Il pensiero è l’informazione nella Siena di oggi

Essere chiamato “ragionatore d’altri tempi”: che dire? La risposta di Ivano Zeppi

Mi è capitato di leggere un interessante scambio – tra il Direttore e Paolo Benini – su queste pagine di SienaPost. Una riflessione acuta sulla percezione dell’informazione e sulla sua presunta partigianeria.

In quel dialogo, è emersa una definizione che mi riguardava e mi ha fatto sorridere e al contempo riflettere: “Ragionatore. D’altri tempi”. Ecco, sì, forse è proprio così che mi sento, e forse è da questa prospettiva un po’ “fuori moda” che vorrei condividere qualche pensiero.

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Cosa significa, oggi, essere etichettato come un “ragionatore d’altri tempi”? Non credo si tratti di un semplice anacronismo o di un rifiuto del progresso. Almeno, non vorrei fosse così. Piuttosto, lo interpreto come un richiamo a un ritmo del pensiero più disteso, a una ricerca della sostanza che va oltre la superficie degli slogan e delle etichette preconfezionate.

In un’epoca di informazioni veloci e spesso frammentate, dove l’emozione sembra prevalere sulla riflessione, forse c’è ancora spazio – anzi, forse c’è un’urgente necessità – di fermarsi, di soppesare le parole, di cercare le connessioni tra gli eventi, di ascoltare davvero le diverse voci senza pregiudizi.

Ho letto le preoccupazioni espresse nell’articolo sulla tendenza a leggere solo ciò che conferma le proprie convinzioni. Devo dire che questa eco la sento forte anche io, passeggiando per le vie di Siena, ascoltando le conversazioni e soprattutto leggendo i commenti online.

Sembra quasi che si sia persa la curiosità di esplorare punti di vista differenti, la volontà di mettere in discussione le proprie certezze. Ci si trincera dietro barricate ideologiche, spesso alimentate da un flusso informativo omogeneo e autoreferenziale.

E qui, forse, si annida il cuore della questione per un “ragionatore d’altri tempi”. Non si tratta di negare le proprie idee o passioni politiche che ognuno ha, ed è giusto così. Sono il frutto di storie individuali e collettive, di processi ineliminabili.

Si tratta piuttosto di coltivare la capacità di guardare oltre il proprio steccato, di riconoscere la complessità del reale, di ammettere la possibilità che anche chi la pensa diversamente da noi possa avere delle ragioni valide, o almeno delle premesse comprensibili.

A Siena, la nostra città con la sua storia millenaria e le sue tradizioni radicate, non siamo certo immuni da questa dinamica. Anzi, forse proprio il forte senso di appartenenza e le identità ben definite possono talvolta irrigidire le posizioni. Ma è proprio in questo contesto che credo sia fondamentale recuperare quel “ragionare d’altri tempi”: un approccio che valorizzi il dialogo costruttivo, la pazienza dell’ascolto, la ricerca di un terreno comune al di là delle divisioni.

Non ho la presunzione di avere risposte semplici a problemi complessi. Ma credo fermamente nel valore di un pensiero che non si accontenta della prima impressione, che scava più a fondo, che cerca le sfumature.

Un pensiero che, forse, è un po’ più lento, ma proprio per questo più capace di cogliere la verità, o almeno una parte di essa.

Ecco, queste sono alcune riflessioni che mi suscita questo interessante spunto. Forse sono pensieri un po’ “d’altri tempi”, ma spero possano contribuire a una discussione che ritengo cruciale per la nostra comunità senese e per la società in generale.

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