Paga Pantalone! Sempre più rari gli esempi

L’Italia si sta adeguando alla scomparsa della figura del patron mecenate. E i ripetuti deficit stanno insegnando

Quinto e ultimo servizio del nostro viaggio in cinque puntate, offerto da SinC, sui modi di rappresentarsi dei tifosi per accrescere le proprie squadre e società. Illustriamo oggi come ha deciso di comportarsi l’Italia. Ultima a essere descritta è stata l’esperienza spagnola dei Socios. In precedenza abbiamo presentato il quadro generale e poi abbiamo scritto dell’esempio tedesco e successivamente di quello inglese. Buona lettura.

Gli assetti delle proprietà dei club calcistici italiani sono stati storicamente legati al modello del mecenate, o in alternativa dell’investitore singolo, spesso radicato nel tessuto economico locale. Dopo un sostanziale successo, tale modello è entrato progressivamente in crisi alla fine degli anni 2000, a causa della graduale finanziarizzazione del calcio e alla contestuale espansione della crisi economica globale.

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La volontà di non rinunciare a correre per la competitività ha aumentato la propensione all’indebitamento dei club: una commistione che, con l’esplodere della crisi del 2008, ha palesato l’insostenibilità del sistema di gestione mecenatistica in un calcio progressivamente globalizzato. I grandi club si sono perciò aperti agli investitori stranieri per mantenersi a galla, alimentando una bolla che tuttora continua a crescere, ma per i piccoli spesso non c’è stato modo di evitare il fallimento. Circa 160 club professionistici sono scomparsi negli ultimi venti anni, alcuni sono falliti più volte dopo essere ripartiti, e migliaia hanno avuto lo stesso destino tra i dilettanti.

In questa situazione, i tifosi hanno dato vita a iniziative spontanee, perlopiù con l’obiettivo di partecipare al salvataggio e successivamente alla gestione della propria società calcistica. Tali iniziative si sono concretizzate in comitati, associazioni e cooperative, costituite per sostenere economicamente o per ricostruire società fallite.

Le prime organizzazioni strutturate (democratiche, aperte e inclusive come abbiamo visto nella prima puntata), che hanno tratto ispirazione dalle esperienze estere, hanno iniziato la propria attività tra il 2009 e il 2010: queste, come tutte quelle sorte negli anni seguenti, sono diventate progressivamente più attrezzate e sempre più orientate a garantire un accesso diretto ai tifosi nella governance del club, o comunque a incidere sulla sua gestione. Come abbiamo visto nelle precedenti puntate, i modelli di riferimento che hanno orientato la nascita alla ‘via italiana’ sono stati quelli di Germania (associazionismo e deroga del 50+1), Spagna (Socios) e Regno Unito (Community Club e Supporters’ Trust). Rispetto alle forme precedenti, sempre erroneamente indicate con la definizione abusata di ‘azionariato popolare’, queste assumono delle caratteristiche ben definite ispirandosi a principi di democrazia interna, inclusività, apertura e indipendenza dal club di riferimento. In questi anni, i tifosi hanno dato vita a iniziative spontanee, principalmente con lo scopo di salvare le rispettive società, travolte dalle problematiche economiche successive alla grande crisi finanziaria del 2007-2009, e di partecipare attivamente alla loro gestione.

Da allora è nato un vero e proprio movimento spontaneo di associazioni di tifosi che promuovono forme di partecipazione popolare attiva nella gestione delle società sportive, sia svolgendo un’opera di controllo esterno sia partecipando a diversi livelli all’interno della compagine societaria con l’ambizione di avere un ruolo proattivo nel supporto alla società e di orientarne l’attività con il fine coinvolgere nelle sorti del club la base del tifo e la comunità locale. Si contano attualmente circa una sessantina di realtà che con diverse fortune hanno avuto un ruolo attivo all’interno del club di riferimento. Diversi sono i club che possono definirsi a partecipazione popolare ovvero: una società sportiva sotto forma di Associazione Sportiva, ASD nel caso italiano, in cui ogni associato ha un solo voto a prescindere dal contributo che versa: ‘una testa, un voto’; oppure: una società sportiva sotto forma di Società a Responsabilità Limitata (Srl) o Società per Azioni (Spa) in cui la Società è partecipata per la totalità delle quote/azioni, o almeno dal 50% +1, da una associazione di tifosi (Supporters’ Trust) regolata dal principio ‘una testa, un voto’, aperta, inclusiva, accessibile a tutti e votata alla salvaguardia di storia e tradizione del club di riferimento. Tali club sono espressione di democrazia e partecipazione attiva: tutti i soci sono uguali, hanno gli stessi diritti e doveri e facoltà di accesso alle cariche associative senza limitazioni né privilegi. Alcuni esempi rilevanti sono il Derthona, gestito dall’APS “Noi siamo il Derthona”, ed il Fasano, gestito dall’associazione di promozione sociale “Il Fasano siamo noi”, come ancora il Centro Storico Lebowski (conformato come Società Cooperativa Sportiva Dilettantistica per Azioni), l’Ideale Bari (ASD), il Brutium Cosenza (ASD), il Cava United FC (conformata come Società Cooperativa Sportiva Dilettantistica per Azioni). E queste sono solo alcune delle molte realtà che si sono formate nell’ultimo decennio.

La cooperazione tra le organizzazioni e l’interscambio con le realtà europee hanno dato modo di definire quelle che sono le caratteristiche-base della struttura associativa delle realtà italiane, ovvero:

  • Democraticità: i meccanismi interni, certificati dallo statuto dell’associazione/cooperativa, garantiscono la massima democraticità con il principio del ‘una testa un voto’ a prescindere dalla quota di adesione versata che varia da gruppo a gruppo. Questo per consentire la massima accessibilità a tutti i tifosi, per garantire che i soggetti coinvolti nella direzione dell’associazione e nei ruoli di rappresentanza nella società sportiva siano trasversalmente riconosciuti e condivisi con l’intera tifoseria;
  • Senza scopo di lucro: gli eventuali utili realizzati dalle associazioni vengono costantemente reinvestiti o portati a riserva, l’utilizzo e la destinazione di tali fondi è spesso soggetto a votazione, a meno di deleghe particolari a membri del direttivo dell’associazione. Nella prassi standard le quote associative sono accessibili, di entità contenuta (<50 euro) e destinate all’allestimento delle attività associative (assemblee, campagne, meeting ecc..);
  • Indipendenti, di proprietà e gestiti dai tifosi: nascono da una ‘iniziativa” dal basso” dei tifosi e sono gestiti attivamente dagli stessi attraverso le votazioni, la partecipazione agli eventi e i contributi sia in termini economici sia di idee, proposte e suggerimenti. La natura ‘popolare’ del movimento e l’indipendenza rispetto al club sono i tratti distintivi della maggioranza delle associazioni di tifosi nate spontaneamente andando a catalizzare un’esigenza condivisa del territorio;
  • Focalizzati sulla comunità: l’attività dell’associazione di tifosi non riguarda solo i rapporti con il Club ma si occupa anche di sviluppare una fitta rete di interazione con la comunità di riferimento, facendosi promotrice di iniziative volte all’integrazione sociale e alla potenziale creazione di sinergie economiche;
  • Non esclusivi, giuridicamente riconosciuti e a responsabilità limitata: le quote di adesione devono essere sostenibili e accessibili a tutti, sono strutturate per consentire l’accesso all’associazione di tifosi a tutti indipendentemente dalla condizione economica del socio, per il quale esistono anche delle agevolazioni in funzione del proprio status sociale. Questo affinché la democraticità sia, oltre che formale, sostanziale, con la reale possibilità di incidere sulle scelte di indirizzo;
  • Responsabili, trasparenti ed aperti. Flessibili abbastanza da poter operare un numero elevato di membri. Potenti abbastanza da influenzare e perfino aiutare la gestione dei club: la continua comunicazione che sviluppano ha come obiettivo la massima trasparenza nelle attività svolte dall’associazione, sulla gestione dei fondi, per la quale spesso è prevista una rendicontazione mensile consultabile da tutti i soci, e sulle attività svolte in collaborazione tra i membri e il Club di riferimento. Trasparenza e apertura devono garantire che ogni soggetto interessato abbia facile accesso ai documenti e ai rendiconti delle operazioni svolte dall’associazione che è tenuta costantemente ad informare la base.

Gli obiettivi e le finalità di queste organizzazioni sono fondamentalmente i seguenti:

  • Incoraggiare il board dirigente del Club a tener conto degli interessi di tutti i tifosi (sia residenti nei confini nazionali che all’estero) e della comunità locale (imprese locali, residenti, autorità, associazione della società civile, tessuto culturale e scolastico ecc.) quando si prendono decisioni che hanno un impatto su di loro;
  • Coinvolgere attivamente e professionalmente tutte le parti interessate su temi legati al club; 
  • Agire come mezzo di comunicazione tra i tifosi e la dirigenza del club;
  • Incentivare discussioni su tematiche rilevanti da presentare all’attenzione del club (Stadio, Governance, relazioni istituzionali);
  • Collaborare con istituzioni e altre associazioni di tifosi su questioni comuni, come prezzi dei biglietti, orari dei match ed ogni aspetto legato al tifoso;
  • Salvaguardare e tramandare la storia e la tradizione della società sportiva;
  • Promuovere la dimensione e il ruolo sociale dello sport nella comunità di riferimento;
  • Partecipare al capitale sociale del club.

Principalmente l’attività delle associazioni di tifosi italiane, che hanno diverse vie per sviluppare la propria influenza sul club di riferimenti, si è articolata come segue:

– Salvataggio del club dal fallimento: in questi casi, l’associazione di tifosi ha preso parte attiva nel tentativo di salvataggio del club attraverso raccolte fondi e campagne di sensibilizzazione; in molte altre occasioni, si è relazionato con l’amministrazione pubblica e con il tessuto imprenditoriale e ha rivestito un importante ruolo di intermediazione a tutela delle istanze dei tifosi (fra gli esempi, Orgoglio Amaranto, Arezzo; ‘Il Fasano siamo Noi’, US Fasano);

– Rifondazione del club: l’associazione è stata protagonista nel processo di rifondazione della società sportiva dopo il fallimento, in genere dopo aver partecipato al tentativo di salvataggio; in questi casi, ha assunto il controllo totale del club o una quota di minoranza, stabilendo un percorso di cooperazione con le nuove proprietà (ad esempio, Aps Taras 706 a.C., Taranto FC; Barletta Club ”i Biancorossi’, Barletta; ‘Il Fasano siamo Noi’, proprietario dell’US Fasano, ‘Noi siamo il Derthona’, proprietario del FBC Derthona);

– Acquisizione del marchio e della denominazione sociale: nell’ambito delle procedure fallimentari diverse associazioni hanno acquisito all’asta marchio e denominazione del club, concedendoli in comodato d’uso gratuito alle realtà sportive che lo hanno rifondato con una nuova matricola FIGC, esercitando inoltre una forma di controllo all’ingresso delle nuove proprietà; in alcuni casi si è deciso per statuto di sottoporre le eventuali modifiche di marchi e denominazioni al vaglio dell’associazione, tramite poteri di veto (alcuni esempi: Aps Taras 706 a.C., Taranto FC; Lucca United, Lucchese);

– Cooperazione nella gestione: alcune associazioni hanno stabilito un legame duraturo e costruttivo con il club, attraverso il dialogo e l’instaurazione di un rapporto di fiducia, pur senza che si verificasse l’ingresso ufficiale in società; in questi casi, le associazioni hanno dato vita ad attività condivise con il club, gestendo, per esempio, il settore giovanile (i casi di Aps Taras 706 a.C., Taranto FC; Ass. Noi Samb, Sambenedettese; Fondazione SEF Torres 1903, Sassari);

– Partecipazione con quote di minoranza (alcuni esempi del passato: Amici del Rimini, Coop Modena Sport Club, MyRoma);

– gruppo di controllo esterno: realtà che non hanno impegno diretto nella società ma che  cooperano in sinergia con essa e/o svolgono un controllo sulla sostenibilità a lungo termine della stessa (alcuni esempi: Verona col Cuore, Hellas Verona; Orgoglio Imolese, Imola; Millenovecentoquattro, Siena; Fans 1919, Salernitana; Palermo Supporters Trust; Magico Padova; Passione Giallorossa, Massafra; Passione Lecce);

– creazione di realtà sportive alternative (cd. ‘calcio popolare’) al club storico locale, nate non per antagonismo ma per ritrovare, sopratutto sugli spalti, luoghi dove vivere socialità e aggregazione con modalità d’altri tempi (alcuni esempi: Centro Storico Lebowski, Firenze; Ideale Bari; Brutium Cosenza; SanPrecario Padova; Atletico San Lorenzo, Roma; Quarto 2012, Napoli; Palermo Calcio Popolare; St. Ambroeus FC, Milano: Cava United Football Club, Cava de’ Tirreni).

Nel 2014, nel solco di un percorso comune intrapreso tra diverse delle realtà menzionate, è nata l’associazione Supporters in Campo (SinC): attiva informalmente dal 2010, SinC si è costituita in seguito alla prima collaborazione con la rete europea dei tifosi SD Europe – oggi inglobata della Football Supporters Europe – grazie al progetto europeo finanziato da Commissione Europea e UEFA ‘Improving Football Governance Through Supporter Involvement & Community Ownership’ nell’ambito del programma Preparatory Action in the Field of Sport. Il riconoscimento del ruolo fondamentale dei tifosi nel mondo dello sport è sancito anche dal sostegno della UEFA al position paper “The heart of the game: why supporters are vital to improving governance in football”.

Il coordinamento nazionale di SinC, nel 2013, è stato tra i migliori risultati dell’opera svolta con il sostegno della Commissione europea e della UEFA da parte di Supporters Direct UK nel progetto “Migliorare la governance del calcio attraverso il coinvolgimento e la proprietà dei tifosi” che ha avuto luogo nel periodo marzo 2012 – giugno 2013, e ha contribuito a costruire progetti nazionali ed europei, creando rappresentative di supporters riconosciute nel dialogo con le

istituzioni sportive e gli altri stakeholder, consentendo di promuovere progetti di good governance attraverso il coinvolgimento democratico dei supporters, in linea con i valori dell’Unione Europa. Dalla cooperazione tra le associazioni, è stato realizzato il ‘Manuale di Supporters in Campo”: una guida pratica per tutti i tifosi che sono interessati a condividere il percorso di coinvolgimento attivo nella gestione delle società sportive, dal titolo “Il Calcio senza tifosi perde la propria anima”. Da allora, la rete fornisce supporto gratuito a tifosi e associazioni che hanno intenzione di intraprendere un percorso di partecipazione attiva e costruttiva con il proprio club di riferimento, sia nell’opera di organizzazione iniziale che nell’aiuto allo sviluppo di realtà già attive, attraverso la condivisione del ‘know how’ acquisito e delle best practices, e le coinvolge in attività condivise con la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), le principali leghe del calcio italiano e in progetti europei con partner internazionali.

Attraverso il progetto europeo ”Clubs and supporters for better governance in football” prima, e ”Fans Matter”, poi, la rete è entrata in un positivo rapporto di cooperazione con la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), che ne ha riconosciuto il positivo impatto nello sviluppo di forme di dialogo strutturato tra club e tifosi e nella promozione del ruolo del Supporter Liaison Officer (SLO).

In definitiva, l’Italia è ancora un cantiere aperto in termini di sviluppo dei percorsi di partecipazione attiva dei tifosi: molta strada è stata fatta con la sola spinta dalla base, ma molta ancora ce n’è davanti. Un percorso lungo e graduale, che richiede un lento ma constante processo di crescita culturale. I tifosi in primis devono comprendere il vero potenziale dell’unione in nome di un obiettivo comune, e i mondi, imprenditoriale e istituzionale, dovrebbero sfruttare queste iniziative costruttive per dare sempre più solidità alle società sportive.

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