“Il brand Siena? Va costruito con la provincia, non solo dentro le mura”


Simone Bernini, presidente dell’USD Millenovecentoquattro, racconta l’incontro con Paolo Bartalucci e lancia un’idea forte: “Serve un’identità condivisa, che nasca dal territorio e non dalle chiacchiere”

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Durante l’ultima assemblea avete parlato di branding sportivo. Un tema che a Siena viene spesso evocato, ma raramente approfondito. Com’è nato questo confronto?

Durante l’assemblea di inizio luglio abbiamo avuto la fortuna di avere con noi Paolo Bartalucci, un amico prima di tutto, ma anche un socio molto attivo della 1904 e un professionista che lavora nel campo della creatività e del branding in tutta Europa. Ci ha parlato proprio di cosa significhi costruire un’identità sportiva, un brand, per una squadra di calcio. E questo ci ha fatto riflettere. A Siena da anni si parla – forse troppo – del cosiddetto “brand Siena”, ma spesso senza capire bene cosa significhi davvero.

E quindi, cos’è per voi il brand Siena? Esiste davvero?

È una domanda che ci poniamo anche noi. Perché un brand non è un’etichetta o uno slogan: è qualcosa che si costruisce nel tempo, con coerenza e condivisione. Nell’articolo che abbiamo letto e discusso durante l’incontro si prendeva il Barcellona come esempio: lì essere tifosi del Barça non significa solo andare allo stadio o comprare una maglia, ma è un’identità che ti accompagna ogni giorno, dentro e fuori dal campo. Ed è così per il San Pauli, l’Arsenal, il River Plate… sono club che rappresentano comunità, valori, visioni del mondo.

E Siena può avere un’identità così forte? O è solo un’illusione?

Secondo noi sì, può averla. Anzi, dovrebbe averla. Pensate alla ricchezza che abbiamo in termini di storia, cultura, tradizioni. Siena è un unicum. Ma attenzione: se ci limitiamo solo alle mura della città, oggi come oggi rischiamo di fare un’operazione miope. Viviamo in un’epoca in cui la comunicazione corre veloce, ma anche in cui le identità si costruiscono in modo più inclusivo, più largo. Noi pensiamo che il brand Siena non possa che abbracciare l’intera provincia, perché è lì che si trova la vera ricchezza collettiva.

Quindi un’identità calcistica che nasce dalla provincia e si rivolge al mondo?

Esatto. Siena è meravigliosa, la più bella delle città – su questo non si discute. Ma intorno a Siena c’è anche la più bella delle province. E spesso questa provincia viene dimenticata. Invece è proprio lì che può nascere un senso di appartenenza più profondo, più radicato, che non si esaurisce in una tifoseria del momento, ma diventa partecipazione vera, quotidiana. Se vogliamo costruire un’identità forte per il calcio senese, dobbiamo ripartire da lì.

Come dovrebbe muoversi secondo voi la nuova società per sviluppare questa visione?

Intanto ascoltando, coinvolgendo. È importante che la proprietà capisca che non si costruisce un’identità dall’alto, ma dal basso, con i territori, con le persone. La 1904 prova a fare proprio questo: essere un luogo di riflessione, di passione, ma anche di proposte concrete. Noi abbiamo lanciato un input chiaro: Siena ha tutto per diventare un modello, ma serve visione, serve apertura. Il nostro sogno è vedere una squadra che non rappresenta solo una città, ma un’intera comunità, un territorio intero che si riconosce in un progetto condiviso.

Un progetto di sport, ma anche di cultura, comunicazione, identità…

Esattamente. Il calcio è una porta d’ingresso. Ma poi dietro ci può essere tanto altro: educazione, arte, tradizione, impresa. Il brand Siena – se vogliamo davvero costruirlo – deve essere qualcosa di vivo, aperto, capace di parlare a tutti. E per farlo bisogna uscire dalle mura e tornare a guardare lontano.

La costruzione del brand secondo te deve andare di pari passo con la categoria che la squadra occupa?

No. Sicuramente un avanzamento della categoria può aiutare il processo, spinto da entusiasmo e seguito di pubblico. Tuttavia la nostra identità deve rimanere tale al di là che si giochi in Serie A o in terza categoria. Noi siamo noi oltre il contesto artefatto della categoria di appartenenza. Per questo motivo la costruzione del brand può – e deve – iniziare da subito, se si è coscienti di intraprendere questo cammino.

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