Domani è festa, il XXV aprile, ma la politica non si prenderà riposi. Anzi, forse sarà la giornata più importante. Ricavarsi visibilità tuttavia non sarà facile: i festeggiamenti sono programmati da tempo e sarà un crescendo verso il culmine sul Campo dove il personaggio più politico sarà l’attuale sindaco Luigi De Mossi che, in passato, tocco l’apice del proprio gradimento proprio dopo un suo discorso del XXV aprile.
La settimana appena chiusa è stata in gran parte dominata dal sondaggio di TechnoConsumer srl – http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/GestioneSondaggio.aspx -, ordinato e pubblicato dal quotidiano Corriere di Siena. Visti i tempi – tra meno di una settimana scatta il divieto di farne altri -, sarà l’unico sondaggio pubblico di queste elezioni e rappresenta un’indovinata iniziativa da parte della nuova proprietà della testata che di recente ha riaperto la sede a Siena in via Garibaldi 46.
Cosa ha detto? Che da ora in poi sarà caccia al voto, senza esclusioni di colpi, ma pensando anche al secondo turno. E con un pizzico di orgoglio sottolineiamo che questo sondaggio, realizzato tra il 13 e il 18 aprile – 1.200 intervistati; 4698 non rispondenti – conferma con le cifre i ragionamenti che abbiamo fatto qualche giorno fa: https://sienapost.it/siena/a-futura-memoria-un-pensierino-sulle-amministrative/.
Nessuno vincerà al primo turno. Nessuno arriva al trenta percento. Ferretti e Fabio, espressioni delle due coalizioni politiche principali sono in testa. Il civismo, vero o presunto che sia, sembra costretto ad un ruolo di comprimario.
La campagna elettorale inizia da qui. E’ questo il punto zero? Probabilmente sì. Tra tre settimane vedremo come andrà a finire, chi salirà e chi scenderà. Quanto peseranno il trascinamento politico generale e quello dei candidati sia a Sindaco che a Consiglieri. Certo è che la competizione crescerà.
Ferretti e Fabio non possono sedersi, il loro rispettivo primo e secondo posto potrebbe esser stati sovrastimati e comunque sono insidiati. Sono troppi i candidati in schieramenti avversi che provengono dai loro insediamenti politici originali per non vederla così.
Pacciani, in campagna elettorale da un anno, sostenuto dal più alto numero di liste e candidati, dovrà trovare politicamente la via per stabilizzare in alto la forbice e rosicchiare voti alla candidata appena sopra.
Castagnini non può accontentarsi del quarto posto, tanto più considerando il buon giudizio che la maggioranza dei senesi sembra avere – stando almeno al sondaggio – dell’operato del suo mentore, De Mossi, sindaco uscente, di cui deve raccogliere l’eredità.
Tanto meno può accontentarsi Montomoli, ultimo nella previsione a poter ottenere presenze in consiglio. In pratica le cifre lo relegano a una semplice comparsata e lo collocano lontanissimo dalla sfida per il Palazzo. Ma i sondaggi, sono sondaggi e questo addirittura si prende un 5% di incertezza.
Quello che merita spiegare bene interpretando un sondaggio fatto di percentuali è che queste proporzioni nel caso senese nascondono che un migliaio di voti cambia tutto. Se voteranno gli stessi di cinque anni fa, parametrati al calo demografico Istat (0,27%), i voti validi saranno 26 mila e 52, quindi mille voti per una lista rappresenteranno un balzo in avanti del 3,83%.
Resta tuttavia un punto. Tutti i candidati avrebbero bisogno che tornassero in campo gli elettori che non vanno a votare (cinque anni fa votò il 49,7% della popolazione). Farebbero davvero la differenza.
Ma la certezza che nessuno vincerà al primo turno più che invogliare probabilmente scoraggerà, giacché il voto non è risolutivo, non dà l’idea di completezza, si potrebbe votare un candidato che poi porterà voti a un altro a noi inviso. Per questo motivo e per lo scarso coinvolgimento che queste elezioni esercitano sulla città, i voti validi potrebbero essere addirittura 24.500 quindi mille voti rappresenterebbero il 4,08%.
Comunque, ora, chiuse le liste, inizia per tutti la caccia all’elettore. Una caccia di certo senza esclusione di colpi, anche se qualcuno dovrà iniziare a pensare agli scenari possibili del secondo turno dove praticamente tutti gli schieramenti annunciano l’intenzione di non fare apparentamenti formali. Un primo segno di queste intese possibili sarà il voto disgiunto di questo primo turno. Ed attenzione, nel segreto dell’urna, la volontà di un voto disgiunto, per paura di far annullare la scheda, si trasforma in un voto al solo candidato. Un aspetto che incide notevolmente sui voti validi: cinque anni fa il 6% dei votanti lo fece, e dieci anni fa, addirittura, lo fece l’11,6%.
Insomma tutto tutto non “sarà” possibile, ma molto può avvenire in neanche un mese.