Guidare un’azienda ospedaliera universitaria non deve essere facile, in tempo di Covid ancora più complicato. Ci sta provando Antonio Barretta, direttore generale dal gennaio 2021, con esperienza amministrativa in Regione e da otto mesi impegnato a migliorare i servizi e far quadrare i conti. Quasi 700 posti letto, 3000 dipendenti tra medici e personale infermieristico: questi i numeri del grande ospedale Santa Maria alle Scotte che vanta molte eccellenze ma purtroppo segna anche diverse criticità come un’immobile datato e apparecchiature obsolete da sostituire. Dopo 8 mesi di lavoro Barretta ha presente la situazione. “Con il sostegno finanziario della Regione stiamo rinnovando le attrezzature sanitarie, c’è da intervenire sui lotti ormai obsoleti, e promuovere una maggiore collaborazione tra i professionisti e anche le altre realtà sanitarie italiane. Ho la responsabilità di un’azienda importante con tante eccellenze ma ci sono aspetti da migliorare e ci stiamo provando”. Da qualche mese l’azienda sta cercando di superare l’emergenza e riprogrammare interventi rinviati durante il periodo di massima allerta. “Non abbiamo mai sospeso l’attività chirurgica urgente, ma rimandato quella programmabile. Per fare un esempio nel 2020 abbiamo svolto più operazioni oncologiche rispetto all’anno precedente. Da luglio abbiamo ripreso l’attività ordinaria sia chirurgica che ambulatoriale anche per sfoltire le liste di attesa”. L’attività dunque riparte con ancora l’incognita Covid. “I numeri al momento ci consentono di sperare anche se gli attuali ricoverati sono persone che non erano state vaccinate, questo deve far capire l’importanza della prevenzione. Noi siamo pronti ad affrontare una nuova emergenza ma vogliamo anche programmare il lavoro di routine”. Invitando anche i dipendenti che ancora non l’hanno fatto a vaccinarsi… “Ho scritto proprio in questi giorni un nuovo appello a tutto il personale spiegando che questa è l’ultima occasione e auspico che si vaccineranno. Al momento sono una settantina in prevalenza infermieri e Oss, spero il numero diminuisca notevolmente”. Parlando del personale, l’azienda senese è tra le realtà dove si guadagna di meno, perchè? “Purtroppo è vero, è uno degli elementi che non rende attrattiva questa azienda. E’ un problema che è stato presentato in Regione ed abbiamo avviato un percorso che dovrebbe portare ad un livellamento degli stipendi. E’ un tema che riguarda tutte le aziende universitarie”. Come immagina il futuro dell’azienda ospedaliera universitaria senese? “Sto creando le condizioni perchè l’ospedale cresca, stiamo intraprendendo tante iniziative. Quest’anno acquisteremo nuovi macchinari per una spesa di 10 milioni, stesso avverrà nei prossimi 2 anni. Abbiamo delle eccellenze come nel settore dei trapianti di cuore e di polmoni, stiamo promuovendo collaborazioni con altre equipe specializzate perchè il futuro deve essere lavorare insieme”.