Ex Idit: pannelli solari in arrivo, ma la rigenerazione è tutta da dimostrare

Il Comune annuncia l’accordo per l’area dismessa a Isola, ma Siena Sostenibile critica: “Senza un progetto, resteranno solo pannelli e degrado”

Nel silenzio di Isola d’Arbia, tra sterpaglie e capannoni abbandonati, qualcosa sembra muoversi nell’area dell’ex Idit. La Giunta comunale ha approvato un accordo con la società Red Brick srl, intenzionata a realizzare un impianto fotovoltaico proprio lì, dove da decenni si accumula il fallimento di un sogno industriale mai nato. L’azienda ha opzionato l’acquisto di quasi 53 mila metri quadrati di terreno, attualmente agricolo, e quasi 5 mila di immobili in disuso, con l’obiettivo di installare pannelli solari grazie alle semplificazioni previste dal Decreto Energia del 2022.

Per il vicesindaco e assessore all’urbanistica Michele Capitani si tratta di un primo passo verso la rigenerazione urbana dell’area, un’azione concreta che si inserisce anche nel quadro della futura Comunità Energetica Rinnovabile del Comune di Siena. L’idea, almeno sulla carta, è quella di restituire dignità a un pezzo di territorio dimenticato, da tempo fuori dalla vita della città.

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Ma non tutti condividono l’ottimismo. Dalla pagina Facebook di Siena Sostenibile arrivano commenti decisamente più cauti, se non scettici. “L’impianto fotovoltaico – si legge – può essere facilmente realizzato grazie alla Procedura Abilitativa Semplificata. Ma parlare già oggi di rigenerazione urbana ci sembra fuori luogo. Non ci sono basi concrete, né progetti presentati: il rischio è che l’immagine attuale dell’ex Idit venga semplicemente riflessa nei pannelli, senza alcuna trasformazione reale”.

Il tema tocca una ferita aperta nella memoria urbana. La torre dell’Idit, alta oltre 70 metri, è da anni al centro di discussioni e polemiche: demolirla costerebbe moltissimo, mantenerla così com’è significa perpetuare il degrado. Nel 2021 fu perfino protagonista di una mostra fotografica al Santa Maria della Scala, che ne raccontava la parabola come simbolo del boom economico fallito. Negli anni si sono susseguite idee più o meno ambiziose, come la proposta – mai realizzata – di trasformare l’area in un hub per cicloturismo e mobilità dolce.

Oggi, invece, si torna a parlare di energia. E mentre l’intervento previsto dalla Red Brick potrebbe portare benefici dal punto di vista ambientale, rimane forte il sospetto che si tratti di un’operazione parziale. Un pannello fotovoltaico può produrre elettricità, certo, ma non ricuce da solo il rapporto tra un luogo e la sua comunità. Senza un progetto urbanistico chiaro, senza destinazioni pubbliche, senza tempi definiti e un piano condiviso, il rischio è quello di aggiungere tecnologia in mezzo al nulla.

Per ora, il Comune scommette su un’intesa che potrebbe aprire scenari nuovi. Ma sarà il tempo – e la trasparenza sulle prossime mosse – a dire se si tratta davvero di un passo verso la rigenerazione o solo dell’ennesima occasione mancata per l’ex Idit.

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