A breve pubblicheremo una sua “non intervista” sul Biotecnopolo e quello gli sta intorno
Nipote di uno scienziato, padre di uno scienziato, scienziato egli stesso. Il professor Paolo Neri, classe ’37, è sorretto ancor oggi dal suo intelletto, dalle sue curiosità, dalle sue passioni. Ci parla non tanto come dotto, ma come senese.
L’inguaribile amore per una città. “Sempre autentica – cita Andrea Muzzi, amico scomparso – che tutto ciò che fa, lo fa a modo proprio. Siamo piccini, ma di sicuro siamo una civiltà”.
Queste righe anticipano di poco una “non intervista video” che il prof. Neri ci ha cortesemente regalato. “Non intervista” nel senso che non abbiamo voluto mettere intervalli alla sua narrazione, quindi abbiamo solo indicato delle parole chiave – biotecnopolo, parco scientifico, Sclavo etc – e abbiamo ascoltato a quali ragionamenti portavano.
L’esito è che ci sono differenze sostanziali con la narrazione ufficiale… Su Rappuoli e le monoclonali, sui soldi del Biotecnopolo, sull’impatto sociopolitico dei vaccini…
Come noi, ritiene che gli anni di allarme pandemia da poco conclusi, siano stati caratterizzati da una cattiva informazione. Troppi hanno affermato come verità assolute i concetti della comunicazione ufficiale ed i pochi dissenzienti – sia in ambito informativo che scientifico – non sono stati messi in buona luce, né successivamente riabilitati.
Il professor Neri scrive libri. Ci regala “Achille Sclavo, una biografia familiare” e la “Guerra dei vaccini: cosa può insegnare la vicenda di Albert B. Sabin”, quest’ultimo inizio della feconda collaborazione con Paolo Leoncini, tuttora in corso. In essi numerosi spaccati di passato prossimo e remoto, oltre le vestigia di personaggi unici, forse irripetibili. Tommaso Pendola, Guido Chigi Saracini che volle render Siena capitale di una cultura e ci riuscì, suo nonno Achille Sclavo. “I senesi erano visionari – ci dice -: fare i servi sciocchi e rintanarsi nel piccino non è degno di Siena”.
Ed invece in questo suo spezzone di esistenza comportamenti da “mangiatori di merendine” ce ne sono eccome…
Il professor Rappuoli. “Chi se lo immaginava che si intendesse di monoclonali? A Siena se ne parla dagli anni ’70. Gli altissimi costi – anche duemila euro a dose – sono stati sempre un blocco”.
I soldi del Biotecnopolo. “Sviluppare un farmaco ha costi spaventosi. Centinaia di milioni possono essere anche insufficienti, quindi quale significato ha rendersi partecipi se il dibattito su come si spendono non è mai stato affrontato?”
Centro di lotta contro le pandemie. “Che significati ha parlarne se non c’è la volontà di capire come è nato il Covid? E’ una sorta di peste nera che tornerà ricorrente o, come propendo, un errore di laboratorio a Wuhan?”
Per sua ammissione tutto nasce da quel podere di Torre Fiorentina prima affittato e poi acquistato dal nonno per allocare quella produzione di sieri che è diventata Sclavo. “Non solo scienziati, ma anche maestranze per ogni tipologia. Era un Politecnico e non ce ne rendevamo conto. Anche oggi tante ricerche muoiono perché non sono seguite da uno sviluppo adeguato. E’ il collo di bottiglia cui moltissimi non pensano. Alla Sclavo assistemmo a un’esperienza che merita di esser ricordata più per i valori imprenditoriali che quelli scientifici. Costruire futuro seminando uomini”.
Prima di concordare che parleremo ancora – ma di Palio – arriva la volta della parola-chiave “Parco Scientifico”. Ne fu lui, il professor Paolo Neri, il principale fautore. Doveva sorgere, correttamente, vicino l’ospedale in un terreno, il famoso lotto del fosso Acquaviva, oggi teatro di aste e aspre contese, che il proprietario avrebbe addirittura regalato.
Il parco Scientifico probabilmente sarebbe equiparabile al Biotecnopolo di oggi; fra le molte funzioni ne aveva una di strategia di sicurezza e resilienza in quanto avrebbe rappresentato un corpo centrale che l’eventuale desistenza della multinazionale di turno, orientatasi a delocalizzare, non avrebbe penalizzato.
Quella Siena odiava i gigantismi e l’articolo “A piedi nudi nel parco” di uno dei giornalisti tuttora più prestigiosi della città dichiarò chiusa la visione che più tardi portò alla costruzione di un Palazzo, la Tls, che anni dopo ha cercato in un continuum perpetuo la realizzazione dell’idea “Parco” tramite un altro compound, stavolta chiamato distretto.
Pregustando fin d’ora quello che ci dirà il professore in tema di cavalli da Palio, attendiamo anche il video su questa nostra parentesi di bioscienza. Non ha note forti, se per forte non si vuol far sembrare una diversa interpretazione dei fatti vissuti.
“Perché fare il centro anti pandemico se non c’è la volontà di capire com’è nato il Covid…?”
I dubbi si stanno insinuando ai piani alti, ma quello che per me è più positivo è che siano emersi anche a te
Ciao Rugani…