Nel derby le squadre hanno onorato parquet e pubblico. Due gestacci hanno tolto la brillantezza
“L’umiltà di chiamarsi Minors” è una delle pagine social più seguite (ed amate) dagli appassionati di palla a spicchi. Perché parla di basket vero, amatoriale, ma soprattutto perché lo fa con quel giusto mix di ironia e desiderio di celebrare quello che magari sulle cronache nazionali non va, ma che conta e come per chi, come la comunità degli amanti del basket minors, vive di piccole soddisfazioni da parquet.
Ecco perché il post de “L’umiltà di chiamarsi Minors” che richiama ai numeri extra ordinari fatti registrare nel derby di serie c di sabato sera con il Costone, ha smosso l’(in)umiltà del popolo mensanino che, fiero e voglioso di tornare su palcoscenici più consoni alla storia del Club, ha gonfiato il petto mostrando con orgoglio il proprio diffuso spirito di appartenenza, che li ha portati a seguire la squadra nonostante mille peripezie, cadute e ripartenze, con la speranza che questa sia finalmente la volta buona. Non sono mancati ovviamente i commenti dei tanti detrattori, ma quello che più conta è che il fatto che sabato sera ci fossero circa 1500 persone al PalaEstra, un numero che per quanto certamente alimentato da quasi 400 costoniani, denota come nella città del palio si continui a mangiare pane e palla a spicchi.
Noi che eravamo presenti possiamo confermarlo: è stato bellissimo. Rivedere tanta gente, tornare a vivere quell’atmosfera magica del pre-partita dei grandi appuntamenti. Anche se a conti fatti, appena prima della palla a due, si era già scoperto che il risultato del derby sarebbe poi stato abbastanza ininfluente. Perché con la sconfitta di San Vincenzo sul campo di Sancat Firenze la Note di Siena era già certa del secondo posto, mentre per assaltare il primo sarebbe servito oltre che vincere, ribaltare anche la differenza canestri di +22 Costone dell’andata. Discretamente improbabile.
Si è giocato dunque più per la “gloria” che per altro. Ma è stata partita verissima, oltre che bella da morire. Tra due squadre con valori diversi sulla carta, ma che il campo ha avvicinato in questa sfida di ritorno, rendendo lo spettacolo di ottimo livello, così come la partecipazione di un pubblico affamato di emozioni del genere.
Ha vinto la squadra più forte, il Costone. Più esperta, più profonda, più fisica, più talentuosa. Dimostrando di poter prevalere anche a domicilio di chi fa del fattore campo un mantra ricorrente. Usando le proprie armi “legali” Ondo Mengue, Banchi, Zeneli e quelle “illegali”, come Ferdinando Nasello, che sta a alla serie C come il Brunello di Montalcino alla sagra dei Tavernelli. Attenzione, non solo per quello che dicono i numeri, ma per il controllo totale che ha dimostrato di avere sulla partita nei 39 minuti di media che coach Tozzi lo ha lasciato in campo nei due derby.
La Mens Sana ha perso, ma lo ha fatto dimostrando a se stessa prima che a tutti gli altri, che se, magari, queste due squadre dovessero di nuovo incontrarsi in finale, i biancoverdi non interpreteranno il ruolo di vittima sacrificale. Pur nella consapevolezza che in una serie al meglio delle 5 vince quasi sempre il più forte. Il Costone sabato sera ha dovuto tribolare e non poco per battere la resistenza della Note di Siena, capace di rientrare in partita anche dal -12.
In una serata fatta di tanti bei gesti, tecnici e non, stonano due “gesti” fatti sul campo.
La gomitata del costoniano Terrosi a Tognazzi che gli è valsa l’antisportivo a sette secondi dalla fine sul +2 palla in mano. Un gesto che non c’entrava niente. Sia perché ha rischiato di riaprire una partita già (quasi) chiusa (a favore del Costone), sia perchè era abbastanza normale subire un fallo “sistematico” in quel frangente per interrompere il gioco e darsi, da parte menssanina, un’ultima chance. Stona a maggior ragione perché fatta da un giocatore di 35 anni. Esperto. Ma soprattutto fortunato. Perchè a conti fatti è stata la giocata che ha deciso la partita, dato che Terrosi è uscito per falli, Radchenko ha segnato entrambi i liberi al suo posto, mentre dall’altra parte Tognazzi li ha sbagliati entrambi, spegnendo di fatto l’ultima flebile fiammella di speranza della Mens Sana.
Il placcaggio di Iozzi a Banchi è invece qualcosa che attiene più alla sfera del Calcio Storico Fiorentino piuttosto che del basket. Ed in questo caso, purtroppo, la cosa non stupisce. Il numero 6 della Note di Siena non riesce a gestire questo lato, dannoso e pericoloso, del suo modo di giocare. Un fallo del genere avrebbe forse meritato il cartellino rosso e non solo la chiamata di antisportivo. Il paradosso è che è stata anche forse la giocata più dannosa della partita, perché è valsa i 5 punti al Costone che hanno dato il via al parziale che ha portato i ragazzi di coach Tozzi fino al +12 nel terzo quarto. Fortunatamente Banchi è uscito dal contatto illeso, ma onestamente avremmo fatto volentieri a meno di vedere una roba del genere in una serata così bella, anche per merito delle giocate di Iozzi. Che se giocasse soltanto a basket sarebbe anche utile alla sua squadra.
Appuntamento ai playoff? Chissà. Perché se il match-up del Costone probabilmente con Agliana appare sulla carta a pronostico chiuso, diverso è il discorso per la Mens Sana che dovrà fare i conti con San Vincenzo. Una squadra forte e tosta. Sarà dura, ma del resto sono i playoff. Come dice qualcuno… è il su’ bello!