Sono passati ormai più di quarant’anni dai tempi in cui i Righeira sfornarono il loro successo più … successizzato e ancora nelle compilation ballerecce, soprattutto estive, sgambettanti ballerini saltellano fino allo sfinimento confidando ingenuamente in un testo post-apocalittico.
Perché tale è il righeiroso “Vamos a la playa”. Ha raccontato in un’intervista Johnson Righeira che all’epoca (1983) lui e il “fratello” Michael, che fratello non era (al secolo Stefano Righi e Stefano Rota, amici fin dai tempi del liceo) non si erano subito resi conto di aver vinto una specie di terno al lotto, ma che era loro intenzione di fare un pezzo assolutamente punk. Johnson ha detto anche che stava facendo il servizio militare, che riuscì a farsi ricoverare in neurologia e che confessò allo psicologo di essere uno dei due Righeira. “Il militare è una cosa seria”, gli fu risposto (beato lui che ci credeva, n.d.a.), ma comunque riuscì a strappare un permesso di venti giorni, nei quali venne fagocitato col “fratello” dai programmi televisivi. Date un po’ un’occhiata al testo, se non lo avete mai fatto prima …
“Andiamo in spiaggia,la bomba è scoppiata, le radiazioni abbrustoliscono e sfumano d’azzurro … (seguono vocalizzi che, allegramente, innalzano osanna al cielo per l’avvenimento …) Andiamo in spiaggia, tutti col cappello, il vento radioattivo spettina i capelli … (altri vocalizzi, forse pe simulare i capelli ch e si scompigliano radio attivamente …) Andiamo in spiaggia, finalmente il mare è pulito, non più pesci puzzolenti, ma acqua fluorescente … “
Canzone profetica ? Tre anni dopo, tradotta in cirillico, avrebbero tristemente potuto cantarla a Chernobyl …
Alla prossima.