Post del 18 novembre
Un appello di ben quarantamila studenti chiede al governo (cioè al ministro competente) di abolire anche quest’anno (e immagino per sempre) le prove scritte dell’esame di Stato conclusivo (un tempo “di maturità”).
Leggo commenti perplessi e invece, voglio dirlo bello chiaro, io stò con loro. Non dico che scrivere il tema o far la traduzione sia sovrabbondante (perché abundans ad abundantiam nihil guasta), ma la domanda è se fosse sensato in un tempo digitale col botto ancora incapponirsi a riprodurre ghirigori per scritto. Insomma, che utilità potesse avere quel tema?
Alzi la mano chi avrebbe non dico una risposta, ma un argomento a difesa. Al quinto anno è chiaro che studenti che studiano sanno scrivere, caso mai la prova al posto dello scritto si facesse “ginnica” cioè di “educazione digitale”. Esempio: “Scriva il candidato un whatsapp di quattro cento caratteri in dodici secondi (senza uso del pollice destro)”. Ecco che allora sì che si vedessero le capacità acquisite e se abbiano avuto effetto le lezioni.