Ma a Como il lago ce l’hanno

Divagazioni a sfondo Robur di “Diddo” del tutto stregato dagli incontri nelle Highlands

Riceviamo e pubblichiamo queste “intense” suggestioni da Marco “Diddo” Di Dio

Ma a Como hanno il lago… E con questo? Un par di ciufoli, direbbero nella capitale, o forse meglio un onomatopeico “E sticazzi!” ed altri francesismi che la “licenza” ci propone. Sì perché se il lago l’hanno a Como, nelle vicinanze c’è pure Lecco con il suo ramo… secco? Poi abbiamo Bellagio – ah, ma quello lo hanno preso in prestito a Las Vegas – oppure il Trasimeno, il Lago di Bracciano e financo il Lago di Chiusi.

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Noi ci s’ha il Lago della Strolla o quello del Pietriccio, ma forse non “piaciano” – come diceva la mi’ nonna – come quello di Como. Poi che ci s’ha? Mah, una volta c’era il Monte, o forse è meglio dire: c’era una volta il Monte. Punto e basta.

Nei miei sogni di ragazzo roburriano, un talento locale dalla Robur passava ad una big, che lo pagava a peso d’oro, permettendo a noi di andare dalla C2 alla B. Invece nulla, il primo Senese che sboccia dopo anni, Bettarini, al secolo Stefano da Forlì ma naturalizzato a Buonconvento, parte calcisticamente da Staggia e diventa professionista nel Francesco Baracca di Lugo di Romagna; per la Robur non c’è ovviamente nulla.

Con Corradi, al secolo Bernardo, stessa zolfa, lui parte dal Rosia dopo delusioni con il Siena, ma riesce con il carattere che lo contraddistingue ad arrivare persino al Valencia; ma per la Robur ancora una volta non c’è trippa per gatti.

Quindi nulla, non ci sono speranze, saremo condannati a vita alle anonime C1 o C2 che siano. Ed invece no! Un tale “Ammiraglio” riesce ad andare al mercato di Milano ben due volte con il portafoglio un po’ più zipillo e senza il diktat “prima vendi, poi se volano i ciu’i, compra”, riesce a far vincere il campionato di competenza… e senza monti, colline o laghi, la Robur arriva in Serie A, cosa di cui si accorge anche la Banca di un tempo.

Cambiato lo scenario, cambiano anche i sogni del cresciuto uomo roburriano: ora si immagina che la Banca, che al tempo rappresentava il quinto gruppo bancario italiano con sedi in molte parti del mondo, trovi uno sceicco strapieno di quattrini che compra la Robur, fa lo stadio novo e ci tiene lassù in tasca a tutti. Ed invece nulla, lo sceicco ‘un s’è visto ed invece è arrivato un “palazzinaro” e tutti sappiamo come sono andate le cose.

Ai giorni d’oggi si vede un gruppo di millantamigliardari che, perché amanti del lago, comprano il Como in Serie Z e lo portano in Serie Champions. Ma anche Siena ha un suo lago, che non è un lago vero e proprio, ma ha la sua porca attrattiva. Me ne sono accorto dopo una vacanza bella e ricca di soddisfazioni, in un angolo remoto del mondo. Vi narro di tre episodi in particolare…

Episodio 1

Per accontentare il mi figliolo HerryPottiano visitiamo il famoso Glenfinnan Viaduct, nei pressi c’è un barrino ricavato da una biga per cavalli, dove sento un profumo di caffè invitante: dopo giorni di sbrosce proviamo un caffè decente, iniziando un dialogo con il barista.
“Di dove siete?”
“Italia”
“Ok, ma di che città?”
“Vicino a F… Siena”
“Great. Great. Football team in Italian Serie A”
Piango, giuro. Dopo tutti questi anni in un posto sperduto si ricordano della Robur in Serie A e quindi cominciamo a parlare dei grandi giocatori bianconeri.
“Vieni Herry, ti ricordi della Robur e quindi ti meriti una foto con me e la mia sciarpa” (che porto sempre dietro in tutti gli angoli del mondo)
Ecco Henry e me.

Episodio 2

Siamo in una grande città scozzese, ci fermiamo a cenare in un ristorante e la cameriera, locale, incuriosita dal nostro strano accento, ci chiede di dove siamo.
“Siena”
“Wow, Siena, where is that wonderful horse race. I’ve been there twice”
Quindi anche una cameriera – con tutto il rispetto per la categoria che svolge un gran lavoro – e non un mega direttore con la poltrona di pelle umana, conosce Siena ed il suo Palio.

Episodio 3

Stessa città, c’è il mercatino delle pulci a Barras Market, quale luogo migliore per trovare maglie originali di club locali senza donare un rene? Ed eccomi a dialogare con un simpatico locale, che appena sente l’accento maccheronico tira fuori il cellulare e mi dice fiero:
“In my heart there is an Italian team” e sfodera uno stemma della Fio… “Thanks to my brother Giancarlo Antonioni”
“Giancarlo grande uomo, ma che ne pensi di Tore Andre Flo?”
“I hate Flo, he is not a good person”
“Eh ci credo, vi servì una bella pappina, con la sua testolina bionda”
“Wait, I’ll get a nice shirt for the photo”
Ecco Bill e me.

Perché vi racconto questa favola?

Perché non credo che serva un lago, un fiume o un Monte, per far “innamorare” di Siena qualcuno, ma solo la chiarezza e la determinazione di una Amministrazione con programmi e progetti chiari, senza chi ci vuole mettere per forza bocca senza competenze, specie con i soldi degli altri. Altrimenti le “cucine” e i “cioccolatini” si facevano a Siena. Con chiaro riferimento al “Signor Stosa” – che pare non sia stato per nulla interessato a venire a investire dalle nostre parti – e alla Perugina, che pare un tempo avesse messo gli occhi su Siena, patria di una grande tradizione di dolci particolari, e che invece trasmigrò ad un’ora di macchina da qui. Qui dove tutto si ferma a quattro zampe e a quattro ferri e poco più.

W LA ROBUR

Diddo

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