Ecomostro o terrazza sulla Valdarbia?

In molti, nel tempo hanno pensato a cosa fare della “Torre dei pomodori” di Isola d’Arbia, una ex fabbrica di pelati liofilizzati eretta a fine anni ’50. Alta 58 metri, sei piani ed un enorme piccionaia al culmine, è ormai archeologia industriale a imperitura memoria di un progetto mai partito: il pomodoro della Valdarbia. Le ragioni?  Un po’ per la mancanza di fondi e un po’ per il ripensamento di un volenteroso progetto industriale.

Negli anni ’90, fu al centro di un’idea strutturale che ipotizzava in quella zona, di pertinenza del Comune di Siena, una efficiente pianificazione chiamata “Città dell’Arbia” che interessava il completamento della nuova Cassia con un’intera area da valorizzare. Stimolate da queste prospettive, furono molte le progettazioni per la “Torre dei pomodori”, soprattutto ci provarono dei giovani architetti che pensarono di creare un territorio a vocazione turistica con parchi appositi per i giochi dei bambini, laghetti, campi da tennis e di bocce, maneggio, piscina, e la torre al centro come fiore all’occhiello

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Oggi l’utilizzo della “Torre” è precluso così come l’accesso. Unici a trovarla in qualche maniera utile sono gli aviatori visto che la struttura funge da punto di riferimento nell’allontanamento da Ampugnano. L’ex fabbrica oggi rientra nel piano detto “ATI 8” (Area di Trasformazione Integrata), valido per gli interventi di riqualificazione di quel territorio. All’Ufficio del Catasto l’ex fabbrica di attività di conservazione e trasformazione di frutta e ortaggi e altri prodotti, risulta inattiva dall’1/1/1978 e si fa riferimento a “Fallimenti SPA I.D.I.T.”

Legambiente, Verdi e associazioni ambientaliste sono concordi nel ritenerla “ecomostro da abbattere”, in quanto degrada e brutalizza il percorso della via Francigena.

Il dilemma comunque rimane. Già, che farci? Buttarla giù costa troppo, tenerla su non costa meno. In nessun progetto riesce ad essere sostenibile, nell’uno o nell’altro senso. Allora?

Proviamo a cambiare la prospettiva. Comunque e da dovunque la si guardi quella torre, seppur particolare, è brutta. Un vero cazzotto nell’occhio. 

Ma da quella torre – visibile a 40 chilometri di distanza – cosa si vede? Quale prospettiva può offrire? Che visuale propone? Siena come si vede? E il Chianti? E le Crete senesi? L’Amata come si vede? Fin dove si arriva con la visuale della Valdarbia?

Sto pensando a quanti turisti si fermano a fotografare una “semplice” collina di cipressi sulla nuova Cassia tra il bivio per Torrenieri-Montalcino e San Quirico d’Orcia.

Qualcuno potrebbe organizzare una proposta per salire in cima ad una torre del ventesimo secolo, collocata per sbaglio da una cultura industrialista, che non ha mai contaminato la Terra di Siena; o almeno non più di tanto.

Male che vada si potrebbe provare a raccogliere i soldi che servono per abbatterla. In fondo anche i mostri possono fare “cassetta”.

(immagine tratta da https://italianostrasiena.wordpress.com/)

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