La tempesta del 17 ottobre porta a galla le magagne della città

Siena riprenda il percorso della sostenibilità, per risolvere le emergenti presenti e orientarsi verso un futuro migliore

La tempesta è stata violenta, intensa, di dimensioni forse mai viste prima. Non ne ricordiamo una uguale per intensità e quanti di acqua piovuta. Per questo quella di giovedì 17 (e meno male con non era Venerdì) sarà ricordata a lungo come la sera della grande tempesta d’acqua su Siena e dintorni.

I danni alle attività economiche, alle famiglie, alle infrastrutture sono ancora da contabilizzare bene. Il dato confortante è che subito è scattato il lavoro di tutti gli enti preposti, dei titolari delle attività e di tanti cittadini e volontari nei diversi punti della città (Massetana, San Miniato in particolare) ove maggiori sono stati i danneggiamenti della grande quantità d’acqua caduta e defluita.

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Speriamo che questi danni possano essere davvero contenuti e che tutto possa tornare alla normalità.

Ma bisogna anche fare tesoro di questa brutta esperienza. Questa tempesta va presa sul serio: come un avvertimento. Perché ci dice tante cose.

Ci dice che le manutenzioni dei punti di deflusso e raccolta delle acque piovane (caditoie, tombini e griglie, ma non solo!) sono essenziali e devono diventare cultura di governo e di tutta la città, cultura civica e diffusa. Insieme ad una corretta manutenzione del territorio tutto.

E già questo – insieme alla realizzazione di sistemi per conservare l’acqua in eccesso e fronteggiare le lunghe estati siccitose come quella appena trascorsa – richiama un cambio di cultura, di prospettiva e di dare priorità nella spesa pubblica e nelle scelte della comunità.

Quello si annuncia è la prima di una lunga serie di tempeste d’acqua, considerato il cambiamento climatico conclamato in corso. Anche per Siena è arrivato il momento – e siamo già in forte ritardo – di mettere in agenda, oltre ad una seria e poderosa strategia per la cura delle manutenzioni, anche una decisa svolta nella gestione del territorio orientata alla sostenibilità.

E questo investe la politica urbanistica e delle infrastrutturazioni.

I danni maggiori si sono verificato dove si è pensato, progettato e costruito il peggio che si poteva!

Serve prendere sul serio il segnale che ci viene dal cielo e dal clima per dare vita ad una pianificazione che metta al centro il bene comune e la sostenibilità; che metta in cima alla lista delle cose da fare.

La ristrutturazione di quanto questa ondata d’acqua a portato a galla ed una pianificazione complessiva del futuro, che prenda sul serio gli avvertimenti ambientali e climatici.

Dobbiamo cambiare molte cose mettendo tutta l’intelligenza disponibile al servizio di un progetto di città capace di far leva sulla consapevolezza dei propri problemi e ritardi, per proiettarsi nel futuro attraverso una visione di comunità, coesa, innovativa, intelligente.
Siena ha le risorse per farlo attingendo ai grandi giacimenti di sapienza, di tecnologie e di saper fare che sono presenti. Intelligenze e tecnologie che sono una leva strategica nella progettazione di città a prova di futuro, in grado di affrontare emergenze climatiche e sviluppo e la riqualificazione urbana.

C’è molto da fare e un cambiamento culturale prima di tutto. Dunque politico: ovvero di visione e progettazione.

Dai problemi al rilancio. Serve una Siena intelligente, capace di tornare alla politica di smart city, sostenibile e solidale, che trova la forza per risolvere le criticità presenti e costruire una nuova brillante storia.

Prendiamo sul serio anche questo campanello di allarme. Per guardare lontano.

Roberto Beligni

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