Se l’impronta mentale arriva all’ultimo secondo

Considerazioni per riesaminare la reale prestazione degli azzurri in Croazia-Italia

Quando si vince, è naturale essere contenti. Tuttavia, per sperare di migliorare le prestazioni future, è essenziale separare il risultato dalla performance effettiva.

La ricerca dimostra che vari fenomeni psicologici possono alterare la percezione del gioco, facendo apparire una prestazione migliore o peggiore di quanto non sia realmente. Uno di questi fenomeni è l’effetto “recentiore”, che evidenzia come gli eventi più recenti influenzino la nostra memoria e percezione.

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In un contesto sportivo, un evento decisivo all’ultimo minuto può rimanere impresso e far sembrare l’intera prestazione più positiva. L’effetto picco-fine mostra che tendiamo a giudicare le esperienze basandoci sui momenti di massimo impatto emotivo e sulla loro conclusione, distorcendo così la valutazione complessiva. Inoltre, il “bias” del risultato ci porta a valutare le decisioni e le prestazioni basandoci sui risultati finali piuttosto che sui processi che li hanno portati a compimento.

Questo “bias” può portare a sovrastimare una prestazione vincente e a sottovalutare una buona prestazione in una sconfitta. L’euforia del momento, derivante dalla gioia di una vittoria, può colorare il ricordo dell’evento in modo più positivo, mentre la delusione di una sconfitta può far sembrare tutto negativo.

Per migliorare la valutazione delle prestazioni e favorire il miglioramento futuro, è necessario adottare metodi che riducano l’influenza di questi effetti psicologici.

Utilizzare statistiche avanzate e dati oggettivi offre una visione più accurata delle performance.

L’analisi dettagliata dei filmati delle partite consente di identificare errori tattici e decisioni chiave, migliorando la comprensione delle dinamiche di gioco. Coinvolgere valutatori esterni o esperti indipendenti può aiutare a ottenere una valutazione più obiettiva, riducendo l’influenza delle emozioni sul giudizio. Confrontare le prestazioni con benchmark storici o con prestazioni di squadre simili offre un contesto utile per valutare se una performance è stata sopra o sotto la media attesa.

Separare il risultato dalla prestazione è fondamentale per ottenere una valutazione accurata e migliorare continuamente. Utilizzando metriche quantitative, analisi video, feedback da esperti e comparazioni con benchmark, è possibile ridurre l’influenza dei “bias” psicologici e ottenere una visione più equilibrata delle capacità e delle performance degli atleti.

Naturalmente il tutto influenzato dalla qualità dell’avversario.

Spalletti in una recente intervista ha dichiarato che “tutti parlano di vincere, vincere” mentre l’importante è “giocare bene”. Ora se questa è la sua filosofia, un po’ zoppa secondo me, deve valutare il gioco indipendentemente dal risultato e deve considerare i dati, e ragionevolmente anche quelli della squadra che avevamo davanti e forse anche quelli di altre squadre, per avere forse una visione oggettiva delle cose.

Martin Seligman, un collega americano tra i fondatori della psicologia positiva, faceva ipotesi di risultato sulle partire NBA leggendo ed analizzando le interviste dei giocatori.  Io lo imito!!

Paolo Benini

(l’immagine di Luciano Spalletti è una foto pubblica di facebook)

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