Non diciamo che è una regola, diciamo che fa parte del carattere, dell’indole e della musicalità dei popoli latino-americani il fatto di cantare e mettere in musica anche i temi più dolorosi della vita, anche con ritmi che ad un osservatore frettoloso sembrerebbero adatti a scatenarsi in un allegro ballo.
Elis Regina era la cantante preferita dei più grandi compositori brasiliani, da Veloso a Jiao Bosco. I suoi ammiratori la chiamavano “Uragano” e “Peperoncino” perché non aveva paura di dire quello che pensava. Nel 1964 il presidente del Brasile, Goulart, intenzionato a nazionalizzare le compagnie petrolifere e ad iniziare una riforma agraria, “costrinse” i democratici Stati Uniti ad appoggiare un golpe militare al grido “Noi ci s’ha la nostra Cia, Chi non è con noi lo cacciam via”.
La povera Elis, naturalmente, non si zittò e in un’intervista del 1969 definì il governo “un governo di gorilla”. Qualche anno dopo, guarda caso, Elis muore, ufficialmente per un cocktail di Campari e cocaina, ma te pensa un po’.
“L’ubriaco e la equilibrista” è un testo complicato e pieno di significati che hanno a che fare con la tremenda dittatura militare. L’Ubriaco rappresenta i poeti,i musicisti, i cantanti che, ubriachi di democrazia, non esitano a farsi sentire. L’Equilibrista, a sua volta è l’idea e la speranza di democrazia, sempre in bilico ad ogni rinnovo di potere governativo.
Ma dentro al testo ci sono riferimenti a un viadotto crollato (senza che i “Gorilla” facessero un’inchiesta e senza indennizzare le famiglie dei defunti, ci sono le grida e il pianto dei familiari di tutte le persone arrestate, torturate e fatte sparire. Il tutto, come si diceva all’inizio, con questo onnipresente e coinvolgente ritmo di samba.
Il “Cacciatore” ve la presenta anche nella versione di Joao Bosco, che l’ha dedicata a Charlie Chaplin, ed ecco la ragione per cui l’artista la inizia sempre con un accenno a “Smile”.
Alla prossima.
