Ecco quali giochi stanno facendo le dieci al canape

Poche ore al Palio dell’Assunta: ultime considerazioni sulle probabilità di vincere delle contrade in lizza

Cen-Cio! Cen-Cio! Cen-Cio! Quando a vista d’occhio del fantino nel concone, questo spettacolo rituale viene rappresentato, alcuni tra gli “assassini” pensano ad altro. Che per loro non significa. Loro sono lì per partecipare.

Renato Romei, un maggiorente che ne ha viste davvero tante, in una trasmissione condotta da Matteo Borsi e Veronica Costa tira fuori il concetto, che nelle ore successive scava in me ogni sorta di dubbio. Ci sono fantini che sono in Piazza per vincere, altri per correre. Con questa seconda opzione accesa, anche la fortuna può far poco. Quelle centinaia di fazzoletti che svettano su bordolesi vuote sono solo folclore.

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Il timore per questi “perdenti” è di non aver la possibilità di rigiocare. I gruppi di potere intorno alle scuderie più importanti potrebbero negargli il cavallo per Asti o Ferrara, Bucine o Bomarzo. Anche lì si rialza abbastanza per mangiare. Si fa un gran parlare di potere perso dalle contrade, ma nella stessa trasmissione, un altro dirigente di lungo corso, amato/odiato, Pietro Mele, dice che il gran fantino in questi “gruppi” è l’amministratore delegato, ma i soci di capitale sono abbastanza spesso le contrade.

E la cosa mi convince abbastanza, perché sarebbe una spiegazione utile a comprendere come le contrade, in pratica enti immortali, abbiano nell’ipotesi ceduto spazio a fantini che, per quanto bravi, invecchiano e muoiono.

Quando e come? Credo che i due anni di Covid siano stati tanto duri per molti fantini. Di colpo ogni corsa e ogni introito sono scomparsi. Si sono fatte economie; ha sbarcato il lunario chi i soldi li aveva e ha fatto affari prosperando e chi è stato resiliente e si è fatto bastare qualche cavallo a pensione per il quale percepiva una retta. Se, come credo, i dirigenti di contrada hanno scelto quel momento per fare qualche risparmio, nel mondo dei fantini si sono create dipendenze che ancor oggi non sono tutte evidenti. Comunque…

Un’altra considerazione. Facciamo un gioco mentale. Vi ricordate immediatamente chi sono i quattro esordienti di questo Palio? Parlo di Leocorno, Chiocciola, Lupa e Onda. Io che mi impregno prova dopo prova del loro assestamento alla Piazza, ci devo pensare a chi sono. Questo è dunque il palio degli esordienti che non sembrano esordienti. Come fare ad escludere di punto in bianco che non vinceranno? Questi sono piazzaioli prefabbricati, non si può. Certo è un palio che nasce a tavolino che comporta già nei partiti fra contrade nerbi ben legati, ma se la contrada, o le contrade, massimamente attenzionate non saranno tra le prime tre a San Martino c’è l’evenienza che si entri “nello spiga rotta, ognuno per sé”.

Un’ultima considerazione. Il buonismo generale non ci pervade. Un semi esordiente ce l’abbiamo anche sul verrocchio che non ha l’umiltà per definirsi tale. Vorremmo che garantisse che una delle avversarie, per agire a scapito dell’altra, non rovinasse il palio a “n” altre, come spesso è avvenuto senza che niente lo giustifichi. Lui e quella busta che gli verrà consegnata saranno i veri elementi determinanti. E per ora non si sa niente di essi.

Che dirvi dunque di questo Palio dove abbiamo fatto massimi sforzi di attenzione per capire chi smazza di più e dove, nelle ultime due prove, le contrade che non stavano sotto i riflettori ci sono invece entrate? L’Onda ad esempio che ha vinto la Generale, la Selva, la Civetta, il Leocorno (che ha vinto la provaccia), l’Oca che non si è nascosta, la Lupa, la Chiocciola che è arrivata a fondo scala nella graduatoria di crescita. Purtroppo solo del Nicchio si deve dire che non si fanno passi avanti; anche se stasera, tappi, accorgimenti, nerbo e chimica permessa potrebbero condurre a risultati impensabili.

Quindi sempre per gioco proviamo a dirvi che gioco vorrebbe fare ciascuna contrada…

-Siena, Italia – August 16, 2024: Photo by Roberto Bassan – RBF

Per l’Istrice gli scacchi – Non si inventa nulla, il forte è il forte, il debole è il debole. La somma di intelligenze riunite vede fino alla sesta variante possibile e ha uno scenario di riserva per ciascuna evenienza. E’ la sublimazione del palio a tavolino.

Per l’Oca rubamazzo – Che sarebbe il gioco che potrebbe fare la bella cicala, poco lavoro, molto onore. Ci immaginiamo che Fontebranda conosca a menadito tutto lo scenario principale, quindi se qualcosa va storto potrebbe rigirarlo a proprio vantaggio anche all’ultimo giro.

Per il Nicchio bestia – Si è impostato un palio dove le prime mani sono state evidentemente perse, ma si è voluto rilanciare con lo stesso mazzo con i risultati prevedibili che sono l’emozionante inatteso (un terzo, forse meno) o il deprimente costoso (due terzi, forse più).

Per la Chiocciola tressette con il morto. Gioco semplice, fatto in evidenza ma senza che l’avversaria muova foglia. Qui la strategia è importante: prendere quello che si è fatto in prova e giocarselo all’inizio, pretendendo l’attenzione delle altre, è forse sbagliato. Pensiamo l’inverso, cioè a quanto ricco possa essere il “morto” per chi arriva alla fine e piglia l’ultima mano.

Per la Lupa l’omo nero – Averlo dato o averlo preso? Pensiamo che questa sarà un’incertezza che non sarà rivelabile che alla fine. Stamani alla provaccia l’intimidazione è stata evidente ed efficace. Ma il clamoroso nel palio a volte nasconde altro.

Per il Leocorno la tombola – I numeri ruzzolano, le cartelle sono uguali per tutti. Come altre volte si punta sul ritrovarsi con quella citta bendata ad aspettare mano nella mano l’alba nella valle di Follonica. Lo stato di infatuazione tuttavia non dovrà impedire all’Uni di sentire tutti i numeri che escono.

Per l’Onda la briscola – Gioco per figli di “parlachiaro”, gioco in cui i carichi vengono protetti dal gioco di squadra, gioco in cui fondamentali sono i segnali controversi. Gioco per volpi, ma i delfini non sono le volpi del mare?

Per il Valdimontone la dama – Non pensiate che nei Servi non ci sia intelligenza applicata a questo Palio. Anzi, sarà il caso di fare estrema attenzione a ogni pedina lasciata in presa.

Per la Civetta il mercante in fiera – Gioco da famiglia, gioco da giorni di intimità con gli amici, gioco che costa anche un po’. Ci sta che tra le quattro in fondo una carta del Castellare ci sia.

Per la Selva la pista dei barberi – In Vallepiatta tutti vogliono il barberino della Selva, perché? Non si sa come mai, la vince sempre lui. Colpa di Osvaldo, da lassù, un grande che non c’è più e che creò la pista più bella? Fate voi, ma se vi capita quel barbero verdearancio con la striscia bianca prendetelo sempre. Loro, quelli della Selva, ruzzano di continuo e spesso vincono.

Non abbiamo messo tra i giochi, il Traversone che qui si chiama “VinciPerdi”, ma abbiamo il forte dubbio che qualcuno vorrà giocarci.

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