E’ atteso per domani l’arrivo al Monte dei Paschi di un team di Unicredit per definire gli ultimi aspetti della trattativa per la Banca senese. Dirigenti che partiranno direttamente dalla direzione generale di Milano Gae Aulenti per la visione di ulteriori documenti ed esplorare i contratti che costituiranno la cessione entro i prossimi quindici giorni. Sembra essere un atto da dirittura finale.
Che il 31 ottobre risultasse una data limite se ne aveva avuto sentore anche dalle recenti dichiarazioni del Presidente della Fondazione Monte dei Paschi Carlo Rossi che per primo aveva citato questa data come limite per chiudere il contenzioso con Mps: https://www.radiosienatv.it/transazione-fondazione-mps-banca-rossi-si-deve-chiudere-entro-il-31-ottobre/.
Se fosse una trattativa solo privata, le richieste di Andrea Orcel sarebbero a senso unico e sono sul tappeto da tempo: prendere Mps ripulito dai rischi legali, senza Npl (da cedere ad Amco), senza le società prodotto (Mps Leasing & Factoring, Mps fiduciaria, Mps Capital services) e senza il consorzio operativo che cura la parte informatica del gruppo. Esuberi da ragionare, partendo da una cifra che si aggira su 6-7 mila persone, con un costo stimato fino a 1,4 miliardi (https://m.dagospia.com/il-mef-studia-un-aumento-di-capitale-da-5-miliardi-per-mps-ma-per-unicredit-potrebbero-non-bastare-286342).
L’occupazione degli asset esclusi e gli sportelli che l’Antitrust potrebbe sottrarre all’accordo, anche a tutela dell’occupazione, diventerebbe poi strategica ed economicamente interessante per MCC che ne ha assoluta necessità per proporsi come reale banca per il Mezzogiorno.
In più c’è il braccio di ferro che si vorrebbe concludere con il Mef relativo a una ricapitalizzazione di cinque miliardi prima della cessione: (https://it.investing.com/news/stock-market-news/mps-aumento-di-capitale-da-3-miliardi-potrebbe-non-bastare-2021808).
Quanto sia drastica questa contrapposizione fra il Ministro Franco e Andrea Orcel è tuttavia da verificare. Si parte da una premessa che sia per l’uno che per l’altro questa trattativa s’ha da fare. Trovare una quadra è nell’interesse per i due protagonisti Mef-Unicredit. Nel senso che il Ministero ci è costretto – e anche in tempi rapidi – per far fronte agli impegni con l’Europa, mentre per Unicredit la trattativa rappresenta forse l’ultima occasione valida all’orizzonte nel risiko bancario per incamerare circa 1200 sportelli e 4 milioni di clienti e riproporsi sia come banca di valore europeo che come competitor più valido nei confronti di San Paolo-Banca Intesa che l’aveva raddoppiata per numero di clienti.
Una definizione della trattativa – come aveva già sostenuto in passato il nostro esperto Gianfranco Antognoli – avvantaggia anche il così detto “SistemaItalia” che va salvaguardato per accompagnare una ripresa economica sistemica che vede nella soluzione Mps, come in quella di Alitalia, un tassello indispensabile per un rilancio effettivo del Paese fuori da posizioni ancorate a particolari sindacali e di categoria che non assumono purtroppo la visione d’insieme che è necessaria per definire.
Tuttavia la recente nomina di Enrico Letta alle Suppletive di Siena e gli impegni presi dal segretario Pd fanno ritenere che la visita di domani della delegazione Unicredit non farà segnare passi definitivi, mentre il tavolo centrale su cui sarà definita l’intera questione sarà romano, se non addirittura parlamentare: (https://www.affaritaliani.it/economia/mps-l-equilibrismo-di-letta-alla-prova-unicredit-tradira-i-senesi-o-draghi-760773.html).