo ad andare per punti e provo, una volta ancora, a ragionare. Allora:

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1. Chi assalta la sede di un sindacato, malmena i poliziotti, minaccia i giornalisti, annuncia nuove azioni aggressive e violente resuscita dal passato le pagine peggiori. Ad assaltare e devastare le sedi delle cooperative e dei sindacati erano gli squadristi in camicia nera. Il fatto che i capi di questa violenza si richiamino esplicitamente a quella storia suona solamente conferma della matrice neofascista (per altro rivendicata) di realtà come Forza Nuova che conteranno pure un numero esiguo di aderenti e militanti, ma sono comunque pericolose e vanno per questo sciolte a norma di legge.

2. Affermare quanto sopra non equivale per nulla a definire neofascisti o violenti quanti (erano diverse migliaia sabato a Roma, non di meno ieri a Trieste) hanno riempito quella ed altre piazze. Il loro diritto a manifestare va garantito. L’ho detto, ma leggendo diversi commenti sarà bene ripeterlo: verso le persone che manifestano in modo pacifico il loro dissenso dal piano vaccinale e dall’obbligo del Green pass sui luoghi di lavoro, è giusto assumere l’atteggiamento di chi vuole ragionare, discutere e, se possibile, convincere del fatto che non esiste alcuna dittatura sanitaria, ma si sta solo cercando di sconfiggere la pandemia, Il vaccino in primis o la garanzia di limitare al minimo nuovi possibili focolai del contagio (da cui l’obbligo del Green pass) servono a questo.

3. L’argomento secondo cui lo Stato violerebbe la libertà del singolo costringendolo a un trattamento sanitario di fatto poiché l’alternativa è l’isolamento sociale e l’impedimento a lavorare, frequentare l’università, etc. non convince per più ragioni. Le più citate le conoscete: volendo risalire al lontano passato l’articolo 4 della Dichiarazione dei diritti universali (datata 1789) recita “la libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri”. Se stiamo alla nostra Costituzione, l’articolo 2 spiega perché accanto alla difesa dei “diritti inviolabili dell’uomo” sia necessario garantire i “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Lo stesso articolo 32 descrive la tutela della salute come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. In soldoni, la pandemia è costata decine di migliaia di vite, ha rubato due anni di vita e socialità, ha piegato interi comparti della nostra economia. Vincere questo “cigno nero” è un traguardo che deve e può unire tutti. Il vaccino è l’arma che uccide il leone, estendere il piano vaccinale al più alto numero di persone è la via privilegiata per salvare altre vite e non trovarsi costretti a nuove chiusure. Non c’è una lotta persecutoria o punitiva verso nessuno. C’è solo la volontà di lasciaci presto alle spalle questa tragedia.

4. Mi interrogo da giorni sulla tesi di alcuni: “se lo Stato (leggi il governo) ritiene di rendere obbligatorio il vaccino lo faccia (per via legislativa) e se ne assuma la responsabilità, ma finché non lo fa non può permettersi di imporre a milioni di cittadini che il vaccino rifiutano di dotarsi di quel Green pass che ha un costo (perché i tamponi costano) che finisce a carico del singolo costretto a spendere per esercitare il suo diritto fondamentale a poter lavorare o frequentare l’università”. Mi pare di avere riassunto correttamente il pensiero diffuso nelle piazze e nei cortei di queste settimane. Ora, è evidente che il Green pass è stato concepito come uno strumento di pressione per favorire un più alto numero di vaccinazioni, non serve negarlo e mi pare che nessuno lo abbia negato. Risponde anche alle perplessità su una obbligatorietà vaccinale che andrebbe incontro a non pochi ostacoli di attuazione, ma giunti a questo punto e nella necessità di giungere a una ragionevole condivisione dello sbocco da offrire alle proteste credo che anche il tema della obbligatorietà possa essere valutato e assunto dal governo. Obbligo vaccinale come una nuova norma di tutela e sicurezza delle persone sui luoghi di lavoro o nei contesti della socialità. Risposta straordinaria in una condizione di emergenza e straordinarietà. Quanto alla gratuità dei tamponi, viene ritenuta una strada destinata a disincentivare (anziché l’opposto) il ricorso alla vaccinazione. So che questo argomento suscita durissime contrarietà, ma si tratta anche qui di comprendere ragioni divergenti. Io come altri dinanzi alla prima pandemia della nostra vita ho scelto razionalmente di affidarmi alla scienza e a chi, con dovizia di titoli ed esami (non inseguendo la vulgata di questo o quel sito web) spiega perché il piano vaccinale di massa è la vera e sola carta vincente contro il Covid 19. Se c’è chi non crede a virologi, medici e scienziati e pensa che siamo tutti vittime di un gigantesco complotto per asservire le nostre esistenze a non so quale potere superiore e invisibile, ne prendo atto. Ma difendo il diritto di una stragrande maggioranza delle persone a difendere il bene della propria salute e di quella delle persone con le quali si convive, si lavora, si incontrano a cena o al cinema o dovunque. Detto ciò mi parrebbe giusto e opportuno calmierare il prezzo dei tamponi riducendolo in misura anche significativa.

5. Ultima nota: in diversi scrivono che il vaccino in sé non ti preserva dalla possibilità di ammalarti di Covid. È vero. Alcuni miei amici sono risultati positivi dopo avere ricevuto la seconda dose. La tesi prosegue spiegando che, a fronte di questa verità, imporre il vaccino o lo stesso Green pass è del tutto inutile perché il virus circola comunque. Due repliche. La prima è che tutte le statistiche confermano una evidenza: se contrai il virus da vaccinato l’impatto è infinitamente meno grave che nel caso di soggetti non vaccinati (tradotto: non muori e non finisci in terapia intensiva dove oggi vi sono quasi solamente soggetti non vaccinati). Secondo: in un contesto sociale o lavorativo dove si abbia la certezza che tutti i soggetti sono vaccinati o negativi (previo tampone) le possibilità che il virus circoli e sviluppi il contagio si riducono drasticamente ed è questo il motivo che spinge a percorrere la strada (per quanto accidentata) che da mesi stiamo percorrendo.

Bon, per il momento fermiamoci qui.

Credetemi, almeno da parte mia il tentativo di riflettere ascoltando le motivazioni di chi la pensa in un altro modo c’è. Se poi tutto ciò dovesse risultare inutile ne prenderò atto, ma continuo a sperare che l’uso della parola, nel rispetto di chi sa rispettare, abbia ancora un valore maggiore dell’insulto o, peggio, della violenza.

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