Riceviamo e pubblichiamo un servizio di Antimo Sanapo che costituisce anticipazione sul numero di settembre di Leasing Magazine…
Il tema della finanza alternativa ricorre spesso in questo periodo nei dibattiti sulla finanza. Ma ciò nonostante in Italia più del 70% delle PMI ricorre ancora alle fonti di finanziamento bancario.
Per affrontare il tema, pertanto, è opportuno fare un passaggio in Italia e partire dalla nostra storia della finanza, una finanza fortemente “bancocentrica”, con un ruolo di primo piano delle banche nel rapporto con le imprese.
La struttura finanziaria delle imprese italiane è caratterizzata da una forte dipendenza dal credito bancario che, tuttavia, ha evidenziato i suoi limiti e difficoltà a seguito della crisi dei mutui “subprime” e i fenomeni di crisi successi dal 2008 in poi che hanno coinvolto sia il mondo della finanza, sia quello dell’economia reale.
Vi è, inoltre, anche una tendenza al restringimento delle regole della Vigilanza Bancaria che vanno verso una direzione di rafforzamento e adeguamento del capitale delle banche, operando tramite una stringente definizione del patrimonio di vigilanza e un miglior monitoraggio e controllo dei rischi.
Questi cambiamenti rendono ormai da diversi anni l’accesso al credito un processo ancora più formale, strutturato e selettivo, orientando l’offerta di credito a controparti di elevato standing. Tali regole stanno creando un divario tra imprese meritevoli e imprese da un elevato standing di rischiosità, che incontreranno invece maggiori problemi.
In questo scenario, si aprono prospettive molto interessanti e concrete per diverse soluzioni con strumenti di finanziamento alternativi (alcuni nuovi e innovativi, altri invece già ben noti) da considerare come possibili opzioni e scelte di finanziamento sia questi complementari o tesi ad integrare i classici bancari.
Nella quotidianità della professione di advisor finanziario, capita spesso di trovarmi davanti imprenditori con tantissima confusione sul mondo delle fonti di finanziamento alternativo, e spesso e volentieri vi è dagli stessi un approccio di diffidenza.
La mia “ambizione” è quella di mettere un po’ di ordine, cercando di tirare le fila di un mondo così in forte evoluzione ed espansione che può essere, in alcuni casi, la chiave di volta di un’impresa.
FinTech
Entrando più nello specifico, sempre nell’ottica di fare chiarezza cerchiamo di identificare le varie soluzioni che può offrire la finanza “alternativa”. Una riflessione accurata è da dedicare al comparto emergente del FinTech, cercando di far capire che non esiste solo il crowfunding, e che la caratterizzazione da una sinergia e integrazione tra tecnologia e finanza da diverse soluzioni e peculiarità.
In questo articolo mi soffermerò sulle più rilevanti, evidenziando alcune macro categorie:
– l’equity crowdfunding, o crowdfunding azionario, è lo strumento con il quale un gran numero di persone (crowd) può finanziare la raccolta di capitale di società private in cambio, a seconda della tipologia, di quote societarie, azioni o azioni dematerializzate. Questo consente di finanziare startup innovative e piccole e medie imprese attraverso portali online autorizzati, erogando un contributo finanziario in cambio di quote societarie delle stesse imprese (equity);
– l’invoice trading, vale a dire la cessione di crediti commerciali, a investitori professionali di fatture commerciali con scadenza mediamente 3-4 mesi, tramite piattaforma web, con un target di investitori professionali. Questo strumento, attualmente il più utilizzato tra quelli del canale FinTech, ha generato, al 30 giugno 2020, un volume di finanziamenti pari a quasi 3 miliardi di euro, di cui 1,157 miliardi da giugno 2019 a giugno 2020 (+23% rispetto all’anno prima – fonte dati: Osservatorio Politecnico Milano);
– il social lending, o anche peer-to-peer lending, vale a dire prestiti che gli investitori possono effettuare attraverso una piattaforma web a persone fisiche o imprese a fronte della restituzione del capitale più un interesse. In genere la piattaforma di lending seleziona il prestito attribuendo un rating e lo suddivide fra una molteplicità di investitori già acquisiti, frazionando il rischio, oppure lo presenta a una platea diffusa, che può decidere se finanziare o meno il progetto. Da giugno 2019 a giugno 2020 le piattaforme di lending hanno erogato a titolo di prestito alle PMI italiane 339 milioni di euro, con aspettative di crescita significative (fonte dati: Osservatorio Politecnico Milano).
Il mercato italiano
Nei primi tre mesi del 2021 si sono registrati oltre 637 milioni di euro di finanziamenti alle imprese, con una crescita significativa a livello di aziende finanziate, che passano da 676 nei primi tre mesi del 2020 a 1.795 nei primi 3 mesi 2021, secondo i dati dell’Osservatorio nazionale dell’Associazione ItaliaFintech.
Tra gli strumenti FinTech più utilizzati per finanziare le PMI italiane, in questo primo trimestre del 2021 crescono in particolar modo l’invoice trading (134 milioni di euro, +6,3% rispetto allo stesso periodo del 2020) e i prestiti consumer (34,8 milioni di euro, +49,4% rispetto al 2020).
I dati su evidenziati sul credito erogato dalle società FinTech indicano come, sia per i privati che per le aziende, questi strumenti non siano percepiti come una novità assoluta, ma sempre più come ordinari strumenti di accesso al credito, in grado di assicurare tempestività, velocità e semplicità (anche a fronte di un costo maggiore) nel ricevere un prestito rispetto ai canali tradizionali.
È da precisare, in ogni caso, che vi è sempre un processo valutativo operato dalle società FinTech con un’analisi del merito creditizio del richiedente.
Finanza sostenibile
Un altro campo interessante legato al filone della finanza sostenibile è rappresentato dall’emissione di obbligazioni legate ai parametri appunto della sostenibilità. In questo settore, assistiamo a diversi possibili strumenti di finanziamento con alcune differenze sostanziali nelle rispettive caratteristiche tecniche:
– Green bond (in cui gli emittenti chiedono di essere finanziati per portare a termine, entro la scadenza fissata, specifici e ben definiti progetti in campo ambientale);
– Sustainability linked bond (in cui l’emittente, invece, si impegna a migliorare, entro la scadenza dell’obbligazione, le proprie performance di sostenibilità, non legate però a specifici progetti, con una libertà pertanto nella destinazione d’uso dei proventi netti raccolti). L’Italia sta giocando un ruolo importante a livello globale nel segmento dei sustainability linked bond, anche in virtù del fatto che la prima emissione, a livello mondiale, è stata realizzata dal Gruppo Enel nel 2019. È da segnalare, inoltre, l’emissione, a fine 2020, di Veritas spa, multiutility veneta, con il collocamento di un sustainability-linked bond, non convertibile e non garantito, per 100 milioni di euro.
Apertura al mercato dei capitali
Un ulteriore tema di forte attualità, in un’accezione di finanza “alternativa”, è rappresentato dal processo di apertura al mercato dei capitali. La necessità di un percorso di sviluppo dimensionale, sia per linee interne che esterne, impone alle aziende una riflessione su come sostenere sul piano finanziario progetti simili.
In questo senso, non sempre è percorribile un approccio esclusivamente “bancocentrico” basato sul debito bancario mentre potrebbe risultare utile riflettere sulle possibili opportunità legate agli strumenti che può offrire il mercato dei capitali: dalla quotazione in Borsa (sia al mercato AIM per le piccole e medie imprese, sia al mercato STAR per le imprese più strutturate), all’ingresso nel capitale di un fondo di private equity o all’emissione dei Minibond.
Un altro canale emergente è dato dal nuovo mercato del private debt che, a seguito di una recente regolamentazione, offre la possibilità alle piccole e medie imprese emettere titoli di debito, o ibridi, alternativi quindi al classico canale bancario.
Se le imprese vogliono accedere ai capitali messi a disposizione dalle fonti di Finanza Alternativa, devono confrontarsi con nuove regole del gioco, dove aprirsi al mercato dei capitali significa non solo raccogliere capitali, ma soprattutto entrare in una prospettiva di sviluppo e di allargamento degli orizzonti imprenditoriali, di miglioramento di immagine e visibilità anche a livello internazionale; parafrasando un celebre aforisma, non ci si può permettere il lusso di giocare a scacchi con un piccione ma bisogna sviluppare una nuova consapevolezza di comportamenti, che porti a risultare interessanti ed attraenti per una platea dei soggetti “prestatori”, diversi, per loro natura ed intenti, da quelli dei canali del credito bancario.
Possiamo essere anche i “campioni nel mondo di scacchi” della raccolta della finanza tradizionale, conoscerne i meccanismi e le alchimie ma il piccione, in quello della Finanza Alternativa, farà cadere tutti i pezzi e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui. Vincere in questo nuovo mondo significa soprattutto convincere e tutto questo presuppone da parte delle aziende una crescita manageriale a vari livelli (governance, organizzazione interna, modelli di controllo, competenze, etc) come presupposto per avviare un simile processo.
Antimo Sanapo di Sanapo & associati