Il dovere di un nuovo Centrosinistra per Siena e provincia

A una settimana dalla presa di posizione degli appartenenti della mozione Cuperlo – Promessa Democratica – un altro documento fortemente critico viene presentato all’attenzione dei vertici del Partito Democratico.

L’hanno firmato persone che hanno già rivestito ruoli di responsabilità tanto nell’Unione comunale del capoluogo, sia nel partito provinciale che in ruoli elettivi. La raccolta firme è tuttora in corso; al momento le sottoscrizioni di adesione raccolte dagli estensori Pippo Lambardi e Lorenzo Brenci sono le seguenti: Marco Spinelli, Simone Acquafredda, Marco Angelini, Jacopo Armini, Monica Bartalozzi, Giacomo Bassi, Alessandro Bellini, Gianluigi Bogi, Iliano Boldi, Christian Bovini, Francesco Carnesecchi, Francesco Caroni, Luigi Dallai, Vito De Meo, Angelo Di Domenico, Maurizio Ferretta, Pier Paolo Fiorenzani, Guido Galgani, Paolo Galgani, Giacomo Grazi, Guido Leoncini, Moira Mancini, Pierluigi Marrucci, Paolo Mazzini, Manuel Menzocchi, Duccio Nello Peccianti, Giulia Periccioli, Moreno Periccioli, Simone Petricci, Michele Pollara, Maurizio Pozzi, Pierluigi Puccetti, Alice Raspanti, Silvia Ribechini, Alessandro Rossi, Andrea Rossi, Alessandro Starnini, Umberto Trezzi, Marco
Turchi, Daniela Ugolini e Bruno Valentini.

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Riceviamo e pubblichiamo…

Le elezioni comunali del maggio scorso a Siena hanno decretato la seconda sconfitta consecutiva del centrosinistra. Nel 2018 si impose De Mossi, candidato Sindaco civico fortemente sostenuto dal centrodestra cittadino, in questa recente tornata elettorale invece i partiti di centrodestra, scaricando proprio De Mossi, hanno preso le distanze dal peggior mandato amministrativo che la città abbia conosciuto e hanno individuato una loro
candidata, vincendo molto più nettamente.

Per il centrosinistra, e segnatamente per il Pd, questa è una sconfitta storica e disastrosa. La ragione dichiarata di questo documento è l’ambizione di ricostruire il centrosinistra a Siena e di rafforzarlo sul territorio provinciale. Siamo convinti che sia un dovere verso la città ed una speranza della maggioranza dei cittadini.

Ricostruire una prospettiva condivisa per una città dal passato glorioso e dall’incerto presente. Assegnando una missione al Pd, quella di mettersi in gioco, senza pretese egemoniche e con sincero spirito di servizio, come soggetto promotore di questa discussione, aperta e plurale, sul futuro per Siena, chiamando a partecipare tutte le forze di centrosinistra di questa città, singoli cittadini e cittadine.

In primo luogo è necessario analizzare le cause della nuova sconfitta, pur tenendo conto del trend nazionale che vede prevalere la destra in tutte le ultime tornate elettorali, ragionando soprattutto sui motivi della sconfitta a Siena.

Negli ultimi cinque anni l’opposizione al governo del sindaco De Mossi è stata debole e disorganizzata, con uno scarso rapporto tra Gruppo consiliare e partito che rendesse evidente alla città le critiche all’operato della Giunta e chiare le nostre proposte alternative, senza costruire un rapporto con le altre forze di opposizione presenti in Consiglio. E questo nonostante un’amministrazione che ha sbagliato tutte le scelte amministrative e politiche in
città, dalle più importanti alle meno significative, con il risultato di isolare Siena dal suo territorio ed in Toscana, di far rimanere la città estranea alle partite decisive in Italia e in Europa.

Il Pd non è riuscito a stare in campo neppure sul terreno dei contenuti e delle idee, dove un tempo era più forte degli altri, a causa di una conduzione superficiale ed impreparata. La tardiva e inconsistente costruzione programmatica partita con l’iniziativa al Santa Maria della Scala, nel 2022 (!), di cui si sono perse tracce e memoria, non è stata sufficiente a costruire e presentare alla città un programma credibile, una prospettiva, una visione convincente del futuro della città.

L’individuazione del candidato sindaco è stata tardiva e frutto dell’incapacità di assumere un’iniziativa politica autonoma da parte del gruppo dirigente, comunale e provinciale, che ha impedito una libera discussione sulle qualità e le caratteristiche delle donne e degli uomini potenzialmente candidabili, e non ha risposto alla richiesta di rinnovamento e cambiamento profondo che proveniva dalla città. Quando il Pd ha individuato la sua candidata in città si era già solidificato il lavoro e il consenso alle liste civiche di Pacciani che contano, al loro interno, molti esponenti di centrosinistra e che parlano ad un elettorato che, in buona parte, almeno a livello nazionale si riconosce nelle ragioni del centrosinistra più che in quelle del centrodestra. La candidatura di Anna Ferretti (nella foto), che ha generosamente condotto una battaglia elettorale, è stata per altro indebolita dalla volontà del Segretario di non coinvolgere tutte le anime del partito nella difficile competizione, tanto più che una di queste, peraltro una di minoranza, ha voluto più volte intestarsi la candidatura medesima.

Il Pd non ha fatto fino in fondo i conti col passato e con logiche e gruppi di potere che hanno spadroneggiato in città anche negli anni del Sindaco De Mossi. Le responsabilità, di un Pd ingessato dalle correnti, sono chiare: un partito incapace di rinnovarsi e di discutere liberamente di sé stesso e del proprio passato. È mancato il coraggio di discutere delle vicende del Monte dei Paschi, che pesano, pure nell’immaginario collettivo, come responsabilità del Pd. Dovremmo trovarlo, concluse le vicende giudiziarie dei massimi esponenti della Banca coinvolti, così sarà possibile ripercorrere la storia della Banca collocando le scelte compiute nei tempi della grande crisi finanziaria e analizzando gli errori compiuti dal management e quelli, diversi, compiuti dalla politica e delle Istituzioni. Certamente era ed è necessario dare segnali chiari e definitivi di discontinuità con quegli anni, con quelle logiche e con quelle persone.

Il Pd è stato incapace di costruire una rete di alleanze credibile. Hanno pesato certamente le difficoltà nazionali ma proprio consapevoli di questo bisognava far partire questo lavoro molti mesi prima.

Sbagliato è stato l’atteggiamento politico nei confronti delle liste civiche di Pacciani sapendo che si sarebbe comunque arrivati al ballottaggio. Con quelle liste bisognava aprire un dialogo fin dall’inizio, lanciare messaggi chiari al loro elettorato, di apertura e di ascolto e nonostante qualche provocazione era necessario restare sereni e tenere aperta la porta.

Le responsabilità politiche sono chiare e gravi sia a livello comunale che provinciale e coinvolgono tutto il gruppo dirigente del Pd, anche i nostri esponenti politici regionali e nazionali. La sconfitta di Siena è un campanello d’allarme per i Comuni che andranno al voto la prossima primavera: senza un cambiamento pronto e radicale del Pd si rischia di perdere un consenso e un radicamento di lunga data.

Analizzati per sommi capi i motivi che hanno portato alla sconfitta del centrosinistra cittadino alle ultime elezioni comunali, è doveroso indicare alcuni elementi che provino a stimolare una riflessione condivisa, all’interno in primis del soggetto politico più grande, il Pd, e successivamente in tutto il vasto campo riformista e progressista e ovviamente pure quella larga area di persone che non ha sostenuto la candidatura della destra ma ha preferito magari rifugiarsi nell’astensione, palesando comunque un disagio che non può più essere derubricato.

Molte delle cose che il Pd dovrebbe fare oggi dovevano esser fatte nella primavera 2018 allorquando risultò sconfitto il sindaco uscente Bruno Valentini. In quella fase, assieme alle dimissioni della Segreteria comunale del partito, non ci fu né una seria analisi sui perché della sconfitta né, tanto meno, un coraggioso percorso di autocritica condivisa che portasse ad un’assunzione matura di responsabilità. Elementi che, svolti nella loro interezza,
avrebbero permesso un percorso sicuramente più dolce ed esaustivo di rinnovamento in termini di energie e “risorse umane”, di metodi, di impegni ed obbiettivi.

Molte delle persone coinvolte in incarichi di direzione politica all’epoca di fatto hanno gestito pure la recente campagna elettorale e riteniamo che, confrontandosi con serenità ma pure con brutale sincerità, non si possa migliorare il lavoro del partito cittadino senza un netto cambio di classe dirigente.

Cambiare a fronte della seconda sconfitta consecutiva è necessario, ripartire è un imperativo categorico. Ripartire dalle persone. Riteniamo che nelle tre liste che hanno sostenuto la candidatura di Anna Ferretti si siano impegnate energie profondamente innovative e grandi capacità, così come singole personalità, associazioni del campo del
centrosinistra possono portare idee ed entusiasmo nella costruzione di un programma per la città.


Va stimolato, fatto crescere, un lavoro di squadra che purtroppo negli ultimi dieci anni è mancato totalmente. Occorre rilanciare il tema giovanile nel nostro campo, ci ha provato Iep! in modo più marcato, ma è indubbio che, pure a fronte della delusione per la sconfitta, recuperare velocemente chi, da generazioni più giovani, si era candidato in consiglio comunale diventa decisivo.

Occorre selezionare così una nuova classe dirigente politica a livello cittadino e provinciale, fatta crescere nel confronto e nella capacità di aggregazione. Il Pd è la forza maggiore nel centrosinistra locale e proprio al Pd spettano le più grandi responsabilità nel mettere in
campo questo lavoro, senza pretese di comando, ma come forza aggregante. Si riprendano e si rafforzino i rapporti con gli altri movimenti, con le altre organizzazioni (a partire dal mondo del volontariato e della cultura), si alimenti e favorisca una ripresa del dialogo col mondo cattolico sempre in prima linea contro le disparità sociali e la devastazione ambientale, si metta in campo un confronto con il mondo del lavoro e delle imprese. Si convochino riunioni ed iniziative su temi di governo del territorio ma pure su questioni di rilevanza generale.

Ripartire dall’abc dunque, assegnando ruoli di responsabilità a persone che abbiano capacità e credibilità, senza preoccuparsi – come purtroppo ampiamente fatto fino ad oggi – della provenienza e del passato di ognuno. Per anni le varie conventio ad excludendum hanno impoverito il dibattito e la partecipazione stessa, umiliando prima i singoli e poi il partito, che inizia ad avere difficoltà sensibili nelle iscrizioni e nella partecipazione.

Viviamo in un’epoca post globalizzata, dominata dalla post-ideologia, nella quale si vivono rischi inediti per l’umanità: la crisi climatica, la crescita smisurata della concentrazione delle ricchezze e della diffusione della povertà; alle soglie di una nuova rivoluzione tecnologica destinata a cambiare nel profondo la vita delle persone, il lavoro e l’organizzazione sociale, la visione del rapporto con il mondo e con gli altri. L’egoismo, l’individualismo sembrano
oggi i tratti dominanti nella vita quotidiana; in questo modo cresce l’indifferenza, cresce la paura, la voglia di sicurezza per sé stessi contro e indipendentemente dagli altri, e questo è terreno fertile per la destra.

Tenere insieme la lotta per l’ambiente e la lotta contro le povertà è compito di un centrosinistra moderno, per determinare le nuove condizioni di vita per l’umanità, in modo rispettoso ed inclusivo. Partire quindi da Siena e dai comuni della sua provincia (che andranno al voto nel 2024) con l’ambizione di riuscire ad avviare un processo politico programmatico – di cui il Pd è animatore e tutto il centrosinistra diventa attore protagonista – è arricchire tutta la società, attirando attenzione, impegno e consenso.

Questa scelta, lungimirante, non dovrà essere sostitutiva di una ripresa di attività del Pd. Il Pd è un partito e non un “marchio”, non può ridursi a mero comitato elettorale chiamato a riunirsi per gli appuntamenti di rinnovo istituzionale, non può ridursi ad un insieme di gruppi autoreferenziali legati da patti di potere. Il Pd deve essere luogo di aggregazione, recuperare una funzione di analisi costante, stimolo e di pungolo nei confronti dei propri eletti e nei confronti della propria classe dirigente; così diventa di nuovo protagonista nella
società.

La formazione di una nuova classe dirigente è necessaria per offrire al nostro territorio un futuro degno di un passato che ha portato Siena e la sua provincia su standard elevatissimi in termini di qualità della vita. Abbiamo avvertito come un dovere svolgere queste riflessioni ed elaborare questa proposta che avanziamo a tutta l’area del centrosinistra senese, dal mondo cattolico a quello progressista, da quello riformista a quello ambientalista. Lo dobbiamo alle generazioni future poiché riteniamo che il modello proposto dal becerume e dal populismo della destra sia negativo per il Paese. Lo dobbiamo poi, non è di secondaria importanza, a tutte le Persone che nel corso del tempo si sono battute per l’attuazione e la salvaguardia della Costituzione repubblicana, spendendo tanti anni in
impegno politico, culturale e civile.

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