Uscita straordinaria di #andataeritorno per ricordare l’albero secolare ora formalmente morto
Qualche giorno fa, la Gazzetta di Siena ha dato notizia della morte del grande leccio che sovrastava il chiosco dei Giardini della Lizza. Un annuncio che ha ufficializzato la scomparsa di un albero monumentale, a me molto caro.
Non ho potuto fare a meno di leggere questa notizia con un certo rammarico. Come ho già raccontato nel mio blog quasi un anno fa (27/8/2023), la morte del leccio era già evidente da tempo. Ora, finalmente, ne abbiamo la conferma ufficiale.
Per non dimenticare questo gigante silenzioso, ripropongo qui il pezzo che scrissi quel giorno, carico di amarezza e ricordi che, forse, saranno condivisi anche da molti senesi che hanno passeggiato in questi luoghi.
Giorno sei: un albero muore
L’unica cosa positiva è che ora cammino senza guardare più i piedi, ma dritto davanti a me. Una cappa di nebbia umida ricopre la città e i lampioni, nella penombra, hanno un’aura visibile. Attraverso strade che conosco da una vita, ma che non guardo più con attenzione. Stamani, però, complice forse il cambio di postura o la leggera nebbia che dava un che di drammatico al paesaggio, arrivato in Fortezza, ho subito notato qualcosa di strano. Il leccio secolare che fa da tetto al piccolo bar è morto, secco. I rami, scapitozzati dai giardinieri in un estremo tentativo di ridare vita all’antica pianta, non sostengono più una chioma vigorosa, ma solo batuffoli di foglie brune che, in un ultimo slancio di vita, l’albero ha fatto germogliare come per esalare un ultimo respiro.
Mi sono fermato ad osservarlo: il grande tronco, i rami nodosi… Non so se questa pianta sia censita tra i patriarchi vegetali, ma non importa. Quando qualche anno fa rifecero i chioschi per “dare decoro” ai luoghi, ricordo di aver pensato come potevano immaginare che un albero avesse la capacità di crescere sotto un manto di asfalto.
Ma tant’è, si è incaricato sicuramente un grande architetto di progettare un raffinato chiosco in laminato di rame, e poi lo si è appoggiato lì senza curarsi del contesto. E così hanno ucciso quello che per secoli aveva testimoniato il passare del tempo, perché l’importante era il “decoro”.
Sono affezionato a questo angolo di città. L’Asilo Monumentale è a cento metri da qui: è dove mia madre mi portò da piccolo, appena arrivato dalla campagna. Era il luogo dove tentò di “addomesticarmi”. Io, abituato alla libertà dei campi, venni rinchiuso per un anno in quell’austero edificio. La mia consolazione era un bombolone zuccheroso ripieno di crema, con cui mia madre comprava la mia libertà ogni giorno, proprio sotto il grande albero, nel vecchio chiosco di legno.
A cento metri c’è la Scuola all’Aperto: era una struttura per bambini gracili. Mia madre insegnava lì e, in qualche modo, riuscì a farmi entrare in prima elementare con la mia adorata maestra Gabbrini. Io, che rispetto agli altri bambini ero un piccolo toro. Era una suora senza velo con una pazienza infinita. Sapeva come prendermi e, visto che già leggevo e scrivevo, invece di farmi fare pagine di aste nel quaderno a quadretti, mi mandava a giocare in giardino.
Vorrei vedere qualche necrologio sui muri, qualcosa che segni la perdita che tutti abbiamo subito. Ma nessuno farà nulla. Solo il giorno in cui la pianta sarà abbattuta, forse, ci si renderà conto di cosa abbiamo perso, del grande vuoto che ci sarà tra le altre piante.
Salgo sul bastione e mi giro verso il grande leccio. Dall’alto, i rami con le punte tagliate sembrano braccia senza mani, alzate al cielo in cerca di un ultimo gesto di clemenza.
Rientrando a casa, ho tenuto la testa bassa. Un disastro al giorno è più che sufficiente. E oggi, proprio non riesco a essere felice.
Il Leccio (albero) era destinato a morire ormai da qualche anno ..probabilmente anche per lui è giunto il momento tanto inaspettato..la vecchiaia (senza indagare su possibili altre cause : non ne sono esperto) vale anche per le piante . È vero se ne va qualcosa della nostra storia: chissà da quanto tempo era lì..Mi suguro vivamente che venga sostituito al più presto con altrettanta bella e grande pianta ..addio “grande albero”
Carissimo è ovvio e vero che anche le piante muoiano ma ti assicuro che in in questo caso, frequentando da anni questo luogo, si è fatto di tutto per aiutarlo a morire, cementando la poca terra che aveva intorno quando fu realizzato il nuovo chiosco, prima c’era un grosso spiazzo a ghiaia permeabile, e poi si sono aggiunte un paio di capitozzature selvagge, deprecate oggi da ogni agronomo. E vero e usuale che gli alberi muoiono ma qui forse si tratta di “eutanasia” ma non nell’interesse della pianta. Non dico sia voluto ovviamente ma c’è stata molta imperizia e disattenzione.