Giovani, linfa per il futuro di Siena

Oltre la retorica: dialogo tra Ivano Zeppi e Simone Vigni sulla necessità di investire sul serio sulle nuove generazioni

A Siena, in questi giorni, non si parla d’altro che di come la città stia un po’ “tirando le cuoia”. Prezzi che salgono, niente di nuovo e sempre meno gente che ci vive. E, guarda un po’, anche sul tema dei giovani è già partita l’attenzione. Con il rischio che si concluda nella solita retorica: “sono il nostro futuro”, “dobbiamo investire su di loro”… bla bla bla.

Ivano e Simone, che di chiacchiere ne hanno sentite fin troppe, vorrebbero provare a cambiare registro. Basta con le polemiche sterili e i buoni propositi di facciata. Vogliono parlare seriamente di quello che davvero conta per il futuro: i giovani, appunto. Perché, diciamocelo chiaramente, senza di loro Siena rischia di diventare solo un bel ricordo.

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Ivano: Stamattina pensavo a quanto sia vero: parlare del futuro di Siena vuol dire parlare dei giovani. Lo diciamo spesso, ma poi ce ne dimentichiamo, presi da mille altre urgenze.

Simone: Anche io, Ivano, ho questa preoccupazione costante. Avverto la sensazione che la nostra attenzione sia così concentrata sulla conservazione del passato, sulla celebrazione della nostra storia gloriosa, delle nostre disgrazie, spesso altalenando tra queste due, che rischiamo di dimenticare chi quella storia la porterà avanti, chi la reinterpreterà e la farà evolvere.

Ivano: È vero. Ogni tanto, ciclicamente, Siena — questa nostra bella addormentata — si ricorda dei giovani. Ma poi, che succede? Fiumi di parole, di promesse, soprattutto sotto elezioni. Appena serve qualche volto fresco da esibire.

Simone: Sì, perché si pensa che basti un maquillage giovane per dare l’idea del cambiamento. Ma i giovani vivono in mondi diversi, parlano linguaggi diversi, usano strumenti che sembrano distanti anni luce da quelli della maggioranza adulta. Eppure, alla fine, si cerca la scorciatoia per colmare queste distanze, senza cambiare davvero nulla.

Ivano: E spesso qualcuno ci casca ancora, finisce nella rete, pensando di poter incidere. Peccato che, appena entrato, venga subito “normalizzato”, reso vecchio anche lui. È un meccanismo subdolo.

Simone: Dovremmo impedirlo, Ivano. Dovremmo impedire che il vecchio si mangi il giovane. Che vengano usati solo come decorazione per un sistema che continua a replicare sé stesso.

Ivano: Come? Con idee vere, progettualità vera, senza tutta questa retorica vuota. Dobbiamo entrare nei meccanismi e cambiarli dall’interno, non stare a guardare.

Simone: Esatto. E dovremmo mettere insieme generazioni diverse, non contrapporle. Serve una volontà comune di futuro, non giovani contro vecchi.

Ivano: Il passato va rispettato, ma solo nella misura in cui ci aiuta ad andare avanti. Dobbiamo spingerci oltre, ingaggiare battaglia contro tutte quelle rendite di posizione che tengono Siena paralizzata.

Simone: Una rivoluzione? Dei rivoluzionari? Anche perché no. Ma più che altro servono volenterosi, gente che abbia voglia di svegliare davvero questa città, senza paura.

Ivano: Un patto vero tra generazioni, non la solita sostituzione meccanica del nuovo al posto del vecchio. Magari persino un “partito del bollore”, come qualcuno ha detto. Purché sia rinnovatori contro conservatori, non giovani contro vecchi.

Simone: Giusto. Perché il problema non è l’età anagrafica, ma la mentalità. Se vogliamo che Siena abbia un futuro, dobbiamo liberarci di questo schema mentale.

Ivano: Giusto. Trattiamo spesso i giovani come semplici eredi, custodi di un passato che non possono cambiare. Ma ogni generazione porta nuove idee, nuove sensibilità. Ignorarle vuol dire togliere ossigeno alla città.

Simone: Purtroppo, vedo spesso questo atteggiamento anche nel mondo del lavoro, della politica. A volte è più comodo affidarsi a dinamiche consolidate, a persone che “hanno sempre fatto così”. Invece, dovremmo essere più aperti ad accogliere le idee fresche, l’entusiasmo, anche se a volte possono sembrare distruttive. E poi i giovani dovrebbero avere il coraggio e la forza sì di ascoltare, ma poi di essere autonomi nelle scelte, ed in politica spesso non è così.

Ivano: È pigrizia, intellettuale e politica. Etichettiamo i giovani come disinteressati o idealisti, li lasciamo chiusi nei loro spazi e poi ci stupiamo se non partecipano. Ma siamo noi a tenerli fuori.

Simone: E così facendo, Ivano, ci auto-infliggiamo una perdita enorme. Perdiamo la loro energia creativa, la loro capacità di vedere le cose da angolazioni diverse. Un tessuto sociale che non si rinnova, che non integra le nuove generazioni, inevitabilmente si inaridisce. Lo vediamo nel calo demografico, nella difficoltà di attrarre e trattenere talenti.

Ivano: Vero. Dobbiamo smettere di vivere di rendita. Se vogliamo che i giovani restino, Siena deve offrire opportunità vere: formazione, lavoro, innovazione. Un ambiente in cui sentirsi parte attiva, non di passaggio.

Simone: Penso che dovremmo creare più spazi di dialogo intergenerazionale, occasioni in cui le esperienze dei più anziani si incontrino con la visione del mondo dei più giovani. Dobbiamo superare la logica della divisione, dello scontro generazionale, e costruire ponti, lavorare gli uni per gli altri.

Ivano: Concordo. Ripensiamo i nostri spazi: facciamoli più vivi, più aperti. Luoghi dove i giovani possano incontrarsi, creare, contare. Non solo guardare da fuori.

Simone: E forse dovremmo anche essere più coraggiosi nel sostenere le loro iniziative, i loro progetti, anche quando escono dai sentieri battuti. Invece di frenarli con mille burocrazie o con un atteggiamento scettico, dovremmo offrire loro fiducia e supporto.

Ivano: Esatto. Se non li ascoltiamo davvero, se non diamo fiducia, se li trattiamo con sufficienza, poi non sorprendiamoci se vanno via. Il futuro è nelle loro mani, ma tocca a noi passargli il testimone nel modo giusto.

Simone: Hai ragione, Ivano. Dobbiamo invertire la rotta. Dobbiamo smettere di pensare che il compito dei giovani sia solo quello di invecchiare e iniziare a considerarli come la risorsa più preziosa per costruire la Siena di domani. È una sfida difficile, ma non possiamo permetterci di fallire.

Ivano: Sì, è una responsabilità collettiva. Solo così Siena potrà tornare a essere una città viva, piena di idee, di energie, di futuro.

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