Quando si parla con passione, Francesca Guasparri c’è

L’ex presidente di Usd Millenovecentoquattro ci racconta una storia di impegno, cuore, sacrifici e prospettive

Incontro Francesca Guasparri per scrivere un’intervista in due giorni diversi, in due luoghi diversi. Il primo è un locale in via Massetana, dove mi invita per “un teino”; il secondo è il suo laboratorio di arte orafa in Vallerozzi.

Ho delle domande preparate da fare, dei macro-temi da toccare, ma è impossibile seguire qualsiasi cosa preparata quando si parla con Francesca, perché il suo pensiero si muove secondo legami inaspettati che sarebbe un crimine troncare. Mi faccio trascinare in una conversazione che non è solo affascinante per il suo contenuto ma lascia qualcosa nell’aria anche nelle ore a seguire, nei giorni a seguire. Ricostruire il tutto è un’impresa ardua di cui propongo qui il risultato, sperando che si percepisca anche solo qualche traccia di ciò che sta fuori dalle parole.

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Francesca Guasparri, a Siena ma soprattutto per chi segue il Siena, non ha bisogno di molte presentazioni. Va ricordato però – ed è il motivo principale per il quale ci incontriamo – che è la presidentessa uscente di Usd Millenovecentoquattro ed attualmente ricopre il ruolo di consigliera. Comincio perciò chiedendole…

Francesca Guasparri

Ma quando è nata l’associazione sei stata tu il motore immobile o sono stati gli altri a cercarti?

“Devi sapere che io nella vita vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, ma in quel momento, nell’estate del 2023, dopo il terzo fallimento in pochi anni, c’era un clima di depressione totale. Nel gruppo Battaglione Boscagli di cui faccio parte – che era già un gruppo eterogeneo – si era sparsa la voce di un incontro che ci sarebbe stato in via Tommaso Pendola, dove c’è la sede dell’associazione Arturo Pratelli. Io mi immaginavo che saremmo stati in pochissimi e in effetti fu così. Anche io in quel periodo pensai addirittura che non sarei tornata più allo stadio, non certo per una questione di categorie, ma proprio perché c’era una sensazione brutta di impotenza, sembrava dipendere sempre tutto da altri. In quell’incontro eravamo tutti disorientati, solo Simone (Bernini è l’attuale presidente, ndr) riuscì a buttare giù delle idee. Ci parlò di ‘Supporters in Campo’ e di come quelle persone fossero riuscite, in periodi difficili, a rialzare la testa tramite una sinergia tra tifosi, amministrazione comunale e società, cercando di partecipare in maniera positiva e propositiva”.

Qui Francesca si interrompe, perché intorno a noi, nel locale, una barista sta spostando alcuni tavoli. Il rumore del tavolo trascinato sovrasta le nostre voci, la barista sembra in difficoltà e Francesca nel giro di due secondi è in piedi a darle una mano: “gnamo gnamo così si fa prima”.

Poi si risiede velocemente e continua il racconto: “Anche per quanto riguarda le donne, chiaramente quando il Siena era in B o in A c’erano un sacco di ragazze, ma poi erano sparite tutte. Insomma, a quest’incontro s’era veramente in pochi. E l’unica donna ero io. Quando Simone raccontò questa storia, la gente lo ascoltava rapita e tutti cominciarono a dire che si poteva provare anche noi, perché non avevamo niente da perdere. C’era però il problema di scegliere un presidente, ma nessuno si offriva, tutti guardavano in terra”.

Compresa te? O ti sei offerta volontaria?

“Assolutamente no, io non mi sentivo all’altezza. Però qualcuno cominciò a indicare me. Tutti conoscevano bene mio fratello, che era una persona esplosiva, ma non come me, io ho solo trovato la scusa di dire che sono un’artista, ma a casa mia i veri mostri erano mio padre e mio fratello: loro sapevano fare tutto quello in cui si applicavano”.

Francesca parla con grande modestia, quindi la incalzo… Se hanno scelto
te ci sarà un motivo!
Le dico.

Segue il primo e unico silenzio della nostra conversazione… “Insomma vabbeh, non potevo fare la preziosa, anche mio marito mi disse di provarci e alla fine ho accettato”.

Francesca Guasparri alla Tuberosa dove era ospitata l’assemblea nazionale di SinC

E com’è stato l’inizio?

“Simone è stato geniale, perché siamo partiti praticamente in sei, ma lui già dal principio ha deciso di suddividerci i compiti. Siamo andati immediatamente dal notaio, abbiamo formato un gruppo, siamo andati avanti. E il tutto gestito in maniera talmente, spontanea, democratica e creativa che mi ha convinto subito. Nelle cose che mi piacciono io mi butto a capofitto, e così è stato: ho associato un sacco di gente che conoscevo, ho cercato di coinvolgere anche mie amiche”.

Un bilancio del tutto positivo, quindi?

“Io credo di sì, perché abbiamo trovato dei modi per mandare avanti un’etica dello sport e un’idea di collaborazione che è difficile da trovare in giro. Dopo pochissimo tempo che eravamo partiti, eravamo già in Comune con l’idea di creare una base solida dal principio: noi, la società sportiva e il Comune”.

E in che modo vi siete presentati?

“Come un’associazione di tifosi, nel senso di persone che amano il Siena e Siena”.

Francesca sottolinea con forza “il Siena e Siena” e accompagna la frase con un gesto che significa unione, legame. “Insomma – continua Francesca – non avrei mai creduto, nonostante io sia veramente ottimista, che in così poco tempo potesse venir fuori tutto questo. Siamo riusciti a fare delle cose positive – anche se qualcuno purtroppo non le vuole vedere – che vanno anche oltre il tifo”.

Siete riusciti a portare a termine tutto quello che vi eravate promessi?

“No, non proprio tutto. Per esempio, l’idea di portare il calcio nelle scuole non l’abbiamo ancora realizzata, ma ci continuiamo a lavorare. Invece il Kit del tifoso è andato a buon fine, anche se non è stato affatto semplice organizzare il tutto. È stata un’ottima iniziativa per farci conoscere, per presentarci. Poi, certo, c’era bisogno di mandarla avanti”.

Francesca Guasparri e Simone Bernini alla presentazione del Kit del tifoso

E oggi te ne occupi tu?

“Sì, è stata affidata a me la commissione che se ne occupa. Questa è stata un’idea di Simone che mi sembra ad oggi molto giusta. All’inizio, abituata a fare mille cose, mi sembrava quasi di poterla prendere di tacco e spendermi anche su tanto altro. Poi però mi sono resa conto che il lavoro dietro al Kit del tifoso è più impegnativo di quanto sembri: c’è da contattare le persone, accordarsi, preparare fisicamente il kit anche con una certa creatività e poi portarlo in ospedale”.

A proposito di giovani e di futuro. Se tu dovessi riassumere e spiegare l’obiettivo di Millenovecentoquattro a qualcuno che ancora non conosce l’associazione, cosa diresti?

“Direi che l’obiettivo è creare nei senesi un senso di identità forte e una passione altrettanto forte intorno al Siena. Per senesi intendo gente di qualsiasi età, di qualsiasi gruppo, perfino quelli che allo stadio non ci vengono. Io sono sicura che in città anche chi non segue il calcio ha capito che stiamo cercando di fare qualcosa ‘per Siena’ e questo – l’idea che il Siena sia un bene della città – è ciò che conta di più per noi. E per dimostrare questa cosa penso che basti ricordare l’incontro che abbiamo organizzato per la questione stadio”.

Quanto è stato utile secondo te quell’incontro rispetto a un tema così centrale per il futuro del Siena?

“Intanto è bello sottolineare la delicatezza con cui quell’incontro è stato pensato, mi riferisco al fatto di non portare dei progetti ma delle idee per creare un tavolo di lavoro da cui poi partire. Non è stato un incontro invasivo, nessuno ha imposto niente, il fine era piuttosto far aprire gli occhi e mettere le varie parti intorno a un tavolo. Se fosse per me lo rifarei domani, è un tema forte che ci darebbe identità”.

Francesca Guasparri con Stefano Parrini il giorno della sottoscrizione reciproca di quote con Io Tifo Mens Sana

E invece pensando al futuro di Millenovecentoquattro, mettiamo tra cinque o dieci anni, qual è l’impatto che vorresti aver dato, in altre parole, che cosa ti renderebbe fiera?

“Ci sono già tante iniziative tra quelle che stiamo portando avanti che possono far riflettere molte persone e che quindi mi rendono fiera. Se poi noi riuscissimo ad ottenere certi risultati e certe aperture mentali che partono dal calcio e arrivano a tutta Siena e alla provincia, quello sarebbe il massimo. Purtroppo, a Siena c’è da fare tanto, lo dico senza voler fare il salvatore della patria. Però secondo me il concetto che dovrebbe passare anche tramite Millenovecentoquattro è quello di comunità, l’idea che i singoli abbiano un valore e possano davvero fare qualcosa per tutti. È un concetto che rincuora, in un certo senso. E ce n’è bisogno a Siena soprattutto in questo momento in cui la città è in difficoltà. Però io penso che lamentarsi e basta non serva a niente, abbiamo una città bellissima, dobbiamo fare qualcosa di più. Pensa che Lorenzo, ogni volta che si tornava da un viaggio, doveva andare a vedere Piazza del Campo, non so perché, ma lo faceva sempre e poi faceva il giro degli amici. Insomma, la comunità secondo me è anche questo”.

Il fulcro del nostro discorso è Millenovecentoquattro, il Siena e lo sport, ma quasi in ogni frase emerge prepotente il nome di Lorenzo. Capisco quindi che Lorenzo non è solo il suo nome, bensì una presenza fisica: gesti, parole, comportamenti. Francesca mi racconta di quando erano piccoli e di quanto il Siena fosse già molto presente nelle loro vite

“Non c’era ancora la curva allo stadio – ricorda -, e mio zio portava me e mio fratello nel ‘prato’, cioè nel greppo dietro la tribunetta dei ‘tifosissimi’. Poi, per un periodo, verso le medie, io smisi di andare ma Lorenzo continuò sempre. Lui era uno che parlava con tutti, dal bambino al signore di novant’anni, era sempre a scherzare, sempre positivo. Giocava a basket, ma era già tifoso del Siena fin da piccino. Pensa che durante la settimana arrivavano spesso a casa, per posta, buste da lettere piene di foto di altre curve, che scambiava con tifoserie di tutta Italia, anche di serie A. Lorenzo seguiva sempre tutte le partite, comprese quelle più difficili e lontane, tanto che mio padre diceva, per scherzare, che non avrebbero cominciato a giocare senza di lui”.

Per concludere, chiedo infine a Francesca quanto c’è di Lorenzo in quello che sta facendo con Millenovecentoquattro, se in parte sente di fare quello che fa anche per il fratello. Ho già capito la risposta, ma è bello sentirgliela dire…

“Certo, per me è un pensiero costante – mi risponde – soprattutto quando segna il Siena. Anche se spesso faccio fatica a parlarne. Però qui, vedi, mi è venuto spontaneo, credo sia perché si è parlato di passione”.

Saluto Francesca e mi allontano pensando che alla fine le nostre tre ore di conversazione potrebbero essere riassunte soltanto in quest’ultima frase.

Aurora Codogno

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