Nelle ultime ore il dibattito politico senese – che batteva la fiacca – si è acceso con un confronto a distanza – nelle rispettive pagine facebook – tra Franco Ceccuzzi e Paolo Benini, due figure che, pur partendo da posizioni diverse, hanno affrontato il tema delle responsabilità politiche e della gestione della città e della vicenda Monte dei Paschi di Siena.
L’ex sindaco Franco Ceccuzzi ha pubblicato un post in cui, partendo dalla sua assoluzione giudiziaria, ha ribadito che se è vero che nessun esponente del Partito Democratico ha commesso reati, esistono tuttavia responsabilità politiche che si snodano lungo trent’anni di storia della città. Ha sottolineato come queste non possano ricadere su un’unica persona e ha rivendicato di essere stato tra i pochi ad aver ammesso le proprie responsabilità.
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Ceccuzzi ha anche annunciato una lettera inviata al PD per offrire la sua disponibilità a partecipare a un processo di ricostruzione della memoria politica della città. Ha criticato coloro che pensano di risolvere i problemi del partito eliminando alcune figure, ironizzando sull’idea che “il Ceccuzzi non c’è più” e sulla scelta di commissariare il partito con dirigenti esterni. Il suo intento dichiarato è quello di contribuire alla ricostruzione della storia politica senese con rigore e pacatezza, per restituire alle nuove generazioni un partito libero dal peso degli errori del passato.
Di tono molto diverso il post di Paolo Benini, che ha espresso una critica tagliente sia alla vecchia che alla nuova classe dirigente, denunciando mistificazioni, strumentalizzazioni e una generale mancanza di visione politica.
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Benini ha affermato che il problema principale non è solo chi ha commesso reati, ma l’incapacità gestionale che ha portato alla perdita del Monte dei Paschi e al declino della città. Secondo lui, non aver commesso reati non è necessariamente un segnale positivo, ma può essere la prova di una gestione incompetente. Ha criticato aspramente il presente della politica senese, sottolineando la mancanza di programmi concreti e la tendenza a fare dichiarazioni retoriche piuttosto che azioni efficaci.
Un passaggio particolarmente forte riguarda la sua reazione all’idea di legare un convegno all’assoluzione di una persona, definendolo “schifoso” e ribadendo che non esistono semplicemente “responsabilità politiche” come appendice: la politica ha solo responsabilità, e deve assumersene il peso.
Il confronto a distanza tra Ceccuzzi e Benini evidenzia due approcci diversi: il primo cerca di storicizzare gli eventi e di collocare le responsabilità in un contesto più ampio, il secondo punta il dito su una classe dirigente che, a suo avviso, ha fallito e continua a farlo.
Ciò che accomuna entrambi è la consapevolezza che Siena abbia vissuto un declino significativo e che la politica abbia delle colpe. Ma mentre Ceccuzzi invita a una riflessione collettiva e a un processo di ricostruzione della memoria politica, Benini appare più disilluso e critico, denunciando l’assenza di una vera progettualità per il futuro della città.
Questo scambio di visioni dimostra come la ferita della crisi di MPS e della gestione della città sia ancora aperta e continui a dividere opinioni e sensibilità all’interno del dibattito pubblico senese.