Scusi, il bagno è occupato?

Avventure e disavventure di un povero viaggiatore: come sopravvivere alla Cina e ottenere i permessi per attraversare il Tibet

Vi sarà capitato qualche volta di chiedere se il bagno è occupato, no? Ecco. Entrando in una sala da tè lungo una trafficatissima strada cinese, e spinto da un impellente bisogno fisiologico, mi sono diretto con passo deciso verso i bagni pubblici.

Un grande pannello azzurro campeggiava accanto alla porta degli uomini, e uno simile a fianco di quella delle donne. L’ho guardato distrattamente, senza capire subito a cosa servisse. Poi sono entrato.

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Una volta dentro, ho riconosciuto la familiarità con il grafo disegnato sul pannello: la stanza era circolare, con tanti piccoli wc. Uscito, ho iniziato a osservare il pannello con più attenzione.

Mostrava quali wc fossero occupati (colorati in rosso) e, già questo, mi era sembrato sorprendente. Subito mi sono chiesto: dov’è il sensore? Dov’è la telecamera?

Ma non era finita: sotto alla mappa c’erano statistiche d’uso, il flusso cumulativo, la temperatura interna, i valori di ammoniaca, di acido solfidrico e infine il PM2.5 per metro cubo. Sono rimasto lì a lungo, cercando di capire: è un bagno o una sala operatoria?

Poi ho pensato: ehi… prima di entrare, puoi sapere se c’è odore di urina (ammoniaca), se qualcuno ha lasciato un segno indelebile (acido solfidrico, quello dall’inconfondibile odore di uovo marcio), o se ci sono polveri sottili in sospensione. Di che tipo, meglio non chiederselo.

Benvenuti in Cina

Un Paese proteso con ossessione verso il futuro. Un futuro che molti di noi neppure riescono a immaginare.

Mini-guida alla sopravvivenza urbana

Vi avevo promesso qualche consiglio pratico, e lo mantengo.
Ecco gli indispensabili tools per cavarsela in autonomia.

1. Pagare

Scordatevi carte di credito o i vostri borsellini digitali preferiti. Meglio installare WeChat e Alipay. Entrambi.

WeChat è un mondo. Una chat, un sistema di pagamento, una galassia di miniprogrammi. All’inizio vi accoglieranno schermate in mandarino con ideogrammi bellissimi ma incomprensibili. Poi, finalmente, l’opzione inglese. E da lì si apre un universo.

Basta inquadrare il QR code del venditore, digitare l’importo e il gioco è fatto.
È così diffuso che perfino i mendicanti girano con un QR code attaccato al bavero della giacca.

Alipay è più orientata ai pagamenti importanti, ma il funzionamento è analogo. QR, cifra, clic. Fine.

2. Muoversi

Scaricate Didi, l’equivalente cinese di Uber. Impostate partenza, destinazione e tipo di auto. Prezzo chiaro, niente contrattazioni, nessuna necessità di parlare la lingua del conducente. (Vi avverto: nessuno parla inglese. Nemmeno nei grandi hotel. Tutti si affidano ai traduttori dei telefoni. Sob!)

Come ottenere il permesso per il Tibet

Il Tibet è zona speciale. Per accedervi serve un permesso che può essere ottenuto solo tramite un’agenzia locale, una volta in Cina. L’agenzia vi aiuterà a:

  • ottenere i permessi (richiedono 48 ore);
  • definire l’itinerario;
  • prenotare gli hotel;
  • fornirvi una guida (obbligatoria).

Noi viaggiavamo in moto, noleggiata a Lhasa. La nostra guida è stata molto discreta: ci incontravamo ai posti di blocco, dopo aver pianificato bene il percorso.

Patente cinese: anche questa fatta

Se avete meno di 60 anni, ottenere la patente cinese è una formalità. Sopra, come nel mio caso, vi toccherà un test cognitivo: qualche domanda, alcuni test, e la verifica della lucidità mentale. L’esame era in inglese, ma l’esaminatrice in divisa… no, quella non parlava una parola d’inglese. Ora ho una splendida patente cinese da esibire ai nipoti.

Il navigatore? Dimenticate Google

Google Maps e altri strumenti “occidentali” non funzionano: le mappe sono spostate, i punti alterati. Occorre usare AMap, e credetemi: è un capolavoro.

Ti segnala:

  • ogni autovelox (in città ce n’è uno ogni 200 metri),
  • il tempo mancante al verde di ogni semaforo,
  • la velocità ideale per rientrare nei limiti dopo un tutor.

A piedi, nelle città, ti chiede perfino se vuoi evitare le viuzze storiche e camminare solo su grandi viali commerciali. Ogni modalità di spostamento è corredata da una miriade di opzioni. Impressionante.

E poi… la seggetta riscaldata

A Damxung, tappa verso il “Lago del Cielo”, entriamo in un hotel qualunque. Fa freddo, siamo a 5.000 metri. Entro in bagno, mi siedo. Il sedile è caldo. Guardo il muro: c’è una rotella per regolare la temperatura della seggetta.

Forse sarò di provincia, ma… tenermi il sedere al caldo a 5.000 metri mi ha commosso.

Ho attraversato un pezzo di Cina. Ho attraversato il Tibet. E sono sopravvissuto.
Muoversi in un mondo dove la tua zona di comfort non esiste più… è stato divertente e stimolante.

E come sempre: Se tutto è andato bene, allora nulla è andato bene.
Stay Wild, Stay Shanti.

(10 – continua)

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