Anche a Siena è un fenomeno allarmante dai risvolti economici, sociali, culturali preoccupanti e dalle soluzioni complesse
Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Simone Vigni, dirigente del Partito Democratico di Siena animatore del gruppo #controcorrente.
Negli ultimi anni, Siena al pari dell’Italia – o forse anche più – ha assistito a una progressiva scomparsa dei negozi di vicinato, e negozi storici, fenomeno che ha sollevato preoccupazioni non solo economiche, ma anche sociali e culturali.
Secondo i dati di Confesercenti, tra il 2014 e il 2024, oltre 140.000 attività commerciali al dettaglio hanno cessato l’attività nel Paese, di cui quasi 46.500 erano negozi di vicinato essenziali, come alimentari, edicole, bar e distributori di carburante. Questo trend negativo è stato particolarmente evidente nel 2024, anno in cui si è registrata una media di 169 chiusure di attività al giorno, un aumento significativo rispetto alle 139 chiusure giornaliere del 2020, anno segnato dalla pandemia da COVID-19.
La Toscana, in particolare, ha visto la chiusura di 3.645 negozi nel solo 2024, con una media di dieci chiusure al giorno, contro poco più di quattro nuove aperture. Questo ha portato alla desertificazione commerciale di oltre 200 comuni nella regione, lasciando 1,3 milioni di toscani senza accesso ai servizi di base.
Le cause di questa crisi sono molteplici e interconnesse. L’ascesa dell’e-commerce ha rivoluzionato le abitudini di consumo, offrendo comodità e prezzi competitivi che i piccoli commercianti spesso non possono eguagliare. A ciò si aggiunge la concorrenza dei grandi centri commerciali e della grande distribuzione organizzata, che attraggono una vasta clientela grazie a una vasta gamma di prodotti e promozioni. Inoltre, l’aumento dei costi operativi, tra cui affitti e bollette, ha reso sempre più difficile per i piccoli negozi mantenere la redditivà.
Le conseguenze di questa tendenza vanno oltre la semplice perdita economica. La chiusura dei negozi di vicinato contribuisce allo spopolamento dei piccoli centri e impoverisce la vita sociale delle comunità locali. Nelle città storiche come Siena diventa altrettanto deflagrante.
Inoltre, la scomparsa di queste attività può influire negativamente sul valore degli immobili circostanti, con una diminuzione stimata fino al 15%.
Per affrontare questa crisi, sono state avanzate diverse proposte. Confesercenti ha sottolineato la necessità di passare dalla “rottamazione” del commercio alla rigenerazione delle economie urbane, promuovendo politiche che incentivino l’apertura di nuove attività e sostengano quelle esistenti. Inoltre, è fondamentale ridurre le distorsioni nella concorrenza tra giganti del web e imprese di vicinato, garantendo un equilibrio più equo nel mercato.
A livello internazionale, la cosiddetta “Retail Apocalypse” ha visto la chiusura massiccia di negozi fisici in tutto il mondo, evidenziando la necessità di ripensare il ruolo del commercio tradizionale nell’era digitale.
In questo contesto, l’Italia può trarre ispirazione da iniziative estere che mirano a integrare l’innovazione tecnologica con la tradizione del commercio locale, creando sinergie che valorizzino le peculiarità dei negozi di vicinato.
Se la desertificazione commerciale rappresenta una sfida significativa per molte comunità, tuttavia, esistono esempi concreti di iniziative volte a contrastare questo fenomeno, trasformando la semplice denuncia in azioni efficaci.
In Italia, diverse città hanno avviato progetti innovativi per la rigenerazione urbana, mirati a rivitalizzare il tessuto locale. Questi progetti si concentrano su nuovi modi di promuovere lo sviluppo locale e l’uso delle risorse territoriali e culturali. Ad esempio, alcune Camere di Commercio hanno segnalato iniziative che evidenziano una tensione progettuale e realizzativa concentrata su nuovi modi di promuovere lo sviluppo locale, l’uso (e il riuso) delle risorse territoriali e culturali.
Un’altra strategia adottata è la creazione dei “Distretti del Commercio”, che aggregano attori chiave del territorio, tra cui enti locali, associazioni e imprese, con l’obiettivo di sviluppare strategie condivise per il benessere delle comunità locali. Questi distretti si pongono obiettivi specifici legati a una visione di cambiamento e si dotano di un budget annuale per supportare azioni di base, promuovendo la partecipazione della cittadinanza.

A livello europeo, è stata proposta l’istituzione di una “Capitale Europea del Commercio di Prossimità” (CECP), un titolo itinerante tra le principali città commerciali europee. L’obiettivo è valorizzare il commercio locale e promuovere politiche urbane che migliorino l’ambiente e la vita dei cittadini, favorendo lo sviluppo delle economie locali.
In Toscana, Confesercenti ha avanzato tre proposte per combattere la desertificazione commerciale: agevolazioni fiscali per piccoli esercizi commerciali e nuove imprese, poteri speciali ai Sindaci per contrastare la desertificazione commerciale e creazione di un fondo per la rigenerazione urbana finanziato attraverso la tassazione sulle vendite dei giganti del web. Queste misure mirano a sostenere le attività commerciali locali e a preservare la vivibilità delle città.
A Siena valutare tutte queste iniziative sarebbe davvero urgente. Qualunque osservatore può verificare passeggiando per la città il livello di incuria, abbandono se non vero e proprio degrado.
Passare dalla denuncia della desertificazione commerciale all’implementazione di iniziative concrete richiede la collaborazione tra istituzioni, associazioni di categoria, cittadini e comunità locali.
Attraverso progetti di rigenerazione urbana, la creazione di distretti del commercio e politiche fiscali mirate, è possibile rivitalizzare il tessuto commerciale delle nostre città, garantendo servizi essenziali e rafforzando il senso di comunità.