Ciclostazione deserta al Franchi: simbolo di un progetto incompiuto?

Dalle interrogazioni e segnalazioni di Siena Sostenibile alle criticità di un’infrastruttura non utilizzata

“Situazione odierna alla ciclostazione dello stadio: deserta come sempre! Altro insuccesso della Giunta Fabio e denaro e risorse pubbliche buttate al vento!” – è questo il commento amaro, pubblicato dalla pagina Facebook Siena Sostenibile, che riaccende i riflettori su una delle opere più discusse degli ultimi mesi in città. La ciclostazione ricavata all’interno dell’ex rifugio antiaereo sotto lo stadio Artemio Franchi avrebbe dovuto rappresentare una svolta concreta per la mobilità dolce, ma oggi appare, agli occhi di molti, come un’infrastruttura fantasma.

L’intervento, costato circa 80.000 euro e completato alla fine del 2024, prevedeva l’allestimento di 93 stalli bici e altrettanti armadietti dotati di illuminazione, videosorveglianza e presidio operativo. L’ambizione dichiarata era quella di offrire un luogo sicuro e protetto per il deposito delle biciclette, in linea con il piano comunale di mobilità sostenibile e con progetti più ampi come la ciclovia urbana UniSi. In realtà, i numeri emersi nella relazione al Consiglio comunale dello scorso maggio sono impietosi: appena 17 accessi registrati nei primi tre mesi di attività, da marzo a fine maggio 2025. Una media di meno di una bici alla settimana.

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Funziona solo in modalità sperimentale, con apertura giornaliera tra le 8 e le 18, salvo eccezioni in concomitanza con eventi sportivi. Nessuna automatizzazione (promessa solo per il futuro), nessun servizio di ricarica per e-bike, nessuna integrazione attiva con strutture ricettive, associazioni cicloturistiche o sistemi di trasporto. Il servizio, attivabile su chiamata tramite citofono, richiede l’intervento dell’operatore entro circa tre minuti, una soluzione che nelle intenzioni voleva essere funzionale e a basso costo, ma che ha finito per rendere il tutto poco intuitivo e poco accessibile. Il pagamento avviene al parcometro del parcheggio stadio-Fortezza: 4 euro al giorno, con emissione del ticket tornello. Un meccanismo farraginoso per utenti che cercano praticità e rapidità.

Al di là dei dati oggettivi, ciò che colpisce è l’assenza di un piano di comunicazione efficace. La struttura, per molti cittadini, è semplicemente sconosciuta. Mancano informazioni nei punti strategici della città, scarse sono le collaborazioni con le realtà del territorio che avrebbero potuto promuoverla, debole è l’interconnessione con altri servizi di mobilità dolce, come il bike sharing “Si Pedala”.

La scelta della collocazione, inoltre, è stata messa in discussione da più parti. Perché investire in una ciclostazione proprio sotto uno stadio che ospita eventi occasionali, e che nei giorni di partita chiude al pubblico? Perché non puntare su un nodo intermodale come la stazione ferroviaria o il terminal bus? Anche il tessuto associativo legato al cicloturismo, che pure rappresenta una risorsa crescente per il territorio senese, è stato poco coinvolto. Eppure, uno spazio sicuro per lasciare la bici mentre si visita il centro storico – facilmente raggiungibile a piedi – avrebbe potuto rispondere a un’esigenza reale, se solo fosse stato ben progettato e correttamente promosso.

Il rischio, ora, è che la ciclostazione diventi il simbolo di una politica urbana fatta di buone intenzioni ma priva di visione strategica e capacità gestionale. Siena ha bisogno di infrastrutture moderne e funzionali, ma anche di scelte coerenti con le abitudini e i bisogni reali dei cittadini. Una ciclostazione vuota è più di uno spazio inutilizzato: è un monito su come si spendono le risorse pubbliche e su quanto sia facile, anche con le migliori idee, trasformare un’opportunità in un’occasione mancata.

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