Il voltafaccia alla Provincia è sintomo di pericolo

Le critiche e l’astensione di chi dovrebbe votare sembrano sottolineare una manovra con cui il Pd perde di vista il capoluogo per trincerarsi in un ente che ha perso significato

Leggendo il comunicato dei tre consiglieri comunali (Serena Signorini, consigliere comunale a Sovicille, Gianluca Marzucchi e Adriano Tortorelli, consiglieri comunali a Siena) che dichiarano di non votare per le elezioni provinciali ci sarà pure qualcuno che riterrà la cosa di poco conto, sbagliando in modo grossolano.

Prima di tutto perché qui non siamo di fronte al cittadino che, stanco e sfiduciato, decide di non andare alle urne, ma di persone impegnate che, basta leggere, danno una motivazione politica a tale scelta.

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Partendo da una critica a questa riforma che, onestamente, ha creato più disagi che benefici a fronte di modesti risparmi ampiamente assorbiti dai costi di inefficienza indotti. Ci sarebbe da riflettere sui temi della mancata tutela e manutenzione ambientale o su quante superfetazioni di organismi con poteri che potevano e dovevano essere assegnati alle Province sono stati costruiti, Ambiti territoriali, Consorzi di Bonifica e chi più ne ha più ne metta per decretare una bocciatura senza appello ad una riforma che appare una concessione demagogica al tema dei costi della politica più che una razionalizzazione tra poteri.

Maurizio Cenni

Ma la protesta si estende anche al merito, poiché come avevamo anticipato nelle nostre riflessioni , è palese l’assenza di un dibattito su temi concreti, oltre all’atteggiamento di autoreferenzialità del partito maggiore che, per altro, ha visto anche dissensi profondi al proprio interno e, lo ammetto, questa è una non notizia.

Sono infatti minoritarie le voci che si sono levate e hanno tentato invano di introdurre temi di discussione. Oddio, non è che nel centro destra ci sia stato tutto un fermento di idee e progetti, o che la voce del capoluogo si sia fatta sentire chiedendo garanzie, e ponendo necessità di un equilibrio programmatorio, forse da quelle parti si sta fermi fermi, tanto l’onda nazionale gioca per ora a favore.

Quindi si ritiene che tale elezione sia un problema di nomi non di contenuti che si può risolvere con l’autosufficienza dei numeri, salvo poi correre ai ripari quando la autosufficienza non basta a garantire niente, chiedendo a partiti e forze politiche minori di portare acqua, anche con le orecchie se necessario, ma evitando accuratamente che ogni accordo sia stilato in prospettiva di ricostruire un’alternativa concreta in quei luoghi ove il PD perde, a partire dal capoluogo, scusate se è poco.

È già accaduto nel passato recente e meno recente, e lo vedremo di nuovo tra poco, alla prossima tornata elettorale, forse le regionali, come torneranno gli appelli alla costruzione di alleanze che, se non inquadrate in una prospettiva politica seria che, partendo dalla condivisione dei contenuti preveda anche la condivisione delle responsabilità, suoneranno come al solito fasulle.

Verrebbe da dire che, come al solito e per altri mille temi, torna la sottovalutazione del peso politico sociale ed economico della città – anzi, si dirà, quasi quasi visto che la città è perduta se si ridimensiona che male c’è? -, si stabilisce un nuovo fortino nella Provincia, senza badare che al fatto che scricchiolii ce ne sono e in qualche caso hanno anche provocato cadute rovinose ma, che diamine come il Generale Custer a Little Big Horn, basta restringere il cerchio dei carri, rinserrare le fila aspettando tempi migliori. Sappiamo bene come finì in quel caso e quindi non conterei molto sulla valutazione che si possa ancora campare di rendita.

Ma tant’è il Pd cittadino commissariato assomiglia molto al Generale Custer e le elezioni provinciali sembrano essere sempre di più “lezioni provinciali”.

Maurizio Cenni

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