Fine vita, cure palliative e suicidio assistito: confronto pubblico a Siena

Intervista a Giulia Periccioli del Partito Democratico cittadino

Il tema del fine vita è tra i più delicati e cruciali del nostro tempo. Parla di libertà individuale, dignità, sofferenza e scelte estreme ma… profondamente umane. In un contesto nazionale ancora privo di una legge chiara sul suicidio medicalmente assistito, e in cui l’accesso alle cure palliative resta disomogeneo, alcune Regioni hanno cercato di colmare il vuoto normativo. È il caso della Toscana, che nel febbraio 2024 ha approvato una legge per regolare l’accesso all’aiuto medico alla morte volontaria all’interno del servizio sanitario regionale.

Una legge che non è passata inosservata: il Governo l’ha impugnata davanti alla Corte Costituzionale, riaccendendo il confronto tra istituzioni, territori e cittadinanza. Un confronto che riguarda anche i limiti delle competenze regionali, il ruolo dello Stato e il diritto delle persone a essere accompagnate con rispetto nelle fasi più difficili della propria vita.

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È in questo contesto che il Partito Democratico di Siena – Unione Comunale promuove l’incontro pubblico “Questioni di fine vita: cure palliative e suicidio medicalmente assistito”, in programma mercoledì prossimo 21 maggio alle ore 17.30 a Palazzo Patrizi. Un’occasione per approfondire, con esperti e testimoni, due grandi temi spesso affrontati separatamente ma fortemente interconnessi: il diritto alle cure palliative e quello all’autodeterminazione nel morire.

L’obiettivo è duplice: informare e coinvolgere. Senza ideologismi, senza proclami, con il rispetto che questo argomento richiede. Perché parlare di fine vita significa parlare di libertà, di sanità pubblica, di responsabilità collettiva. E, prima di tutto, di persone. Ne parliamo con Giulia Periccioli che, nella segreteria dell’Unione, ha la delega alla Sanità.

Il 21 maggio affronterete un tema delicato e divisivo come il fine vita. Perché avete scelto di proporre questo incontro pubblico proprio adesso?

“Il tema e da sempre presente alle coscienze di tutti. Alleviare il dolore e porre fine alla sofferenza fisica e psicologica senza possibilità di guarigione è un dovere morale. Per fortuna sulla lotta al dolore è attivo un servizio meritorio garantito dalla ASL, che è obiettivo del nostro incontro promuovere e valorizzare. La Regione Toscana aveva coraggiosamente colmato un vuoto normativo, sottolineato dalla Corte Costituzionale. Il governo, incapace di proporre alcunché su queste materie, ha deciso di impugnare la legge. Consideriamo questa scelta un’aggressione alla coscienza di tutti”.

Cure palliative e suicidio medicalmente assistito: due ambiti diversi ma affiancati nel titolo dell’iniziativa. Che rapporto c’è tra questi due percorsi?

“Sono due percorsi separati, non necessariamente conseguenti.  Sicuramente riteniamo fondamentale diffondere conoscenza e consapevolezza su questi temi di civiltà”.

Qual è lo stato attuale della normativa italiana su questi temi? E cosa manca dal punto di vista legislativo?

“Dal punto di vista legislativo oggi possiamo accedere al percorso di cure palliative e a un certo punto scegliere di interromperle. Manca una legge che definisca le modalità con cui una persona, pienamente capace di intendere e di volere, in determinate condizioni di sofferenza fisica o psicologica, possa decidere di porre fine alla propria vita. Così come richiesto più volte dalla Corte Costituzionale e come ha fatto la Regione Toscana con la Legge impugnata dal governo”.

La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato ha aperto nuove possibilità. Cosa cambia concretamente per i cittadini?

“Niente purtroppo, dovrebbe cambiare tutto in meglio. Perché il parlamento non ha ancora avuto il coraggio di legiferare su una materia di civiltà perché riguarda innanzitutto la dignità della persona”.

Che ruolo può giocare la sanità pubblica – e in particolare la rete delle cure palliative – nel garantire dignità e scelta nel fine vita?

“È ovvio che una materia di questo genere deve essere competenza esclusiva della Sanità pubblica. Cosi come è oggi il servizio già garantito delle cure palliative. Sarà la Regione che dovrà affrontare il tema delle strutture e dei medici somministratori. Traendo da questo punto di vista insegnamento dall’obiezione di coscienza praticata sulla Legge 194, che impediscono in alcune zone l’accesso all’aborto, sebbene garantito per legge”.

L’iniziativa è promossa dal Partito Democratico di Siena: che valore politico e culturale attribuite a questo appuntamento?

“Quello che può avere la voce di un partito, che ha valori etici e morali chiari per costruire una società in cui l’individuo e i suoi diritti siano garantiti e con l’ambizione di continuare a governare la Toscana e amministrare la città di Siena”. 

A chi si rivolge l’incontro? È pensato per addetti ai lavori o aperto anche ai cittadini comuni?

“È costruito insieme agli addetti ai lavori ed è rivolto a tutti i cittadini che abbiano voglia di informarsi su un tema così rilevante. In questo senso colgo l’occasione per ringraziarla dell’intervista e dell’attenzione all’iniziativa”.

Parlare pubblicamente di fine vita è ancora un tabù in molti contesti. Come si costruisce un dibattito rispettoso ma non reticente?

“Facendo parlare la gente dei suoi bisogni, i medici e gli infermieri delle loro possibilità, le Istituzioni del proprio volere”.

Che seguito potrebbe avere questa iniziativa? Pensate a un percorso più ampio su questi temi, a livello locale o nazionale?

“Pensiamo, semplicemente, ad un impegno continuo e coerente nelle forme in cui sarà possibile e ci sarà dato modo di farlo. Supporteremo la Regione nella difesa della legge impugnata e incalzeremo i nostri parlamentari ed il partito nazionale a portare avanti un’azione più incisiva su un tema di questa rilevanza”.

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