Marco Falorni, il millennial del Consiglio comunale

Il Medio Evo senese brillò di luci abbaglianti. Suggello di un percorso politico sarebbe il ritorno della popolazione in Centro

Una volta bancario, poi giornalista a tempo pieno, oggi Marco Falorni è ancora un attento osservatore della comunità senese, ocaiolo di sincera schiatta, autore di libri, cattolico e persona perbene.

Sei mandati consecutivi in consiglio comunale non sono cosa da poco. Vorremmo chiederti se hai calcolato quanti ne hai ancora davanti prima di diventare consigliere decano della municipalità senese. Lo hai fatto? E tuttavia sapendoti disposto a parlare della funzione più che del personale, ti chiediamo quali stimoli si devono avere per stare sugli scranni comunali dal 2001 al 2028?

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“La passione per la politica locale mi deriva da quella per la storia. Sento la responsabilità di dare un contributo in favore della mia città, così unica e meravigliosa. Ho particolarmente approfondito, per la mia laurea, un personaggio come Fabio Bargagli Petrucci, che è stato il maggiore amministratore senese del ‘900. La sua attività, così lucida e benefica per la città, mi ha fatto ulteriormente appassionare all’amministrazione del Comune. Credo che per fare scelte e prendere decisioni consapevoli, bisogna conoscerla a fondo la città. Se Siena la si conosce, allora la si ama, e la si serve volentieri, e non ci se ne serve, come è pure accaduto”.

Quando hai iniziato, la tua presenza era importante per dare voce a una componente cattolica, altrimenti non rappresentata. Storicamente quella del cattolico osservante in politica è una figura molto discussa, Quali sono state le tue fonti o soggetti di ispirazione?

“Ho sempre avuto come modelli ispiratori don Sturzo, De Gasperi e La Pira. Sono osservante, ma non bigotto, credo semplicemente che l’applicazione dei valori cattolici porti ad un miglioramento della società. Il cattolico dovrebbe stare il più possibile al centro. Don Carlo Guerrieri diceva che se Gesù Cristo si è fatto crocifiggere al centro, un motivo ci sarà. Purtroppo le attuali leggi elettorali costringono a dividersi. E allora non posso non notare che il ruolo dei cattolici, se a destra fatica a farsi largo, a sinistra è assolutamente ininfluente”.

Marco Falorni ha rivestito anche il ruolo di presidente del Consiglio comunale

Nel 2018 tuttavia l’alternanza ha portato le liste a te affini alla guida della città. Cosa ci puoi indicare tra le realizzazioni da allora avvenute da poter annoverare come memorabile nella vita di Siena?

“Cose positive tante, cose memorabili nessuna. Quelle doveva farle la sinistra, quando per decenni ha potuto disporre di risorse enormi. Ma visto come ha fatto le cose normali, forse è meglio che quelle memorabili proprio non ci si sia nemmeno provata”.

Intervistammo tempo fa una donna, giovane e intelligente che ci disse di aver imparato molto frequentando ambienti politici comuni anche a te, Linda Priori. Ti senti responsabilizzato a creare una nuova classe dirigente?

“La classe dirigente del centrodestra nascerà spontaneamente, se solo avrà il tempo di fare la necessaria esperienza, amministrando il Comune e non solo. Da parte mia, anche per motivi anagrafici, credo di poter fare ormai ben poco”.

Ansia di questa testata è di poter dialogare su scenari che questa città potrà vivere fra 15 o 20 anni; e anche di trovare persone che abbiano la propensione a considerare il futuro. Come giudichi questo?

“Beh, è uno dei compiti dei giornalisti corretti e obiettivi, che dovrebbero essere sempre dei cani da guardia verso il potere, e creare stimoli per la società tutta”.

Siena oggi è una città in decadenza oppure no? Per favore argomenta l’una o l’altra risposta…

“Ovviamente Siena è una città in decadenza, e non potrà non essere così per settanta generazioni, dopo lo scempio che è stato fatto nel 2007 e seguenti. Ma c’è modo e modo di decadere. Dopo il lunghissimo e incancrenito potere della sinistra, il primo mandato di centrodestra è stato, ad essere ottimisti, interlocutorio. L’attuale mandato invece, pur fra contraddizioni, inesperienze, errori veniali, comincia finalmente a caratterizzarsi come un cambiamento vero. Al centro si mette il cittadino e si cercano le realizzazioni possibili, non i sogni utopistici e gli annunci fini a se stessi. Spero, e credo, che alla fine del quinquennio la città sarà un po’ migliorata”.

Marco Falorni

Pensiamo che tu abbia con la sindaco un rapporto franco e amichevole. Ti chiediamo, come se tu lo dicessi a lei stessa, di argomentarci se la sua decisione di trattenere le deleghe per la Cultura è stata una decisione giusta o opinabile…

“Per me Nicoletta ha fatto bene a tenere la cultura, perché ha in abbondanza le competenze e la sensibilità senese per maneggiare con cura la materia. E’ chiaro, anche in questo caso, che deve partire dalla realtà ereditata, che non è entusiasmante, tuttavia ci sono i presupposti per migliorare molto, avendo azzeccato anche, fra l’altro, qualche importante nomina”.

Fisiocritici, Intronati o salotto di casa Falorni. Dove un appassionato di Siena troverebbe le soddisfazioni maggiori?

“Per i miei prossimi anni, probabilmente, nel salotto di casa. Ho aspettato per una vita di avere il tempo di approfondire diversi filoni di storia locale e non solo, ed ora spero di poter fare qualcosa, compatibilmente con il calo fisico e di energia che comincio a sentire come piuttosto importante”.

La storia dell’Antico Stato cos’è per te: un rifugio o uno stimolo innovativo?

“La storia senese è una meravigliosa fonte di ispirazione, in essa si ritrovano le vocazioni anche di parti della città, ma si trovano pure una infinità di idee e suggerimenti per sviluppare ancora oggi certi temi, che possono essere interessanti anche sul piano economico. Mi sconvolge quando alcuni parlano con disprezzo del medio evo, associato ai secoli bui. Il medio evo a Siena ha prodotto il Duomo, piazza del Campo, le basiliche di San Domenico, San Francesco e Servi, l’università, l’ospedale, il monte pio, Santa Caterina, San Bernardino, un’arte ricchissima, una civiltà giuridica eccezionale, basti pensare al costituto del 1309, una società molto solidaristica, sostenuta da una sentita fede di popolo, un sistema di governo di una democrazia sostanziale ineguagliata, e molto altro ancora. Altro che secoli bui, il medio evo ha avuto dei secoli di luce, ma di una luce abbagliante”.

Il Piano del decoro che ha insistito soprattutto sul Centro storico ha raggiunto risultati che tu definisci soddisfacenti?

“Dei risultati se ne parlerà alla fine del quinquennio. Per ora, bisogna dare atto che l’assessore competente si impegna molto e con passione, ed è sempre disponibile a recepire le segnalazioni dei cittadini, intervenendo con velocità ed efficienza”.

Di qui al 2028 qual è l’opera che ti coinvolge e la cui realizzazione ti renderebbe più orgoglioso?

“La cosa più importante sarebbe riuscire ad aumentare la popolazione senese residente, in particolare quella del centro storico. Ciò darebbe anche ulteriore vigore alle contrade, oltre a formare una fetta di popolazione particolarmente consapevole della propria identità. Per far questo bisogna riuscire a coordinare l’attività in diversi settori, per esempio, importantissimo, nel settore del traffico e della sosta. Non affronto questo argomento, perché ci vorrebbe almeno una conferenza a parte, mi limito a sperare bene”.

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