Giuseppe Giambrone: “Tuscany Camp tra sport, ricerca e studenti internazionali. Siena al centro del futuro.”

Dalla pista al laboratorio: l’accordo con la Scuola di specializzazione in Medicina dello Sport e la Cardiologia sportiva di Siena. Dalla Cina a Siena. Una visione che unisce sport, scienza, turismo, cultura, territorio.

Il Tuscany Camp, il progetto creato da Giuseppe Giambrone a San Rocco a Pilli, è da anni un punto di riferimento per il mezzofondo e la maratona mondiale. Qui si sono allenati e si allenano tutt’oggi campioni olimpici, medagliati e protagonisti delle più grandi competizioni internazionali (ad oggi vinte 23 medaglie mondiali), come raccontato in questo approfondimento e nelle storie che abbiamo seguito negli anni, dai prossimi campionati del Mondo di Tokyo con gli 8 atleti di Giambrone alla recente Tuscany Camp Race sulle colline senesi.

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Oggi però il progetto guarda oltre il risultato sportivo. Il futuro del Tuscany Camp passa dalla ricerca scientifica e dall’internazionalizzazione.

Giuseppe, partiamo dalla novità più importante. Che cosa bolle in pentola?

Il prossimo passo sarà creare un collegamento strutturato tra sport e medicina. Stiamo per stringere un accordo con il professor Flavio D’Ascenzi, che è il direttore dellla Medicina dello Sport e lavora anche alla Cardiologia dell’Ospedale delle Scotte di Siena, e con il professor Marco Bonifazi, che opera a San Miniato presso gli istituti biologici, grande ricercatore e fisiologo dello sport di fama mondiale.

L’obiettivo è sviluppare progetti di ricerca scientifica su temi come il cuore dello sportivo, la fisiologia dell’allenamento, la valutazione del talento. Non parliamo solo di prestazione, ma di salute.
Studiare il cuore di un atleta significa capire meglio anche quello delle persone comuni. È come in Formula 1: quello che si sperimenta in pista, poi finisce sulle auto di tutti i giorni. Così le innovazioni nate nello sport diventano strumenti di prevenzione per tutti.

Questo collegamento tra il campo di San Rocco e i laboratori di San Miniato e dell’Ospedale di Siena è il cuore del progetto. “È un connubio perfetto – spiega Giambrone – da una parte la pratica sul campo, dall’altra la ricerca scientifica, come abbiamo raccontato già in questo articolo sulla visione futura di Tuscany Camp”.

Ma non è tutto. Il secondo asse strategico riguarda la formazione e il turismo studentesco internazionale. Di cosa si tratta?

Da diversi anni collaboriamo con l’Università di Nantong e con la federazione cinese di atletica, di cui sono responsabile tecnico. Il progetto prevede che dal terzo anno gli studenti cinesi vengano a Siena per stage formativi e corsi. Non saranno solo atleti: parliamo di ragazzi universitari che verranno qui per studiare, attratti anche dall’immagine dei loro campioni che si allenano al Tuscany Camp. Tra cinque o sei anni potremmo avere centinaia di studenti a Siena. È un’opportunità straordinaria: culturale, economica e di immagine».

Come abbiamo scritto in questo focus sulla vocazione internazionale del progetto, la sfida è organizzativa: a San Rocco non ci sono strutture per ospitare studenti, quindi si dovranno stipulare protocolli d’intesa con gli studentati di Siena. Già dal prossimo anno arriveranno i primi ragazzi, ma il flusso crescerà negli anni successivi.

Il Tuscany Camp non è più solo un campo di allenamento per campioni, ma un hub di relazioni internazionali, innovazione scientifica e promozione territoriale. In questo versante va anche in recente interessamento del Ministero degli Esteri.

“Siena può diventare un laboratorio a cielo aperto – conclude Giambrone – dove sport, ricerca e cultura si intrecciano, con benefici concreti per tutto il territorio”.

Un progetto che parte da San Rocco, ma che coinvolge San Miniato, le Scotte e le università, aprendo la strada a una nuova stagione in cui la corsa non è solo una gara, ma un ponte verso il futuro.

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