Il commento dopo i referendum: onestà sul risultato, rispetto per chi ha votato, impegno per il futuro di opposizione e democrazia
Gianni Cuperlo che si esprime sui suoi profili social… Con i suoi dieci proponimenti dopo l’esito dei referendum…
- Quando si raccolgono le firme per indire un referendum popolare l’obiettivo è cambiare le parti delle leggi che si vogliono abrogare. Se non si raggiunge il quorum previsto dalla Costituzione il referendum tecnicamente fallisce. Riconoscere oggi di avere mancato quel traguardo è un atto di onestà.
- Circa quindici milioni di italiani (tra l’Italia e l’estero) sono usciti di casa per andare al seggio ed esercitare il loro diritto di voto: lo hanno fatto nell’idea che i temi al centro della consultazione meritassero quell’impegno. A loro non solo va il giusto ringraziamento, ma il rispetto dovuto a un popolo che si è sentito coinvolto e responsabile.
- Garantire una vera sicurezza sui posti di lavoro; il diritto alla reintegra se licenziati ingiustamente; la lotta alla precarietà come destino di vita; la possibilità di essere cittadini italiani con pari diritti e doveri: tutte le questioni sulle quali il referendum non è riuscito a incidere rimangono aperte e su ciascuna di esse dall’opposizione proseguiranno il nostro impegno e la nostra iniziativa.
- Se, come sembra, alle urne si è recato un numero di giovani superiore alle consultazioni più recenti, tanto il mio partito che il centrosinistra nel suo complesso debbono farne tesoro e investire su quella parte di società più colpita e offesa dal fallimento dell’azione della destra.
- Da destra e dal centro (qualunque cosa voglia dire) leggo e sento dichiarazioni che pontificano sulla scomparsa del “campo largo” e di un’alternativa possibile al governo Meloni. Faccio mio il commento lapidario di Mark Twain alla comunicazione del suo avvenuto decesso: “Trovo la notizia sovrastimata!” Tranquillizziamo amici, compagni e avversari: l’opposizione c’è stata, c’è e ci sarà e la piazza straordinaria di sabato a Roma lo ha confermato.
- La presidente del Consiglio (“vado al seggio e non ritiro la scheda”) e la seconda carica dello Stato hanno alimentato la spinta a disertare le urne. Farlo in un contesto che da tempo vede una partecipazione al voto tra le più basse della storia repubblicana e farlo occupando alcune delle più alte cariche dello Stato esprime tutta la loro concezione della democrazia.
- Affrontare seriamente la crisi democratica aperta da tempo nel nostro Paese come in tutto l’Occidente diventa una priorità non più rinviabile. Le urne non servono solo a definire chi vince e chi perde. Dobbiamo rifondare le ragioni della partecipazione e va fatto con atti e riforme rinviate per troppo tempo. Una democrazia con partiti e sindacati fragili soffre. Una democrazia senza elettori muore.
- Chi ha vissuto anche questa campagna referendaria con lo spirito di sempre (banchetti, volantinaggi, assemblee e incontri nei circoli o nelle piazze) ha toccato con mano la passione e la voglia di contare di tante e tanti che non si arrendono. Quel patrimonio diventa oggi ancora più prezioso. Il ringraziamento e l’abbraccio sincero questa sera vanno a ciascuna e ciascuno di loro.
- In bocca al lupo per i ballottaggi di Taranto e Matera.
- Da domani, zaino in spalla e si riparte!