Il Pd senese dopo la vittoria della signora Fabio

Lo storico “Gruppino del fiore” nella DC, nel PPI e ne “La Margherita” non è mai stato una corrente per fini di potere, bensì luogo permanente di formazione cattolico-democratIca, di cultura e passione politica, di servizio alla Comunità, di esempio civile. Amministratori forgiati e cresciuti soprattutto negli Enti Locali, mai hanno abbandonato questi valori. Anni e anni d’ impegno coerente, specialmente rivolto ai più giovani poi transitati fin dalla fondazione, o transitandi, nel nascente Partito Democratico- Una nuova prospettiva di speranza, oggi largamente delusa.

Fin dai tempi dell’Ulivo avevamo abbracciato il sogno di un rimescolamento di forze maturate nel cammino democratico della Repubblica, fondata sulla Costituzione e nata dalla Resistenza: cattolici, comunisti, socialisti, liberaldemocratici pronti – ex e nuovi – a navigare in un mare aperto, quello delle libertà e del progresso civile; delle solidarietà economico-sociali, della sussidiarietà istituzionale. Lo Stato, insomma, delle Autonomie disegnato dai Padri Costituenti.

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Questo sogno di speranza e di ideali, nel giro di poco tempo, è stato pressoché seccato. Delusi, ma non rassegnati, pronti a lottare nella società e nel partito, altro non ci restava da fare che la testimonianza di comportamenti e d’idee, di esempio e di impegno formativo, vista la chiusura a riccio del Gruppo dirigente del nuovo partito costruito a freddo, con ogni accortezza paracongressuale fatta di vecchi trucchi nel tesseramento e, poi, nel votificio congressuale, di fatto senza dibattito nei Circoli. Fu un pateracchio di potere tra la peggiore truppa della DC senese e del PCI.

Senza fare nomi, il concetto è chiaro e ormai storicamente assodato. Questo pateracchio ha politicamente ‘avallato’ i peggiori atti esterni di attacco al peso finanziario e agli interessi di Siena. Ma non solo per la tragedia del Monte dei Paschi che ,adesso, con i sacrifici del Personale e dello Stato, si avvia a rinascere e spero possa rimanere integro e autonomo al momento dell’obbligatoria uscita del Tesoro dalla compagine azionaria.

L’opinione pubblica senese difficilmente dimentica fatti e disastri recenti come pure i fallimenti nella grandeur di Ampugnano, del Siena Calcio, della Mens Sana. Emblematica fotografia dello strapotere intrigante intrecciato da quella che era ormai una lobby politico-bancaria fu peraltro il licenziamento in tronco, nell’arco di poche ore, del Direttore de ”La Nazione” Mario Tedeschini per un articolo pubblicato sulla cronaca di Siena relativo “allo scontro tra la fondazione MPS presieduta da Gabriello Mancini e il Sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, per il ritardo dei finanziamenti al Comune”(cfr. Corriere della Sera – 19.04.2012).

Dall’ago al milione, i Senesi non hanno dimenticato e non concedono perdono a chi non sa chiedere scusa neanche per l’Enoteca; non dimenticano una “storia” ancora fresca di scelte e di persone che, con i loro “yesmen”, credono di aver relegato tutto nel dimenticatoio, sic et simpliciter.

Certuni, anche oggi, anziché saper chiedere scusa nel vero cambiamento, osano ergersi addirittura a difensori della polis da altri tradita, mentre i cittadini tacciono rassegnati, o opportunisti, ma poi votano. E così, nel 2018, al Comune di Siena è arrivato – infatti – De Mossi con il centrodestra. Mentre certi corresponsabili anche a destra di greppie, vantaggi e disastri pesano ancora sulla scena. Taluni, con feticci associativi, fanno addirittura prediche… alla luna, mentre loro creature hanno addirittura cambiato casacca più volte.

Il segretario dimissionario Roncucci lancia nel 2020 “Idee per il futuro” con l’onorevole Susanna Cenni, il ministro Speranza, il governatore Giani e l’assessore regionale Bezzini

Altri vanno più per il sottile e, fingendosi fuori dal mestolo dei partiti, ne guidano ancora le quadriglie, nella sostanza. Tutto questo è ancora in mente all’elettorato e, per quanto riguarda il PD, mentre la destra spesso corresponsabile, è riuscita a presentassi di nuovo vergine, riuscendo a scaricare addirittura De Mossi e ad imbiancare i suoi cinque anni di non governo della città. Chapeau! Amaro chapeau.

Non è vero, dunque, che il PD senese ha fatto autentica, necessaria e innovatrice autocritica nei comportamenti e nei personaggi. Con crudo realismo vi si può riconoscere solo un’unità formale ricomposta e ogni volta mostrata nell’imminenza di scadenze elettorali.

Senza andare tanto lontano, fanno testo due scadenze ‘contemporanee’…

4 marzo 2018, rinnovo del Parlamento e del Consiglio Comunale di Siena. Il PD è ormai strutturalmente al minimo: non ha più impiegati, fondi, sedi, ma occupa ancora saldamente i centri di potere. Dai Comuni alla Provincia, Camera di Commercio, Fondazione MPS, Ospedale, comanda nei numerosi Enti di secondo livello; ha ancora l’appoggio del Sindacato CGIL, di CNA, Confcommercio, di ARCI e UISP, suoi uomini guidano importanti servizi nei trasporti, mense, rifiuti, gas, acqua. Sono molte centinaia i lavoratori occupati, in massima parte iscritti al partito. Un radicale mea culpa avrebbe dovuto mostrare agli elettori autentico cambiamento. Invece il volto e l’anima del partito si sono sempre mostrati, in malcelata e sostanziale continuità quelli del passato, tramite fedeli emuli di maldestri registi di quel pateracchio di potere pattuito con cinica freddezza alla vigilia fondativa del 14 ottobre 2007 e continuato spavaldamente negli anni seguenti. Tutto sotto il controllo di un ristretto gruppo dirigente legato ad impresentabili ispiratori.

Quanto precede serve a comprendere anche gli errori della campagna elettorale Amministrativa nel capoluogo appena conclusa con un’altra bruciante sconfitta.

Premetto: all’ultimo congresso comunale, illusi di poter cambiare musica, concorremmo alla formazione di una lista capeggiata da Simone Petricci che, in chiara autonomia, appoggiasse il Segretario Massimo Roncucci, il quale si era mostrato abbastanza distaccato da vecchi legami che – diceva – lo attaccavano di brutto. Ed, inoltre, stiamo caldi sostenitori e molto seguaci del Segretario Enrico Letta, ragione in più del nostro appoggio. Caduto Letta, prima ancora dell’elezione di Elly Schlein, il  Partito ci è sembrato ben sensibile al “richiamo della foresta”, ovvero ai legami di un tempo in Federazione PCI, in Provincia, al TRA-IN etc.

Siccome dopo l’uscita del gruppo “Confronti” di Alberto Monaci dal PD comunale, noi siamo rimasti gli unici a dichiarare e testimoniare ufficialmente la nostra matrice cattolico-democratica, a nome di questa insopprimibile ispirazione, ho ripetutamente manifestato la nostra contrarietà a proporre quali candidati a Sindaco di Siena persone già impegnate in compiti di amministrazione esecutiva in Comune.

Molto meglio un volto nuovo, “acqua e sapone”, che magari avesse alle spalle anni d’esperienza nella minoranza consiliare PD. Fatto anche nome e cognome della possibile Candidata, o di un Consigliere uscente, Roncucci non ha potuto, o non ha voluto, prendere in considerazione la proposta.

E, quando all’Assemblea Comunale decisiva – che registrò il via libera al varo della Direzione tenuta bloccata per lunghi mesi dalla mancata designazione dei sei rappresentanti della lista congressuale Mazzarelli-Vigni e, stante l’improvvisa e totale presenza di suoi componenti l’Assemblea molto spesso assenti, fu varata la candidatura a Sindaco della ex Assessore ai Servizi Sociali, Sig.ra Anna Ferretti, la decisione determinò la nostra silenziosa e preoccupata presa d’atto.

Del resto, fin dalla presentazione pubblica, fu ben chiara la regia della solitaria preparazione di candidatura perseguita dal Roncucci. Dobbiamo essere grati a Simone Vigni se, in piena campagna elettorale, ha rivelato pubblicamente luogo e giorno di un accordo riservato, che dimostrò a tutta Siena chi ancora comanda nel Pd locale. E qui osservo appena che, vissuto il suo tempo, ogni Amministratore, ogni Dirigente di partito dovrebbe correttamente decidere di farsi da parte.

Il pieghevole elettorale di Fiorenzani alle elezioni 2011

La nostra partecipazione alla campagna elettorale è stata disciplinata e presente in piazza, nei Circoli e nel libero sostegno al voto. Ora ci sentiamo, pertanto in diritto di reclamare un totale rinnovamento di Persone e di modo di fare politica. Un cambiamento che ci veda vicini ai Senesi nei loro veri problemi, con persone credibili e di provata capacità dirigenziale e politica. E concludo con un esempio calzante…

Se, nella fortunata era del PNRR, anziché ignorare un grave e incombente problema come quello della sicurezza e della qualità idrica di Siena e di altri 24 Comuni, messa a rischio dal colpevole, silenzioso e non conosciuto accerchiamento di Siena che, forse, potrà avere l’acqua di Montedoglio solo nel 2030…

Se va bene e da Monteroni d’Arbia, il PD avesse unito tutte le sue forze per non subire le scelte di Regione, di AIT e Fiora e avesse dimostrato agli Elettori che per noi prima dell’interesse di partito, o di personaggi presunti vicini, viene quello della Popolazione…

… Non avremmo dovuto registrare un divario al ballottaggio di mille voti meno della Sig.ra Fabio, ovvero molti di più di quelli coi quali perdemmo nel 2018. Ed è davvero una magra consolazione affermare che mal voluto…

Auguro al PD senese di saper promuovere un vero cambiamento, altrimenti non c’ è futuro.

Pier Paolo Fiorenzani

(Le foto utilizzate sono foto pubbliche di facebook)

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