David Chiti, referente Area Senese, dubbioso sul fatto che un Terzo Polo sia ancora percorso realistico
David Chiti, referente di Italia Viva Area Senese, si presta a spiegarci qualcosa sui tormenti politici che investono Siena in questo inizio di agosto. A cominciare dalle voci di congresso nella sua formazione politica.
Italia Viva, che sta succedendo?
“In questi giorni molto si discute e si riflette su Italia Viva, e molti osservatori – tra cui SienaPost – rilevano le difficoltà di un partito uscito sconfitto sia dalle ultime comunali a Siena sia dalle Europee, in cui non ha raggiunto il quorum nonostante l’eccellente risultato personale di Matteo Renzi. La nota positiva sta nel fatto che IV si dimostra un partito vero e vitale, non un semplice logo elettorale: un partito cioè che discute al suo interno, con punte dialettiche anche acuminate. Questo, ripeto, è positivo”.
Si, ma in concreto di cosa state discutendo?
“Nel nostro partito si ravvisano oggi essenzialmente due posizioni: quella di chi reclama a gran voce il congresso, per rilanciare un progetto di Terzo polo mai veramente decollato in quanto, come detto, ripetutamente bocciato dagli elettori; e quella di chi invece ritiene inutile o addirittura dannoso rifare un congresso a distanza di un solo anno, perché ciò porterebbe verosimilmente a nient’altro che a sancire la lacerazione di cui sopra. Mettendo a rischio oltre tutto un consenso che a livello locale non era comunque mancato: a Siena città 1311 voti, pari al 5,58%; in Provincia 5821 voti, pari al 4,71%”.
Chiti, tu come la vedi?
“Come io la pensi personalmente credo si sia già capito. Mi interessa di più impostare un ragionamento politico costruttivo, e di prospettiva. Si deve ripartire dai voti ottenuti nelle ultime elezioni europee, tenendo ben presente che buona parte di quelle preferenze sono state ottenute dal nostro leader e fondatore Matteo Renzi. Una personalità nella quale decine di migliaia di elettori ravvisano un politico capace, dotato di un intuito e di una capacità di “leggere” il momento politico che gli viene riconosciuta anche dai più acerrimi avversari”.
Però… Non tutti sono d’accordo… No?
“Si, alcuni dirigenti di IV credono evidentemente di saperla più lunga di Renzi in termini di strategia e di posizionamento del partito nell’attuale contesto locale, nazionale ed europeo.
Io invece trovo questa levata di scudi intempestiva e sbagliata nel merito. Intempestiva perché non tiene conto delle importanti battaglie politiche in corso, come quella, decisiva, contro l’autonomia differenziata”.
Già, il passaggio referendario…
“Il referendum sarà un passaggio cruciale e potrebbe rappresentare un vero spartiacque: una sconfitta della coalizione di governo potrebbe davvero rappresentare, come ritiene l’illustre politologo Piero Ignazi, il superamento del momento-Meloni nella politica italiana. Occorre che tutte le forze riformiste e progressiste, alternative al populismo sovranista, si facciano trovare unite e pronte”.
Diversi ma uniti?
“Non serve certo essere d’accordo su tutto (nemmeno i partiti attualmente al governo del paese lo sono) ma è comunque necessario confrontarsi e discutere tutti insieme, senza veti e preclusioni, per trovare una qualche sintesi almeno su alcuni temi fondamentali, quelli sui quali i cittadini ci chiedono risposte coerenti ed efficaci. In questo momento politico non è isolandosi che si fa l’interesse di quegli elettori (almeno la metà del Paese) che non vogliono il governo Meloni. Abbiamo una responsabilità altissima nei loro riguardi, e da questo punto di vista l’unità tra tutte le forze riformiste e progressiste è un assoluto dovere”.
“Chi è entrato in IV – riprende Chiti -, e magari oggi occupa posizioni di rilievo, e non è d’accordo con questa impostazione, non sta lavorando per il bene comune, che deve essere sempre la nostra stella polare. Litigiosità, interessi di bottega, puntigli, rischiano di consegnare il paese a Giorgia Meloni e sodali per chissà quanto tempo ancora. Questo Matteo Renzi lo ha compreso benissimo, e chi lo critica non è in grado di cogliere l’attuale situazione politica, si dimostra miope o in cattiva fede”.
Torniamo sul terzo polo… mai dire mai, dunque?
“Dire che il progetto di Terzo polo (non di Centro, sia chiaro!) è ad oggi da considerare fallito significa prendere atto, responsabilmente, delle indicazioni degli elettori. In un futuro che potrebbe non essere tuttavia prossimo la situazione potrebbe cambiare, e allora si vedrà, ci si muoverà di conseguenza. Questo è fare politica: fare esercizio di sano realismo. Il resto si chiama opportunismo”.
Allora, il congresso a che servirebbe?
“Chiedere oggi un congresso significa obbedire alle vecchie logiche di partito, in cui contavano di più equivoche “questioni di principio” o peggio l’interesse politico personale o di fazione. La cosa più importante per un partito è viceversa l’unità, pur nella eventuale diversità di vedute. Chi oggi gioca a sfasciare Italia Viva dimentica che il vero avversario sono queste destre retrive e nocive per il Paese. Aprire in questo momento un fronte interno è totalmente dissennato”.
“Occorre invece – conclude Chiti – prepararsi alle prossime sfide, e immaginare i futuri scenari post referendum. Sono convinto che dimostrando buona volontà, sfuggendo alla logica dei veti, partecipando alle molte battaglie che i cittadini ci chiedono di combattere e vincere al fianco del centro-sinistra, anche i prossimi appuntamenti elettorali ci premieranno, ci daranno ragione. A quanti la pensano diversamente dico che ciò è ovviamente legittimo, ma solo finché si resta nel perimetro di una normale dialettica di partito, dialettica che per esercitarsi non ha bisogno di congressi. Chi invece non si fa scrupolo di smantellare la casa comune, perché evidentemente dissente su questioni basilari e in definitiva sui valori fondanti, per coerenza dovrebbe cercare fortuna altrove”.