Carlo Turchi, il riformista della concretezza – Ricordo

Un percorso ancora aperto per ricostruire e comprendere la sua eredità

Dopo la pubblicazione del mio articolo, dalla memoria è riemerso il ricordo di una lontana iniziativa che l’allora DS dedicò a Carlo Turchi in sua memoria. Se ne trova qualche traccia in rete, ma senza documenti. Fortunatamente, tutto il lavoro svolto nel 2006 venne raccolto in un tentativo di volume. L’ho letto. La famiglia deciderà come utilizzarlo. Io, intanto, provo a restituirvi con parole mie il suo contenuto. Partiamo dai Collaboratori al libro e protagonisti della giornata di ricordo…

Il lavoro di raccolta dei materiali, così come la nota introduttiva era stata curata da Maurizio Boldrini. Massimo D’Alema (autore della prefazione e testimone dell’impegno politico di Carlo Turchi). Moreno Periccioli (autore dell’introduzione e testimone del rapporto tra Carlo e il mondo della cooperazione e della politica). Mario Barellini, Franco Ceccuzzi, Livio Pacini, Mauro Aurigi, Marco Baglioni, Fabrizio Bartalucci, Mauro Barni, Mario Bernini, Paolo Brogioni, Saverio Carpinelli, Franco Cigna, Pino Di Blasio, Silvano Focardi, Andrea Pacciani, Enzo Sammicheli, Marco Spinelli, Nadia Vigni. Altri che hanno contribuito e apportato fonti documentarie: Duccio Benocci (ricerca di documenti nell’Archivio del Monte dei Paschi).
Juri Guerranti (autore del volume Il Glorioso Istituto Tecnico di Siena, da cui sono stati tratti dati sul Bandini). Organizzatori della giornata di ricordo del 2006 le Sezioni DS del Pietriccio e dell’Acqua Calda, la Famiglia Turchi. All’evento parteciparono anche Dirigenti nazionali e provinciali dei DS, Amministratori del Monte dei Paschi di Siena, Sindaco Maurizio Cenni, Esponenti del mondo della cooperazione e delle professioni, la Contrada della Chiocciola (presente con la bandiera listata a lutto).

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Questo articolo raccoglie i principali spunti emersi dalla documentazione, cercando di dare un ulteriore quadro della vita e dell’eredità di Carlo Turchi.

Carlo Turchi: un uomo buono, un riformista al servizio della comunità

Carlo Turchi è stato una figura centrale della società senese nella seconda metà del Novecento, un uomo capace di intrecciare con naturalezza l’impegno professionale con quello politico e sociale. La sua storia attraversa decenni di trasformazioni, dallo sviluppo economico del dopoguerra fino alle sfide della modernità, sempre con un approccio pragmatico e al tempo stesso profondamente umano.

Un’infanzia segnata dalla guerra e la formazione al Bandini

Nato il 27 febbraio 1940 a Pian delle Fornaci, Carlo Turchi visse i primi anni in un’Italia segnata dalle privazioni della guerra. Figlio di una famiglia del ceto popolare, con il padre Latino impegnato come stradino comunale e la madre Brunetta dedita alla casa, crebbe in un contesto di sacrifici ma anche di forti valori morali.

Dopo la guerra, con il paese in piena ricostruzione, Carlo fu tra quei giovani che grazie all’impegno familiare poterono proseguire gli studi oltre la scuola dell’obbligo. Frequentò l’Istituto Tecnico Sallustio Bandini, in un’epoca in cui l’accesso all’istruzione superiore era ancora un privilegio per pochi. Il Bandini rappresentava una nuova opportunità per le classi popolari, un’alternativa concreta all’élite uscita dal Liceo Classico. Ed era anche un luogo di crescita e confronto, dove Carlo si distinse per il suo carattere vivace, la passione politica e la capacità di leadership.

L’amore e la famiglia: una vita accanto a Loriana

Negli anni del dopoguerra, l’Italia stava cambiando rapidamente, e con essa anche la società senese. Le feste da ballo nei circoli e nelle case del popolo erano momenti di aggregazione fondamentali, ed è proprio in una di queste occasioni che Carlo conobbe Loriana Porcelli, una giovane apprendista sarta. Galeotto fu un ballo a Sovicille, che segnò l’inizio di una lunga storia d’amore.

Si sposarono nel 1960, quando Loriana aveva appena compiuto diciotto anni. Dal loro matrimonio nacquero Marco nel 1961 e Luca nel 1967. Carlo, che già aveva iniziato a lavorare, affrontò la sfida di mantenere la famiglia con determinazione, passando da un impiego all’altro fino a trovare la sua vera strada nella professione contabile e nella cooperazione.

Dalla libera professione alla cooperazione: una missione di vita

Dopo un primo impiego all’Ufficio Anagrafe del Comune di Siena e un breve periodo come assicuratore, Carlo si dedicò completamente alla sua vera passione: il lavoro di ragioniere e commercialista. Superò gli esami per diventare consulente del lavoro nel 1963 e commercialista nel 1968, iniziando così un percorso professionale che lo portò a diventare un punto di riferimento per molte realtà senesi.

Ma il suo lavoro non si limitava alla gestione contabile delle aziende: Carlo credeva profondamente nei valori della cooperazione. Collaborò con numerose cooperative, tra cui Le Piaggiole, Il Casone, La Spigadoro, La CO.MO.VA., la Montemaggio e molte altre, contribuendo al loro sviluppo e alla loro sopravvivenza anche nei momenti di difficoltà.

La cooperazione non era solo una questione di numeri per lui: era uno strumento per migliorare la vita delle persone, per creare opportunità di lavoro, per garantire diritti e dignità ai lavoratori. Carlo si impegnava con energia e passione, spesso sacrificando il proprio tempo libero per aiutare chi aveva bisogno di una consulenza o di un consiglio.

Un uomo di partito, ma sempre libero nel pensiero

Parallelamente alla sua attività professionale, Carlo Turchi fu sempre attivo nella politica, militando nel PCI e poi nei Democratici di Sinistra. La sua presenza era discreta ma influente: non amava i riflettori, ma la sua opinione era ascoltata e rispettata.

Era un uomo di partito, certo, ma non un uomo di apparato. Aveva il coraggio di esprimere le proprie idee anche quando andavano controcorrente. Criticò alcune scelte del Monte dei Paschi di Siena, pur avendo ricoperto per oltre vent’anni il ruolo di sindaco revisore. Non condivideva la privatizzazione della banca e temeva che la perdita di un’identità locale potesse danneggiare la città e la sua economia.

Il suo attaccamento a Siena era profondo, ma mai provinciale. Credeva che la città dovesse guardare al futuro senza dimenticare le proprie radici, mantenendo un equilibrio tra sviluppo economico e coesione sociale.

Un uomo di relazioni, generoso e sempre disponibile

Carlo Turchi non era solo un tecnico della contabilità o un politico appassionato: era prima di tutto un uomo capace di costruire relazioni autentiche. Chiunque lo abbia conosciuto ricorda la sua capacità di ascoltare tutti con attenzione e rispetto, la sua disponibilità a dare una mano, il suo senso dell’umorismo che sdrammatizzava anche le situazioni più difficili.

Le cene con gli amici, le passeggiate in centro, i momenti di convivialità con la famiglia e i colleghi erano per lui fondamentali. Non c’era riunione che non si concludesse con una spaghettata, un modo per stemperare le tensioni e rinsaldare i legami.

Anche in famiglia aveva lo stesso approccio: poche parole, ma chiare e incisive. I figli ricordano la sua severità nel pretendere rispetto per tutti, indipendentemente dalle idee politiche o dalle origini sociali.

L’ultimo saluto e l’eredità morale

Carlo Turchi si spense il 31 dicembre 2004, quasi a voler chiudere con precisione contabile un anno e un’epoca della sua vita. Ai suoi funerali si riunì un’intera città: politici, amministratori, cooperatori, amici, cittadini comuni. Tutti volevano rendergli omaggio, testimoniando l’affetto e la stima che aveva saputo guadagnarsi in anni di lavoro e dedizione.

Oggi, ricordare Carlo Turchi significa rendere omaggio a un uomo che ha vissuto con passione e coerenza, mettendo sempre al primo posto la comunità e il bene collettivo. Il suo esempio di integrità, competenza e umanità rimane un punto di riferimento per chiunque creda in una politica e in un’economia capaci di coniugare sviluppo e giustizia sociale

Ivano Zeppi

(Le Foto sono “scatti rubati” dall’autore a quadri appesi negli uffici dei figli Luca e Marco)

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